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Don Luigi Castano Salesiano

Testimoni

Somma Lombardo, Varese, 18 maggio 1909 - 26 gennaio 2005


Nei suoi ultimi e luminosi anni, come un sole al tramonto che si immerge in un oceano di luce, la luce di Dio, mi raggiungeva, di tanto in tanto, la voce dolcissima di don Luigi Castano. Una gioia grande, ascoltarlo. Il 26 gennaio 2005, sei mesi fa, se n’è andato all’incontro con Dio, a 95 anni di età e 72 di sacerdozio. Non possiamo fare a meno di pensare che i "suoi" santi, per i quali ha fatto la sua parte per condurli alla gloria degli altari, gli siano venuti incontro per accompagnarlo al trono di Dio.
 
"Sarò Salesiano"
Era nato a Somma Lombardo (Varese) il 18 maggio 1909, da umile famiglia. Ancora ragazzo, rimane orfano dei genitori. È buono e pio e il suo parroco lo indirizza all’Oratorio salesiano di Valdocco (Torino) per i suoi studi e la formazione. Luigi vi entra il 17 settembre 1920: "Dire che mi trovai bene, a mio agio, è semplice verità. Maria Ausiliatrice mi vide ai suoi piedi e io respirai il fascino della pietà che subito mi portò alla Comunione quotidiana e alle visite frequenti in Basilica. Ricordo l’esile figura di don Albera e quella più robusta di don Rinaldi. Tutto mi faceva capire di trovarmi in una grande famiglia, anche se ero un povero e sconosciuto ragazzo. Maturava in me il proposito di restarvi per tutta la vita".
Ascoltando le avventure dei missionari salesiani, Luigi sente una spinta soave: "Sarò salesiano e missionario. Essere tutto di Dio e stare con don Bosco, guardando lontano, fu tutto per me". Decide: "Troncai il ginnasio a metà e, benedicendo don Rinaldi, con don Pedemonte, a 13 anni, partii per la Patagonia". Nel dicembre 1924, è novizio a Fortin Mercedes (Patagonia) e vi fa la prima professione nel 1925. Negli studi, si distingue per intelligenza e profitto. Intanto acquista, sul posto, le conoscenze che più tardi gli sarebbero servite per redigere importanti studi agiografici su due adolescenti delle Missioni salesiane, il Ven. Zefirino Namuncurà e la beata Laura Vicuna.
Per le sue doti eccellenti, viene mandato a frequentare Teologia in Italia, accolto in festa a Roma da don Giuseppe Cognata, direttore dell’Istituto S. Cuore. Da allora, avrà sempre per don Cognata, diventato in seguito Vescovo a Bova e fondatore delle Suore Oblate del S. Cuore, un legame di venerazione assai stretto. Il 9 luglio 1933, è ordinato sacerdote nella Basilica dell’Ausiliatrice a Torino, dal Card. Maurilio Fossati. Nell’immagine-ricordo scrive il detto di S. Paolo: "Chi mi separerà dall’amore di Cristo?", e prega: "Signore, fa di me uno strumento della tua pace e del tuo amore".
 
