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Jacques Cathelineau Martire

Testimoni

Le Pin-en-Mauges, Francia, 5 gennaio 1759 – Saint-Florent-le-Vieil, Francia, 14 luglio 1793

Nasce a Le Pin-en-Mauges, nel dipartimento del Maine-et-Loire, il 5 gennaio 1759. Studia per cinque anni presso la parrocchia di La Chapelle-du-Genêt, forse per diventare sacerdote, quindi è muratore e a diciotto anni si sposa. Ha undici figli, di cui cinque ancora vivi al momento della sua morte. Poco prima della Rivoluzione cambia attività e diventa vetturale e venditore ambulante; così entra in contatto con molte persone e acquisisce una grande influenza nella zona. Naturalmente eloquente, non aveva paura di niente e di nessuno. Con una fede molto viva, commentava a suo modo gli avvenimenti del giorno. Quando viene abolito il culto, guida più volte centinaia di parrocchiani in pellegrinaggi notturni a Saint-Laurent-de-la-Plaine e a Bellefontaine. Il 13 marzo 1793, mentre sta facendo il pane, ha la notizia della rivolta dei coscritti a Saint-Florent-le-Vieil e decide di sollevare tutta la regione contro l’empietà rivoluzionaria: riuniti attorno a sé una trentina di parenti e di amici, si lancia nella guerra e s’impadronisce del castello di Jallais e, il giorno seguente, di quello di Chemillé. Con tremila uomini si unisce a Nicolas Stofflet, e il 19 marzo insieme a lui prende Cholet, Vihiers e Chalonnes; il 23 aprile si impadronisce di Beaupréau, il 5 maggio di Thouars, il 14 maggio, a La Châtaineraie, batte il generale Chalbos, ma il 16 è battuto a Fontenay; il 23 giugno conquista Angers. Rivelatosi immediatamente il più popolare dei capi vandeani, dopo la presa di Seamur, il 9 giugno, viene eletto generalissimo dell’armata cattolica e regia. La scelta, fatta dagli stessi nobili, rendeva omaggio al suo valore e sottolineava il carattere eminentemente popolare della rivolta. Ferito a morte il 29 giugno 1793, nel corso dell’attacco a Nantes, è riportato a Saint-Florent-le-Vieil, dove spira il 14 luglio.
Oltre a Jacques Cathelineau in altre date subirono il martirio anche i generali vandieani Maurice Gigost d'Elbée, Charles de Bonchamps, Henry du Vergier di La Rochejaquelein, François-Athanase Charette de La Contrie, Louis Marie de Lescure e Antoine-Philippe de La Trémoille de Talmont.



