Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati




Newsletter
Per ricevere i Santi di oggi
inserisci la tua mail:


E-Mail: [email protected]


> Home > Sezione Testimoni > Card. Giulio Bevilacqua Condividi su Facebook Twitter

Card. Giulio Bevilacqua Parroco, oratoriano

Testimoni

Isola della Scala, Verona, 14 novembre 1881 – Brescia, 6 maggio 1965


Nacque a Isola della Scala il 14 settembre 1881 da una famiglia di commercianti provenienti dalla trentina Val di Ledro. A Isola egli trascorre un'infanzia serena, educato "nelle linee severe di una famiglia tradizionale". Più tardi rievocherà quegli anni vissuti "nella campagna veronese dove cominciavano a muoversi le masse miserabili di contadini, perseguitate da una tragica povertà, colpite da pellagra e colera, costrette all'emigrazione dallo sfruttamento del capitalismo agrario". Qui frequentò le scuole elementari, ma già nel 1889 con la famiglia si trasferisce a Verona, dove frequenta il ginnasio-liceo Maffei e partecipa ai fermenti di vita cristiana e alle lotte sociali sotto la guida di mons. Manzini. Studiò all'Università di Lovanio, in Belgio, dove si laureò nel 1905 con una tesi, assolutamente nuova a quei tempi, sulla legislazione operaia in Italia. Nello stesso anno entra nell'Istituto "La Pace" dei Filippini di Brescia, città che sarà per lui come una seconda patria. Divenne sacerdote nel giugno 1908. Nel frattempo proseguiva la sua attività di apostolato tra i lavoratori e gli studenti, insegnando col Vangelo la consapevolezza dei propri diritti di uomini e di cittadini, partecipando alle associazioni degli intellettuali e dei giovani e organizzando, tra le perplessità di molti, le associazioni operaie femminili e le scuole di lavoro; una di queste fu istituita anche a Isola della Scala, tenuta dalle suore della Misericordia presso l'Asilo. Inoltre fondò un patronato studenti e si adoperò per la diffusione degli oratori con attività creative e sportive. Allo scoppio della grande guerra viene mandato al fronte, dove gli viene affidato il servizio di soccorso ai feriti nelle trincee dell'Ortigara. L'esperienza della guerra lo segnò profondamente. Ebbe a dire di essa che è "crisi di dignità, notte di miseria umana, follia e abisso di dolori, è un inferno inutile". La denuncia più categorica la riserva al fascismo: per la sua violenza e dottrina, per lo stravolgimento dei valori. Il fascismo, diceva, non è solo dittatura civile; è una forza anticristiana: come si può venire a patti con esso? Ben presto egli dovette infatti subire gli attacchi dei fascisti. Per sfuggire al confino si rifugia prima a Verona e poi in Vaticano, dove rimane dal '28 al '32. Durante questo periodo vive in casa di Mons. Montini, il futuro papa Paolo VI, con cui stringe una profonda amicizia. Nel 1929 Torna a Isola per predicare le missioni. Tornato nel '32 alla sua Congregazione, scrive articoli sulle riviste Humanitas, Studium e sulla rivista nazionale dei maestri Scuola Italiana Moderna, raccogliendo poi i suoi scritti in una serie di libri che diventano guida a laici e sacerdoti. Nel 1940, quando l'Italia entra in guerra, decide di partire come cappellano militare, per essere coi giovani che vanno a morire sui fronti. Definisce la guerra "un'apostasia da Cristo", in cui l'umanità sta salendo il suo calvario con la sua croce spaventosa. Compie più di venti missioni, raccogliendo morti e feriti su una nave ospedale. Congedato nel '43, torna alla sua Isola, ma dopo l'8 settembre deve imbarcarsi di nuovo verso Brindisi, dove s'erano rifugiati il re e il governo. Celebra una messa davanti all'alto comando e ai reali, pronunciando un commento al passo evangelico "beati coloro che piangono" che non sarà gradito dalle autorità. Alla fine della guerra può tornare a Brescia, dove la sua vita si svolge all'insegna della predicazione e della pastorale liturgica. Viene chiamato in tutta Italia, ed anche in Francia, dove conosce Jean Guitton, il solo laico autorizzato a partecipare alla prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, che lo chiamò 'uomo del tutto straordinario, una delle colonne della Chiesa e del Concilio'. Prosegue la sua instancabile opera di animazione in un quartiere periferico della sua città, dove si ferma per sedici anni preoccupandosi, come sempre, soprattutto dei più poveri. Per la sua esperienza viene chiamato a Roma nella Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II. Divenuto papa, il suo amico Montini non intende rinunciare alla sua collaborazione e, nel 1965, all'età di 84 anni, lo crea cardinale, titolo che egli accetta con umiltà, pur chiedendo di poter continuare a essere parroco fra la sua gente. Intanto il male cominciava a farsi sentire: il Venerdì santo svenne in chiesa. Il giorno di Pasqua volle celebrare l'ultima Messa ai suoi fedeli. All'abate don Antonio Ceriani disse: si ricordi di baciare per me il fonte di Isola della Scala, dove sono stato battezzato. Morì il 6 maggio 1965, mentre recitava il Salve Regina.

