Monsignor Dominik Duka, arcivescovo di Praga e primate della Chiesa Ceca, storico dissidente cecoclovacco, è un uomo rilevante nel cattolicesimo contemporaneo.
Originario della Boemia, il venticinquenne Jaroslav Duka entra nell’ordine domenicano con il nome Domink sull’onda della primavera di Praga del 1968, quando la rivolta spinge il fiume carsico degli ordini religiosi a uscire allo scoperto dopo la dura repressione degli anni Cinquanta. Ricevuta l’ordinazione presbiterale nel 1970, è parroco di frontiera. Il 1972 è l’anno della professione solenne, ma nel 1975 le autorità ritirano il suo permesso statale per l’officiatura, perché indossa pubblicamente la veste talare. E’ quindi disegnatore, per circa quindici anni, alle fabbriche Skoda e Plzen, agendo da religioso in clandestinità. Nel 1981 Dominik Duka viene arrestato. Nonostante la condanna a quindici anni, è scarcerato grazie al movimento Charta 77 e all’interessamento di autorità religiose e organismi internazionali.
Forte il suo rapporto con il compianto presidente Vaclav Havel, con il quale condivide la battaglia nonviolenta per la libertà e la democrazia contro l’oppressione del regime totalitario comunista. Primate cattolico in uno dei paesi meno religiosi d’Europa (59% di atei secondo il censimento 2001), monsignor Duka nel 2000 fa parte della commissione per il concordato fra lo stato ceco e la Santa Sede, approvato definitivamente nel settembre scorso. Uno dei suoi impegni è quello a favore della restituzione delle proprietà ecclesiastiche a Roma, fra cui rientra la storica cattedrale praghese dei santi Vito, Venceslao e Adalberto, al centro di un contenzioso che va avanti da più di un quindicennio.
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Fonte:
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www.vaticaninsider.it
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