Jacques Cathelineau nacque a Le Pin-en-Mauges, nella regione di Maine-et-Loire (Francia) il 5 gennaio 1759. Cresciuto in una famiglia di muratori e tagliapietre nella bella stagione, e di tessitori d’inverno, Jacques impara ad amare profondamente i genitori terreni e il Padre celeste, a recitare la sera il rosario durante la veglia, a non cominciare il pane fatto in casa senza segnarlo con una croce, a non passare davanti a un Crocifisso al crocevia senza salutarlo e segnarsi con rispetto. Fra il padre Jean e la madre Perrine Hudon, il fratello maggiore Jean e la sorella minore Marie-Jeanne, egli trascorre giorni felici, come in tutte le case in cui ci si ama. Ma a dodici anni deve già guadagnarsi da vivere. Il parroco di La Chapelle-du-Genêt, don Marchais, lo prende con sé: fa il cantore e il sacrestano in chiesa, lavorando anche in canonica e in giardino. È così che fede e devozione si arricchiscono. A Le Pin ritorna un giovane alto, bello, simpatico, dagli occhi chiari, con i capelli ricci e che sa parlare molto bene: compagnone qualificato nei banchetti di nozze e nelle feste campagnole, nonché cantore trascinante nella chiesa del villaggio. A diciotto anni sposa la sua vicina di casa, Louise Godin, di otto anni maggiore di lui, che gli dà undici figli, di cui, nel 1793, resteranno soltanto quattro figlie e un figlio.
Jacques diventa venditore ambulante: attraversa paesi e villaggi, fattorie ed aie offrendo pettini e saponette, filo e aghi, lana e fazzoletti di Cholet, zucchero e sale, medaglie e corone del rosario… Gioviale e servizievole, franco e leale, mentre vende commenta anche le cattive novità che circolano in giro: la Costituzione Civile del clero vuole separare vescovi e sacerdoti da Roma e imporre loro il giuramento, che a Le Pin, come a La Chapelle-du-Genêt, rifiutano. È l’ora della prova e della persecuzione. La Vandea sarà messa a ferro e fuoco, non sarà risparmiato nessuno, né infante, né anziano: qui si consumerà, spietatamente e in nome del motto della Rivoluzione francese, «Liberté, égalité, fraternité», il primo genocidio di Stato della storia.
Cathelineau moltiplica i pellegrinaggi a Notre-Dame de Charité, a Saint-Laurent-de-la-Plaine e a Notre-Dame de Bon Secours a Bellefontaine. Di notte, con la croce processionale davanti, i parrocchiani supplicano la Vergine di conservare la fede cattolica. Un suo amico, don Cantiteau, ne è testimone: «Spesso solo lui era la guida, il conduttore di centinaia di persone che lo seguivano. Già sostenuto — come pare — da qualcosa di più che umano, percorreva avanti e indietro, per quindici o diciotto volte, tre leghe, cantando e facendo in questo modo il viaggio». Jacques Cathelineau, un semplice fedele, fedele alla sua fede cattolica e alla sua coscienza davanti a Dio e davanti agli uomini. Fu soprannominato il «santo dell’Anjou». Ma  da Parigi non giungono più solamente cattive notizie, arrivano misure persecutorie. Don Cantiteau, sacerdote militante, si deve nascondere. Cathelineau lo rassicura: «State tranquillo, Signor parroco, con la mia cassa di mercanzia porterò di casa in casa la vera fede».
Spinto dal suo curato, l’Abbé Cantiteau, Jacques Cathelineau entrò, quando aveva 35 anni, nella resistenza vandeana. Il 10 marzo 1793 questo padre di famiglia, dal Credo fermo e inossidabile, lasciò la sua casa per tentare di cacciare i violenti repubblicani, dimostrando, con immenso coraggio, tutto il suo amore per l’altare e per il trono.
Prende una spada, si mette un rosario al collo, si appunta un Sacro Cuore sul petto e parte, per la causa di Dio, seguito da ventisette uomini senza fucile, con una forca e una falce in mano. Fra loro non ci sono né ufficiali, né nobili. Sono semplici contadini, il buon popolo dei Mauges, ma anche tessitori, carpentieri, calzolai… Cathelineau fa aprire la chiesa: gli uomini, che si sono tolti il cappello davanti al Crocifisso, cantano l’inno della Passione con Cathelineau che li trascina a combattere per Cristo Re.
Lo seguono ventisette giovani e marciano verso Jallais, reclutando, al loro passaggio, una folla di contadini convinti. Arrivato a Jallais (13 marzo) la trova difesa da 80 repubblicani. Lui e i suoi uomini si impossessano di un cannone e occupano la città. Anche Chemillé viene conquistata il giorno dopo: l’impresa esalta gli animi ed altre persone vanno ad accrescere le forze del “generale” Cathelineau, tanto che si giungono a contare 3.000 uomini e con l'aiuto di un altro capo vandeano, Stofflet, si presenta a Cholet, dove fu nuovamente vincitore.
