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Servo di Dio Fortunato Redolfi Barnabita

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Zanano-Sarezzo, Brescia, 8 novembre 1777 - Monza, 8 aprile 1850


Fortunato Redolfi nacque l'8 novembre 1777 in una benestante famiglia di Zanano, frazione di Sarezzo, figlio di un dottore in legge. Adolescente entrò nel convitto di S. Maria degli Angeli in Monza, dove si distinse nello studio e rivelò buone attitudini artistiche. Era molto religioso, frequentava la chiesa di S. Maria del Carrobiolo dove conobbe i Padri Barnabiti. Nacque in lui il desiderio di farsi religioso, ma i genitori avevano altri progetti. La Rivoluzione Francese aveva gettato odio sulla Chiesa ed era meglio aspettare tempi migliori. A diciassette anni ritornò in famiglia con grande gioia per i ragazzi del paese. Il giovane Fortunato, dopo lo studio, trovava il tempo di stare con loro, soprattutto la domenica, organizzando momenti di preghiera, ma anche di gioco, organizzando ad esempio alcuni spettacoli teatrali. A diciannove anni dovette arruolarsi e fu prima a Monza, poi a Milano e Brescia. Era serio, ma anche allegro e si rese subito simpatico ai commilitoni. Intanto gli austro-russi, approfittando della campagna d’Egitto di Napoleone, rioccuparono il lombardo-veneto abolendo la Repubblica Cisalpina. Venne sciolto l’esercito e Fortunato poté seguire il desiderio di diventare sacerdote. Nel settembre 1799 entrò nella casa madre dei Barnabiti di Milano, due anni dopo fece la professione e il 24 luglio 1802 fu ordinato sacerdote. Fu inviato come insegnante in diversi istituti della congregazione: Cremona, Monza, Bologna e Lodi. Era un bravo professore, ma soprattutto era attento al doposcuola e alle necessità educative e morali dei giovani studenti.
La vita di tutte le congregazioni religiose venne sconvolta dal decreto napoleonico del 1810 che ne stabiliva la soppressione. Padre Fortunato andò presso lo zio don Lodovico Redolfi, parroco di Adro, e iniziò un’intensa attività pastorale con la gente di campagna. Divenne padre di molte anime e predicatore ricercato. Un giorno, mentre andava a Bagolino, al passo Maniva, una raffica di vento lo fece cadere. Sentì un forte dolore alle orecchie e iniziò per lui una progressiva sordità. Aveva trentotto anni. Si dedicò così maggiormente alla predicazione e amava ritirarsi a meditare in alcuni romitaggi. Faceva abitualmente uso del cilicio. Proverbiale divenne la sua carità verso i poveri, in particolare durante la carestia del 1816-17. In paese attribuirono alle sue preghiere persino la salvezza del campanile. Durante una cerimonia si sentì in chiesa un sinistro scricchiolio e tutti si precipitarono all'aperto. Alcuni con corde, assi e puntelli attuarono rimedi provvisori mentre Padre Fortunato rientrò in chiesa a pregare. Il campanile fu salvo e tanti pensarono alla grazia. Con l’aiuto di alcuni benefattori acquistò l'antica e abbandonata chiesa di S. Anna, la restaurò, la affrescò personalmente per radunarvi i ragazzi per la catechesi e la Messa. In un cortile vicino si facevano le attività pomeridiane: disegno, giochi e canto. Diede all'oratorio un regolamento, esigeva una frequenza regolare e un’adeguata disciplina. Organizzava le feste dei santi e della Madonna e sbocciò anche qualche vocazione religiosa. Anche in Zanano nel 1817 fondò un oratorio affidandolo all'amico d’infanzia Gerolamo Archetti con cui da ragazzo già radunava i coetanei in parrocchia. Seguì la fondazione dell'oratorio di Sarezzo e poi di Gardone.
Nel 1821 l'imperatore d'Austria Francesco I concesse ai Barnabiti di ricostituirsi in Congregazione e Padre Redolfi, nel compianto generale del paese, fu tra i primi a tornare a Monza. Ricco dell'esperienza maturata, fondò un oratorio presso la chiesa di S. Maria del Carrobiolo. Fu quello che seguì per più tempo, che in soli sei mesi contò oltre duecentocinquanta ragazzi per i quali scrisse pure alcuni atti comici e due drammi. Decenni più tardi in quell’oratorio il beato Luigi Talamoni, che apparteneva ad una famiglia modesta e molto religiosa, compirà gli studi elementari, riceverà la Prima Comunione e la Cresima. In una sua lettera Padre Redolfi scrisse: “Tutte le sere, immancabilmente, io prego per la conservazione dell'oratorio, che, soprattutto se diretto da un sacerdote zelante, potrà in breve tempo cambiare l'aspetto di un paese”. Ne incoraggiò la nascita ovunque era chiamato a predicare: Legnano, Crema, Usmate, Arcore, Lissone, Desio, Brugherio, Vedano, Lesmo, Vailate.
Nella sua instancabile attività Padre Fortunato incontrò anche degli ostacoli, a causa persino di sacerdoti. Veniva accusato di abusi verso l'autorità ecclesiastica, qualcuno chiamava gli oratori “congrega di scapestrati” e sconsigliavano i giovani a frequentarli. Il servo di Dio alla calunnia rispondeva con la preghiera. Accadde anche che un giovane, allontanato dall'oratorio, sfregiò l'effigie della Madonna conservata nella vicina edicola. Il Redolfi ne fece un'altra di terracotta che ancora si conserva.
Padre Fortunato ebbe nell’umiltà il fondamento della sua vita spirituale. Confidò al suo confessore: “Lei non può credere quanta paura io abbia della superbia”. Si firmava con le sole iniziali o “Il tuo povero vecchio”. Vestì per decenni la povera stessa talare, non parlava mai della sue conoscenze letterarie e scientifiche o del francese. Era gentile e caritatevole, la sordità e un progressivo abbassamento della vista non turbarono il suo spirito e quando sentì avvicinarsi la morte, vi si preparò nella preghiera. Molti andarono a visitarlo, pregando e piangendo. Spirò l'8 aprile 1850. La salma, vegliata dai suoi giovani, fu visitata da una folla enorme. Il funerale fu un'apoteosi e qualcuno disse di aver ottenuto quel giorno delle grazie. Solenne fu anche la traslazione avvenuta nel 1883 alla chiesa del Carrobiolo, dove si trova tuttora. E' in corso la causa di beatificazione.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2009-05-10

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