Per il trionfo dei santi
Si laurea in Storia ecclesiastica alla Pontificia Università Gregoriana, con una tesi sul Card. Nicolò Sfrondati, nativo di Somma Lombardo, Vescovo al Concilio di Trento e futuro Papa Gregorio XIV. Appena trentenne e già ricco di preparazione teologica, storica e spirituale, don Luigi Castano, risiedendo a Roma per circa un quarantennio, riceve prestigiosi incarichi.
Consultore per più di 30 anni della Congregazione delle Cause dei Santi, lavora con impegno ad avviare la trattazione delle "Cause" su di un piano storico oltre che giuridico, discutendo decine e decine delle medesime, tra cui quelle di Pio X e di Pio IX. Compie viaggi nel vicino Oriente, in Spagna e in Colombia per alcune "Cause" di Servi di Dio, favorito dalla perfetta conoscenza dello spagnolo e del francese.
Dal 1955, per 18 anni, è Procuratore generale della Congregazione presso la S. Sede, senza mai perdere di vista i suoi santi e beati, scrivendo numerosi libri, soprattutto: "S. Ambrogio", "Le Crociate", "Santità di don Bosco", "Il Calvario di un Vescovo, Mons. Cognata", "S. Domenico Savio", "Un grande cuore, don Luigi Variara", e ancora "Tredicenne sugli altari, Laura Vicuna". Sono soltanto alcuni titoli.
Nel frattempo, tiene regolari corsi di religione presso le scuole e un’intensa opera di direzione spirituale, da cui usciranno ottimi cristiani e numerose vocazioni alla vita religiosa. Gode della stima di illustri Prelati e degli stessi Pontefici, da Pio XII a Paolo VI. I suoi prediletti sono i poveri ai quali non fa mai mancare la sua carità. Tra le sue più grandi gioie, le canonizzazioni di S. Pio X e di S. Domenico Savio, nella primavera del 1954, e in seguito le beatificazioni di don Rua e di don Rinaldi, successori di S. Giovanni Bosco, quindi di Laura Vicuna, di Pio IX, di don Variara e di don Czartoryski.
Nel XVII capitolo generale dei Salesiani (1958), cui prende parte come Procuratore generale, compone la preghiera ufficiale a S. Domenico Savio, introducendo la dicitura "santità giovanile", molto discussa e infine approvata. Sarà come il suo fiore all’occhiello e sull’argomento scriverà nel 1989, uno dei suoi capolavori, appunto dal titolo "Santità giovanile. Criteri-Magistero-Modelli" (LDC, Torino, 1989) in cui indica da vero maestro come un ragazzo può farsi davvero santo e essere dichiarato santo dalla Chiesa. Proprio per questa sua altissima competenza, nel 1995, sarà richiesto dalla Curia metropolitana di Torino, del suo parere per avviare la Causa del giovanissimo Servo di Dio Silvio Dissegna (1967-1979) di soli 12 anni, per il quale oggi è già stata redatta la "Positio super virtutibus".
Riceve singolari consensi per la sua opera, da autorevoli e esemplari Personalità della Chiesa, tra cui P. Pio da Pietrelcina (oggi santo) che nel 1960, gli scrive: "Stia sereno! Le croci le dobbiamo avere tutti e sono tanti regali che ci vengono dati dalla bontà di Dio per essere simili al Figlio suo. Un fiume di benedizioni per lei e per chi le sta a cuore".
 
"La Croce con Cristo"
Nel 1972, è destinato cappellano delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella Casa ispettoriale di Varese. Un passaggio molto duro, dall’Urbe a una città di provincia, ma don Castano esprime il vertice della sua paternità nella guida delle anime, specialmente dei consacrati, e ancora nella redazione di biografie dei Servi di Dio, Salesiani e altri. La sua corrispondenza si fa singolarmente fitta. La sua porta è sempre aperta per accogliere chiunque. È consultato dai Vescovi e dalle Congregazioni romane. Predica ritiri e esercizi spirituali, in primo luogo a sacerdoti e religiose.
Ormai carico di anni e di meriti (e di acciacchi alla sua salute), nel 1997 è ospitato nella casa salesiana di Arese, dove offre la sua vecchiaia e la sua vita a Dio, continuando a lavorare, per quanto può, con una lucidità eccezionale, edificando tutti per il suo abbandono in Dio e la sua serenità. Nel 2003, celebra nella gioia i 70 anni di sacerdozio.
Nel Giubileo del 2000, aveva ancora pubblicato un aureo volumetto "Portare la Croce con Cristo" (LDC, Torino), in cui, mentre oggi si fugge l’immagine del Crocifisso, egli chiama ad avvicinarsi a Gesù unico Salvatore del mondo, proprio mediante il suo Sacrificio redentore.
Proprio qui sta il cuore di don Luigi Castano. La sua attività di storico e di agiografo, la sua conoscenza delle vite dei santi, lo hanno portato, dall’inizio al termine della sua lunga vita, proprio a Gesù. Rivedendo la sua esistenza, poteva scrivere: "L’inizio del mio cammino non è stato facile: ostacoli da molte parti. Maria Ausiliatrice mi aveva preso fortemente per mano e non mi abbandonò mai. La bontà misericordiosa del Padre e la constante premurosa assistenza di Maria, nelle ore e nei passaggi oscuri e difficili, spianarono sempre la via, finché il cammino si fece più soave e percorribile a lunga distanza".
Ha l’impressione che la sua vita si sia svolta nel sempre più chiaro compimento della volontà di Dio, ricercato e amato in abbandono fiducioso alla sua volontà. In lui, si sentiva così la sapienza del maestro e la tenerezza del padre, ma soprattutto l’uomo di Dio. La sua guida delicata e esigente, soave e vigorosa, richiamava in maniera singolare S. Francesco di Sales e S. Giovanni Bosco. Anche la sua predicazione era quella dell’uomo di Dio, preoccupato della salvezza delle anime.
 