Autore: Filippo Bonfante





Padre Giulio Bevilacqua, ultimo di dieci figli, nasce ad Isola della Scala (Verona) il 14 settembre 1881, da Matteo, commerciante e da Oliari Carlotta. Nello stesso anno la famiglia si trasferisce a Verona, dove Giulio inizia la carriera scolastica e subito si distingue per la vivacità d'ingegno e per l'irrequietezza del carattere.
L'incontro coi Padri Filippini dell'Oratorio di Brescia, detti "Padri della Pace", è dovuto ad un buffo equivoco. Il padre Matteo pensava che l'alunnato per i chierici istituito da Padre Antonio Cottinelli fosse un normale collegio, quindi lo tolse ben presto dalla Pace. A Verona compie gli studi superiori, ma il giovane non dimentica la mite e paterna figura del maestro Padre Cottinelli e degli altri novizi.
A Verona la grande personalità di Monsignor Manzini e la sua concreta opera sociale influiscono sul giovane Bevilacqua che, terminati gli studi liceali, si reca a Lovanio dove si iscrive all’Istituto di scienze sociali, conscio dell'urgenza di tanti nuovi problemi. Qui conosce ed ha come insegnante il futuro Cardinale Desiderato Mercier, una personalità che incide sull'animo e sulla formazione del Bevilacqua. Nel 1905 si laurea in Scienze sociali, discutendo la tesi sui sindacati in Italia, tesi che viene pubblicata in Torino nel 1906 dall'Editore Bocca con il titolo: "Saggio sulla legislazione operaia in Italia".
Il Bevilacqua torna in Italia con un orientamento sacerdotale. Si presenta dai Padri Filippini di Brescia chiedendo di poter entrare a far parte della Congregazione. Viene ordinato sacerdote da S. E. Mons. Corna Pellegrini il 13 giugno 1908. La sua vita filippina lo porta in due direzioni: l'istruzione religiosa dei giovani studenti (tra i suoi ascoltatori ricordiamo G. Battista Montini, il futuro Paolo VI) e il decoro del culto liturgico. A poco a poco la gamma dei suoi interessi tocca il problema religioso come quello culturale, quello sociale come quello liturgico.
Quando l'Italia entra in guerra nel maggio 1915, padre Bevilacqua chiede di arruolarsi più volte. Gli viene negato. Il vescovo di Brescia Giacinto Gaggia lo manda a Precasaglio, piccolo paese della Valle Camonica, come parroco. Là presta l'assistenza spirituale alle truppe impiegate nella zona del Tonale-Adamello. Ma la sua missione fra i giovani esige da lui una partecipazione diretta al loro sacrificio, e ottiene di dividerne le sorti dal 1915 come Ufficiale degli Alpini.
Nella Battaglia dell'Ortigara, dal 19 al 26 giugno 1917, fu fratello e padre del suo battaglione, sempre pronto a consolare e ad incitare, dimostrando grande sprezzo del pericolo. Due medaglie al Valore militare sono il riconoscimento ufficiale. Nel 1917 la sua Compagnia viene accerchiata dagli austriaci e, dopo una lunga resistenza, fatta prigioniera. Egli viene condotto in Boemia, prima nel campo di Hart e poi nel castello di Horovice. Dopo undici mesi di prigionia, il 6 novembre 1918, Padre Bevilacqua torna a Brescia portando il ricordo di esperienze eccezionali. Scrive il libro "La luce nelle tenebre", pubblicato nel 1921 con prefazione di Padre Agostino Gemelli. Importanti punti di riferimento per i giovani sono le posizioni che Padre Giulio Bevilacqua prende nei riguardi dei due principali movimenti politici, venutisi a creare nel dopoguerra: il bolscevismo ed il fascismo.
Del primo dichiara la sostanziale debolezza interna, del secondo riconosce subito la inconciliabilità con i principi cristiani. Nel 1922 organizza a Brescia il primo Congresso Nazionale liturgico nella Chiesa della Pace, da cui prenderà le mosse tutto il movimento liturgico pastorale in Italia. Nel frattempo viene nominato Preposito della Congregazione bresciana dei preti dell'Oratorio.
