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> Home > Sezione Testimoni > Suor Maria Caterina di San Benedetto (Domenica Orefici) Condividi su Facebook Twitter

Suor Maria Caterina di San Benedetto (Domenica Orefici) Religiosa

Testimoni

Montelungo di Pontremoli, Massa Carrara, 13 gennaio 1699 – Pontremoli, Massa Carrara, 18 marzo 1766

Suor Maria Caterina di San Benedetto, al secolo Domenica Orefici, fu una monaca delle Canonichesse Regolari di Sant’Agostino, vissuta nel XVIII secolo presso il monastero di Sant’Antonio Abbate a Pontremoli. Visse numerose esperienze eccezionali, come la stimmatizzazione visibile e l’allattamento mistico. Guidata spiritualmente dal canonico Giovanni Bartolomeo Mascardi, offrì continuamente la sua vita per i sofferenti e per le anime del Purgatorio. Morì a sessantasette anni il 18 marzo 1766.



A Montelungo, piccola frazione a nord di Pontremoli, nacque il 13 gennaio 1699 una bambina, figlia di Domenico Orefici e della sua seconda moglie, Maria Battaglia. Lo stesso giorno, al fonte battesimale della parrocchia di san Benedetto, ricevette i nomi di Domenica Caterina Apollonia.
Perse di entrambi i genitori all’età di dieci anni e venne allevata da suo fratello maggiore, don Gerolamo, che le diede una sommaria istruzione. Appena fu in età da marito, il sacerdote provò ad orientarla verso la vita coniugale, presentandole una proposta di matrimonio da parte di un compaesano. La fanciulla si oppose: era decisa, infatti, a consacrare la propria vita a Dio. A parte queste, si hanno poche notizie certe circa la sua infanzia, adolescenza e prima giovinezza: i biografi concordano, per la maggior parte, nel riportare eventi straordinari nella sua vita sin da quel periodo.
Altrettanto straordinaria viene presentata la sua scelta di entrare in religione fra le Canonichesse Regolari di Sant’Agostino, che dal 30 maggio 1679 abitavano il monastero di Sant’Antonio Abbate a Pontremoli. Il verbale di una riunione del Capitolo delle monache, datato 18 dicembre 1717, dichiara che Domenica era stata accolta e che sarebbe rientrata fra le converse, ma altre fonti affermano che il suo ingresso come educanda avvenne il 18 dicembre 1718. Il 18 aprile 1719, invece, venne richiesta al Vescovo di Sarzana la licenza per la Santa Professione, con la quale ricevette il nuovo nome di suor Maria Caterina di San Benedetto.
Alcuni mesi dopo, il 26 giugno, si manifestarono su di lei i segni della Passione: le cinque piaghe e la piaga della spalla. Le monache, inoltre, spesso notarono essudazioni di sangue, in particolare quando suor Caterina meditava sulle sofferenze di Gesù. Un altro fenomeno fu quello dell’allattamento da parte della Vergine Maria, riscontrato anche da un medico incaricato dal vescovo.
Fra l’agosto e il settembre 1719 venne affidata alla direzione spirituale di padre Giovanni Bartolomeo Mascardi, Canonico della Cattedrale di Sarzana, nominato confessore straordinario del monastero. Le lettere che gli inviò quando era lontano da Pontremoli permettono di approfondire la sua spiritualità; per agevolare la lettura, ne trascriviamo alcuni brani in italiano corrente.
Il 20 febbraio 1720, ad esempio, suor Caterina manifestò al direttore i segnali di una sorta di notte dello spirito, ma sapeva bene come superarla: «Allora penso al mio nulla, alle mie miserie, ai miei peccati e vedo ai piedi del mio buon Padre e mi umilio davanti a lui e gli chiedo perdono dei miei peccati e mi metto tutta nelle sue Santissime Braccia e spero nella sua gran bontà e Misericordia». Altre volte, invece, gli segnalava come si sentisse così piena di gioia nel sentirsi amata da Dio da volerlo letteralmente gridare al mondo, oppure dichiarava una “santa invidia” verso alcune anime elette di cui il canonico Mascardi le scriveva.
La clausura in cui viveva non le impediva di prestare ascolto ai bisogni di tutti, vivi e defunti: «Se potessi», scriveva il 20 luglio 1720, «prenderei su di me tutti i dolori che soffrono tutte le persone del mondo e le pene che patiscono le anime del Purgatorio; però con l’aiuto del Signore, perché senza di quello non posso fare niente». Così facendo, si inseriva pienamente nella schiera di tante donne sue contemporanee, conscie della necessità di riparare al male del mondo conformandosi a Gesù Crocifisso.
L’attenzione verso le anime purganti le venne, come racconta in una lettera del 1 maggio 1720, dopo aver avvertito l’ispirazione a partecipare a delle Messe in loro suffragio; verso mezzogiorno, le fu comunicato che un suo zio era morto schiacciato da un masso. Durante la notte, le apparve in visione proprio quel parente, in mezzo a delle fiamme, che si raccomandava alle sue preghiere.
Soprattutto nei giorni precedenti il Natale, esprimeva il suo trasporto verso il Verbo fatto carne con esclamazioni come «Bambino amorosetto», «Vita della mia anima», «Pargoletto mio amore». Verso la Vergine Maria e il suo Angelo Custode nutriva un affetto non minore, accresciuto grazie ai consigli del direttore spirituale.
Il rapporto con il Canonico s’interruppe, per volere del Vescovo coadiutore monsignor Della Torre, nel 1729, dopo aver avuto una breve pausa due anni prima. Da allora in poi, non si hanno documenti circa suor Caterina fino alla notizia della sua morte, avvenuta all’età di sessantasette anni, il 18 marzo 1766. I suoi resti mortali vennero dapprima sepolti nella chiesa del monastero, poi, a partire dal 13 ottobre 1810, nella Cattedrale di Pontremoli, Santa Maria del Popolo.

Preghiera

Dio Padre, che hai donato al tuo popolo Suor Caterina di San Benedetto, sulla quale hai fatto rivivere i dolori della passione del tuo Figlio, per mostrare nuovamente l’infinito amore che hai per ogni uomo indicando in lei la via della gioia e della libertà, donaci di vivere la Tua volontà con coraggio e sacrificio, nella certezza che “tutto quello che manda il Signore è sempre buono”.
Gesù nostro Salvatore, elargiscici quello straordinario “desiderio di amarti e di vederti amato da tutti” che aveva Suor Caterina assieme al suo coraggio che non temeva di chiederTi di farsi carico dei “dolori di tutti gli uomini e delle pene delle anime purganti”.
Spirito Santo, concedici di venerare anche in terra questa tua diletta figlia, così che possa divenire sicura guida per la gente di Lunigiana; ed, a sua imitazione, permettici di essere in grado di riconoscere e compiere la volontà di Dio ed il bene del prossimo.
Rimettendomi fiducioso al santo volere di Dio, per l’intercessione di Suor Caterina di San Benedetto, ti prego di concedermi questa particolare grazia (…).
Pater, Ave, Gloria

IMPRIMATUR
+ Eugenio Binini
Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli
A. D. 2005 dicembre


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2012-10-23

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