Gesù solo!
Tutto in lui, proveniva dall’altare, così che può affermare con piena sincerità: "L’altare è stato il centro vitale per i miei lunghi decenni di sacerdozio. All’altare - con Gesù - le intimità più dolci della vita. È l’altare che fa il prete e gli dà il volto che deve avere tra i fratelli". "Puntualità al servizio, gravità e compostezza liturgica, sollecitudine senza fretta, devozione semplice disinvolta, contegno dignitoso e opportunità di parola, a edificazione del popolo cristiano".
Il suo ideale è l’oblazione con Cristo: "Mai solo offerente, ma anche offerta, muta ma reale, nascosta ma efficace per la santificazione di ogni giorno. Nel trionfo, quieto e elevante, dell’amore di carità". Così con piena verità, può pregare: "Mi sono sempre piegato al tuo volere, anche quando ho dovuto scegliere. Il tuo amore, Signore, mi ha guidato e sorretto. E mi è bastato anche quando la sofferenza fu grande, pungente e prolungata. Tu amavi in me, o Gesù, e davi forza alla mia debolezza".
Ed ecco il più intimo del suo cuore, come scrive alle anime che dirige, in primo luogo ai consacrati: "Programmi? Uno solo: seguire Gesù con fedeltà, con serenità, con sicurezza e pace. La sua grazia farà il resto e sarà - lo vedrai - meraviglioso. Purché il tuo occhio non si stacchi mai da Lui e dalla sua croce". Tutto deve diventare configurazione a Gesù Cristo: "Bisogna che dell’amore di Cristo tu faccia il perno insostituibile della tua vocazione e consacrazione". "Maria, non lo scordare, è parte della nostra vita spirituale, e tutto per la vita salesiana".
Infine, in una mirabile sintesi: "Gesù non dev’essere solo l’amore della tua vita, ma il segreto e il modello di ogni tua virtù cristiana e tanto più religiosa. Non si è perfetti a modo nostro: lo si è sempre e solo sullo stampo di Gesù. È Lui il punto di riferimento, il polo di attrazione, la luce che illumina, la stessa vita della nostra vita".
Chi gli è stato vicino, oggi afferma: "Il passare del tempo maturava sempre più nel suo cuore sacerdotale l’offerta della sua vita come olocausto. Il dolore e la sofferenza hanno affinato il suo spirito, rendendo gradita a Dio la sua offerta. Mentre il male fisico lo purificava, l’uniformità al volere del Signore dava luce alla sua anima, ormai pronta per il Cielo". Fino all’ultimo, la S. Messa, l’Ufficio divino e il Rosario intero ogni giorno. Accoglie l’offerta suprema in semplicità e letizia, come i santi, ripetendo: "È dono di Dio. Soffrire, tacere e offrire".
Quindi l’incontro definitivo con Dio: "Gesù! Il grande giorno da anni preparato. Grazie, grazie, grazie! Gloria eterna alla SS.ma Trinità, a Maria, a S. Giuseppe, a don Bosco e a tutto il Paradiso! Amen. Gesù: amore mio! Gesù, Vita mia!


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2009-12-27

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