Si è presentato con un'intervista all'Osservatore Romano in cui ha difeso la teologia della liberazione – non solo “utile” ma anche “necessaria” alla Chiesa, perché le ha permesso di riscoprire “l’opzione preferenziale per i poveri” - e ha ammesso candidamente il suo legame con il movimento dei Focolari, conosciuti mentre era a Roma a studiare teologia ed era tentato di abbandonare il sacerdozio; qualche mese dopo ha raccontato di avere in corpo 130 pallini di piombo dopo essere rimasto coinvolto in una sparatoria.
Dal suo arrivo in Vaticano all'inizio del 2011, chiamato da papa Benedetto XVI a guidare la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il brasiliano João Bráz de Aviz ha subito dato una svolta ai rapporti tra la Curia e gli oltre 900mila monaci e suore del mondo.
Si veniva dalla gestione del cardinale croato Franc Rodé, spesso sospettoso dello spirito di avanguardia e di frontiera di molti ordini religiosi di fronte alle contraddizioni della società contemporanea.
Al futuro cardinale brasiliano adesso spetta il compito di risollevare una figura – quella del religioso – che oggi sembra in crisi ancora più di quella del prete diocesano, come testimoniato dalla debolezza delle vocazioni.
Poche settimane fa, sempre in un'intervista con il giornale vaticano, ha sfidato la tradizionale gelosia dei religiosi per la loro tradizione e specificità, invitando gli ordini più ricchi di beni ma magari 'poveri' di novizi a mettere in comune le loro risorse con le nuove comunità e con quei pezzi della Chiesa ne hanno bisogno.
Autore: Alessandro Speciale
|
Fonte:
|
|
www.vaticaninsider.it
|
|