Con 3000 uomini si aggiunge a Stofflet, prendendo Cholet, Vihiers e Chalonnes-sur-Loire. Occupa Beaupréau il 23 aprile e Thouars il 5 maggio. Lascia La Châtaigneraie il 14 maggio e viene sconfitto dal generale Alexis Chalbos a Fontenay il 16 maggio, ma prende la rivincita occupando Montreuil-Bellay e Saumur il 9 giugno 1793. Dopo la presa di quest'ultima città, l'insurrezione aveva preso una tale importanza che i generali monarchici credettero di poter arrivare ad un accordo con i giacobini per continuare le loro operazioni, affidando il comando ad uno solo: Cathelineau. Egli fu proclamato dall'assemblea dei capi vandeani «Generalissimo» dell'Esercito cattolico e reale. Era il 12 giugno 1793 e venne perciò accontentato il popolo contadino che costituiva la gran parte dell'esercito vandeano.
A Saumur un testimone racconta: «Tutti i vandeani, sia i capi che i soldati, portavano sul cuore uno scapolare su cui erano le lettere iniziali dei santi nomi di Gesù e di Maria, attorno a un cuore fiammeggiante. Moltissimi portavano il rosario». Dall’alto, Cathelineau arringa le truppe con la sua bella voce: «… rialzeremo gli altari e rimetteremo il re sul suo trono». Napoleone, che era un esperto di uomini e di soldati, scriverà nelle sue Memorie: «Cathelineau aveva ricevuto dalla natura le principali qualità di un capo militare: l’ispirazione a non lasciar mai riposare né i vincitori, né i vinti. Nulla avrebbe potuto fermare la marcia degli eserciti regi. La bandiera bianca avrebbe sventolato sulle torri di Notre-Dame prima che fosse possibile alle armate del Reno correre in aiuto del loro governo».
Cathelineau è stato paragonato a santa Giovanna d’Arco, sicuramente, come la pulzella d’Orleans alimentò la sua ispirazione e la sua determinazione alla fonte di Cristo: «Il primo movente che lo fece soldato», dirà don Cantiteau, «fu la sua devozione: lo zelo ardente per la gloria del suo Dio, il suo attaccamento alla fede cattolica, il desiderio di vedere la monarchia restaurata, ecco i primi e principali motivi che gli hanno fatto prendere le armi e che lo hanno reso intrepido in mezzo ai maggiori pericoli. Nella sua generosa decisione non entrarono assolutamente l’ambizione, il desiderio di fare la propria fortuna, di conquistare gloria e di farsi un nome».
Dopo aver preso Angers senza difficoltà, il 23 giugno, l'esercito cattolico e reale fu condotto alla Battaglia di Nantes, il 29 giugno. Il nuovo Generalissimo si presentò dinanzi alla città di Nantes, alla testa di 40.000 uomini. Ma in piazza Viarme un proiettile, sparato da una finestra, lo ferì mortalmente. Vedendo il loro capo gravemente ferito, i vandeani arretrarono e furono sconfitti.
Trasportato morente a Saint-Florent-le-Vieil vi morì il 14 luglio 1793. La sua salma riposa nella cappella di San Carlo a Saint-Florent-Le-Vieil. L’ultimo messaggio alla moglie fu: «Mia cara Louise, alleva i figli nel timor di Dio. Ripeti loro spesso che il loro padre, prendendo le armi, cercava solamente di salvare la religione cattolica nella quale sono stati battezzati. Offro la mia vita perché possano crescere da buoni cristiani nella pace religiosa».
Testimonierà la marchesa di Roche de la Rochejacquelein di non aver «mai visto un uomo più dolce, più modesto e migliore. Era dotato di un’intelligenza straordinaria, di un’eloquenza trascinante. I contadini l’adoravano e gli portavano un grandissimo rispetto. Da molto tempo aveva una grande fama di devozione e di temperanza, al punto che i suoi soldati lo chiamavano il Santo dell’Anjou».
I suoi figli divennero nobili dopo la Restaurazione e suo nipote, Henri de Cathelineau, combattè negli Zuavi pontifici e fu ufficiale durante la Guerra franco-prussiana del 1870.
Come Giovanna d’Arco la sua ispirazione gli veniva dall’Alto: «Dio ci ha chiesto di combattere», disse  Jacques Cathelineau, «perché non avevamo altro mezzo per affermare la nostra fede. Ma non è certo che otterremo la pace religiosa con le armi. Il sangue che si versa per Dio non è mai perso. Con quello di Cristo serve alla redenzione del mondo».


Autore:
Cristina Siccardi

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Aggiunto/modificato il 2011-03-12

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