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Suor Francesca Fallacara Religiosa

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1843 - 12 dicembre 1925


Francesca nacque nel 1843 a Palo del Colle e si trasferì a Triggiano dopo aver sposato un ricco triggianese, Luciano Addante. Dopo anni di matrimonio, Luciano fu colpito da una malattia che in breve tempo lo portò alla morte. Era il 1882 e Francesca soffriva terribilmente. Molti anni dopo lei stessa scrisse: “non so dire quanto mi fu amara e dolorosa la perdita del mio Luciano! Nella sua breve malattia l’assistetti con tutta quella devozione amorosa, di cui è capace una tenera moglie… Impossibile esprimere il mio dolore nel vedermi priva della persona che rispondesse con eguale amore al mio, l’unico conforto che provava era di rinchiudermi ogni giorno in quella stanza, testimone delle sue sofferenze sopportate con grande rassegnazione, e pregare per quell’anima benedetta” (Cfr F. Fallacara, appunti della mia vita, febbraio 1925).

Nell’inconsolabile dolore Francesca decise di fare dell’amore per Luciano un’offerta al Signore. “Non volendo più sapere di conforto umano, presi la decisione di consacrarmi al Signore nella Compagnia delle Figlie della Carità …” (ibidem). Allora si privò di tutti i suoi beni che aveva in casa e che “più non erano per lei”, regalò ai suoi parenti i mobili costosissimi, gli abiti, i gioielli, i corredi e “spogliata di quanto poteva servire per uso di mondo me ne partii per la comunità, felice di poter adempiere, un giorno non lontano, la volontà del mio Luciano, il quale mi ripeteva spesso nella sua malattia di non dare i beni che lasciava né ai suoi né ai miei, ma tutti ai poveri”. E tutta la vita di Francesca è stata una risposta a questo desiderio di Luciano “né ai miei, né ai tuoi, ma tutti ai poveri”. Presi i voti, suor Fallacara ritornò a Triggiano dopo quattro o cinque anni e, come lei stessa scrive, si decise “con tutta energia a esplicare quelle opere che fossero più grate al Signore e recassero sollievo a quell’anima benedetta”.

L’Ospedale

Leggiamo, quasi con tenerezza, queste parole di Suor Francesca: “… ed essendomi venuta l’ispirazione di fabbricare un ospedale per il sollievo dei poveri ammalati mi diedi all’opera dopo aver maturato il pensiero ed essere sicura che il buon Dio l’avrebbe benedetto”. Da quella “ispirazione” nasce un grande lavoro, un grande progetto … Nel settembre del 1900 fu posta la prima pietra dell’ospedale chirurgico che dieci anni dopo fu ultimato ed inaugurato. Nel suo testamento Suor Fallacara dispose: “L’ospedale si intitolerà al mio nome Francesca Fallacara ed avrà per fine la cura di ammalati che abbisognano principalmente dell’assistenza chirurgica, a qual fine sono stati fatti da me fin dal 1900, ed a diverse riprese, tutti gli impianti che la scienza suggerisce per la cura completa dei degenti” (Testamento 21 maggio 1925). Il 3 luglio 1910 il “Corriere delle Puglie” pubblica un articolo intitolato “Un miracolo della carità – una visita al Pio Istituto Chirurgico-ortopedico di Triggiano”. Il cronista, un certo dott. Lamuda, visita l’ospedale di Triggiano e riferisce: “È una sorpresa, una lieta sorpresa quella che coglie il visitatore che, dopo essersi soffermato un istante ad ammirare la svelta corretta linea architettonica della facciata dell’ospedale, vi entra e prova subito un senso di pace, di freschezza … Voci di bimbi gioconde come canto d’usignoli mi salutano. Stanno là nel cortile, attorno ad una suora che li sorveglia maternamente dieci o dodici …”. Dopo aver descritto con grande ammirazione le sale terse e linde, il candore dei mobili, dei letti, delle pareti, la perfetta illuminazione ed areazione dei locali, la modernità e praticità degli impianti, il cronista ammette “Io che pure ho dovuto per doveri professionali visitare tanti istituti sanitari ben posso assicurare che mai mi fu dato osservare tanta cura meticolosa, scevra da false economie nella costruzione e fornitura di un ospedale” (Corriere delle Puglie 3 luglio 1910, citato in “Cronache triggianesi” di Pietro Addante e Gino Pastore). È una testimonianza suggestiva che descrive bene quanto la struttura ospedaliera fosse valida e conosciuta in tutta la Puglia fin dagli inizi di questo secolo. Eppure è il titolo dell’articolo che colpisce maggiormente: “Un miracolo della carità”. Ci tornano subito in mente le parole che per volontà di Suor Fallacara furono scritte proprio sull’antica porta principale dell’ospedale: “Caritas Christi urget nos”. Ricordiamo il passo del testamento in cui Suor Fallacara scrive: “Dichiaro anzitutto che è stato sempre mio fermo proposito come altresì fermo proposito del mio marito di destinare tutti i nostri beni al sollievo dei poveri” (Testamento). E ricordiamo anche un'altra chiara disposizione della suora: “Nell'ospedale anzitutto voglio siano istituiti posti gratuiti, semi-gratuiti e a pagamento nell’intendimento che la pia istituzione possa beneficare il maggior numero di persone” (ibidem).

La Scuola

“… La casa dove morì Luciano la consacrai per l’educazione cristiana e civile della gioventù femminile” (Appunti della mia vita). Un altro “miracolo della carità”. Per volontà testamentaria la scuola fondata da Suor Fallacara fu intestata a “Luciano Addante” in memoria dell’uomo, insigne giurista, che Francesca aveva amato tanto. Suor Fallacara volle che l’Istituito avesse la “…sezione delle bambine da educare e preparare per le scuole primarie e quella delle più grandicelle per addestrarle ai lavori domestici di taglio e cucito…” (Testamento). L’Istituto fu affidato alle cure delle Suore della Carità delle quali Francesca, col nome di Suor Clotilde, fu la prima superiora. Anche per la scuola Suor Fallacara fu molto chiara: “A tale scuola voglio che siano ammesse gratuitamente ragazze povere” (Testamento). Dopo aver dichiarato la “natura confessionale cattolica” della Istituzione, afferma anche “pur tuttavia voglio che anche le figliole acattoliche possano beneficiare delle istituzioni di cui sopra …” (ibidem).

Il Ricreatorio Cattolico

Suor Fallacara pensò anche alla formazione dei giovani: “Dippiù voglio che continui l’opera del Ricretorio Cattolico dei giovani usando, come adesso, dei sottoscala dell’ospedale e della palestra attigua, sotto la direzione e dipendenza dell’Arcivescovo di Bari” (Testamento). Con la fondazione del Ricreatorio Suor Fallacara ha donato ai giovani di Triggiano non soltanto un luogo d’incontro, dei locali di cui disporre. Un documento storico, recentemente riportato alla luce dal dott. Battista, attesta, infatti, la volontà di dare al Ricreatorio Cattolico l’identità di Associazione Cattolica Giovanile. Il documento in questione è proprio lo statuto dell’Associazione, approvato dall’Arcivescovo di Bari Giulio Vaccaro il 21 maggio 1912: “Si costituisce in Triggiano l’Associazione Cattolica Giovanile del Sacro Cuore di Gesù per benemerenza della figlia di carità, Superiora Fallacara con piena ubbidienza e dipendenza dall’Arcivescovo diocesano. L’Associazione ha per fine principale l’educazione religiosa, morale, intellettuale e fisica dei suoi membri mediante la frequenza dei sacramenti, l’istruzione settimanale, la pratica della dottrina cattolica, ed i mezzi ricreativi del teatrino e della palestra ginnastica. L’Associazione a raggiungere meglio il fine, usa anche altri mezzi moderni opportuni, per esempio la diffusione della buona stampa, l’organizzazione contro la bestemmia, contro il turpiloquio, contro la pornografia ed altre simili opere”. (Statuto artt. 1-2-3). Anche gli articoli di questo Statuto ribadiscono un’attenzione particolare rivolta ai bisognosi. Leggiamo che l’Associazione interviene ai funerali dei soci e dei loro congiunti e si propone di venire in soccorso dei soci indigenti in caso di malattia (Cfr art. XI-XIV). E poi nell’ultimo articolo leggiamo: “Il presente statuto e la relativa Associazione è subordinata sempre alle norme e direttive pontificie circa l’Azione Cattolica ed in vigore dalla data dell’approvazione dell’Ordinario Diocesano” (Art. XX). A memoria d’uomo il passato dell’Azione Cattolica di Triggiano trova un forte punto di riferimento nel “Sacro Cuore di Gesù”, sede del oratorio fondato da Fallacara. Non è azzardato allora affermare che anche l’AC a Triggiano sia nata per volontà di Suor Fallacara!

Un progetto d’Amore

Francesca Fallacara morì il 12 dicembre 1925 lasciando il nostro paese più ricco, per le sue opere, per il suo ricordo e per la sua testimonianza d’amore. C’è, però, nella persona di Suor Fallacara qualcosa che colpisce ulteriormente. Avrebbe potuto dedicare la sua vita a tante piccole opere di beneficenza; avrebbe potuto, con tutti i suoi beni, intervenire in mille situazioni momentanee di bisogno, oggi non l’avremmo ricordata con minore affetto e ammirazione. L’amore opera in tante forme! Bisogna però ricordare che Suor Fallacara ha vissuto e donato amore perché questo diventasse anche progetto e costruzione per il futuro … Guardando a ciò che sarebbe avvenuto dopo la sua morte, con grande lungimiranza ha voluto affidare le sue opere a tre particolari eredi: “Nomino miei eredi universali l’Arcivescovo pro-tempore di Bari, l’Arciprete pro-tempore di Triggiano ed il Sindaco pro-tempore con la sostituzione dell’uno e dell’altro in caso di pre-morte” (testamento). Nel nominare gli eredi ha dato a questi disposizione precisa di “mantenere e di continuare le istituzioni già in esercizio” e di “assicurar(ne) la continuità in perpetuo”. In questo progetto leggiamo una promessa, espressa anche in termini giuridici, che quell’amore non sarebbe mai andato perduto. È la stessa promessa di San Paolo : “La carità non avrà mai fine” (1Cor 13,8).


Autore:
Francesco Pellecchia

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Aggiunto/modificato il 2011-02-01

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