Nel 1928, il giorno dell'Epifania è costretto a lasciare Brescia per sfuggire alla persecuzione dei fascisti. Arriva a Roma e trova asilo nelle casa dell'amico don Giovanni Battista Montini. Anche qui Padre Giulio comincia subito a lavorare come Segretario dell'Opera per la Propagazione della fede. E' un campo di grandissima importanza religiosa che richiede attività, erudizione e carità. A Roma partecipa ancora direttamente alle iniziative dei due movimenti F.U.C.I. e dei Laureati Cattolici collaborando alla rivista "Azione fucina" e più tardi alla rivista "Studium".
Nel 1933 può ritornare a Brescia, alla "Pace". Ricomincia così la sua opera apostolica tra i giovani contribuendo a fare dell'Oratorio bresciano uno dei più importanti centri di apostolato giovanile. Pubblica nel 1937 il suo libro "L'uomo che conosce il soffrire", frutto della rielaborazione di alcuni articoli. Scoppia le seconda guerra mondiale. Il cinquantanovenne Padre Bevilacqua parte per la guerra, consapevole di dover portare ancora una volta la propria testimonianza.
Dal 1940 lo troviamo cappellano militare in marina, prima sulla nave ospedale "Arno", poi sulla corazzata "Andrea Doria". Riceve ancora una medaglia al valor militare oltre a nuovi entusiasmi e nuove amicizie. Negli anni fra il 1944 e 1945 a Roma ritrova l'amicizia di Mons. Giovanni Battista Montini, ormai Sostituto della Segreteria di Stato di Pio XII. Ritornato a Brescia nel 1945 viene nuovamente chiamato a ricoprire la carica di Preposito della Pace e qui riorganizza le attività educative dell'Oratorio filippino.
Nel 1946, con altri studiosi, fonda una delle più impegnate riviste culturali del tempo: "Humanitas". Rielaborando poi alcuni articoli pubblicati sulla rivista, nasce il libro "Equivoci, mondo moderno e Cristo". A 68 anni si trova ad essere parroco di una nascente parrocchia della periferia di Brescia. Quella di S. Antonio (una parrocchia di periferia) è una parrocchia di pionieri. La nuova chiesa, costruita su disegno dell'ing. Vittorio Montini, viene aperta al pubblico nel 1950. Qui Padre Bevilacqua ha la soddisfazione di poter vedere realizzate alcune sue idee in fatto di liturgia. La struttura edilizia del tempio ne parla: il pavimento che gradatamente declina a concentrare tutta l'attenzione sulla mensa nuda, semplice. Nel 1960 la parrocchia è corredata di scuola materna, di oratorio maschile e femminile, di campo sportivo, di salone cinematografico.
Il 22 agosto 1960 viene nominato membro della Commissione preparatoria liturgica del Concilio. Segue con costanza e con perizia i lavori della commissione e partecipa alla elaborazione, con un contributo determinante, alla Costituzione "De Sacra Liturgia" approvata il 4 dicembre del 1963. Nel 1964 viene nominato membro del "Consilium ad exeauendam Constitutionem Liturgicam".
Durante il Concilio stringe amicizia con Jean Guitton ed ha la gioia di vedere eletto al soglio pontificio il suo amico Card. G. B. Montini, a lui tanto caro. Partecipa come ospite ai viaggio in Palestina con Paolo VI. Nel 1965 Paolo VI tiene il suo primo Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali e costringe Padre Bevilacqua ad accettare la porpora lasciandolo pure parroco a S. Antonio.
Il 15 febbraio 1965, nella Chiesa dei Santi Patroni Faustino e Giovita, viene consacrato Vescovo. Il 22 febbraio riceve la porpora e Paolo VI lo crea Cardinale del titolo diaconale di S. Girolamo della Carità, la chiesa dove S. Filippo Neri svolse la sua pastorale dell'Oratorio prima di trasferirsi alla Vallicella.
Poi torna ad essere il parroco di sempre, con la sua solita veste nera e con le stesse preoccupazioni. Ormai é stanco e profondamente minato dal male. Muore assistito dal suo confratello Mons. Carlo Manziana C.O., vescovo di Crema, il 6 maggio 1965 ed è sepolto nella cripta della sua amata Chiesa della Pace, dove spicca il suo stemma con il motto: "Virtus in infirmitate".


Fonte:
www.oratoriosanfilippo.org

______________________________
Aggiunto/modificato il 2009-04-16

___________________________________________
Translate this page (italian > english) with Google

Album Immagini


Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati