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Giuseppe Scotti Novizio salesiano

Testimoni

Podenzano, Piacenza, 16 marzo 1900 - 9 agosto 1925


Alto, slanciato, occhi e capelli scuri, di buona famiglia, una laurea a pieni voti in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino. Ecco Giuseppino Scotti visto dal di fuori, con gli occhi del mondo: un giovanotto di bell’aspetto, colto, intelligente, ben educato, con in mano un’ottima  professione, garanzia per il futuro. Nei panni del bravo ingegnere però, lui ci si sentiva stretto. Gli piaceva il suo lavoro, certo che gli piaceva. E gli riusciva anche bene. Non è quello il punto. Il fatto è che a lui una vita spesa tutta tra la casa e il lavoro sembrava sprecata. Non gli bastava. Voleva di più. Sapeva di poter dare di più. Dare una qualità diversa ai suoi giorni, un senso più profondo ad ogni sua azione. Visse nel mondo, ma non fu del mondo. Seppe mantenere lo sguardo alzato, fisso sui grandi ideali della fede. E anche quando sorella morte bussò alla sua porta, Giuseppino non se la prese più di tanto. Accettò con pazienza la malattia e seppe vivere il tempo della Croce come un tempo di grazia, da vero uomo di Dio.

Giuseppino Scotti era nato a Podenzano, in provincia di Piacenza il 16 marzo del 1900. Aveva un fratello maggiore, Pietro. La madre, da ragazza, avrebbe voluto consacrarsi, ma per motivi di salute non le fu possibile. Ebbe tuttavia la grazia di essere madre di due religiosi. Nel cuore infinito di Dio ogni desiderio di bene trova in qualche modo posto e realizzazione.

Con un permesso speciale del parroco, il piccolo Giuseppe fu ammesso alla Prima Comunione già nel 1908. Era felicissimo. Cominciava così tra Giuseppino e il suo Gesù, un incessante dialogo d’amore che sarebbe andato avanti per tutti i giorni della sua vita su questa terra, trasfigurando una normale esistenza in una vita di grazia. Durante gli anni della scuola, su suggerimento della mamma, Giuseppino cominciò a frequentare quotidianamente l’Eucaristia e l’Eucaristia sempre fu il centro del suo vivere. Per dare e lui e al fratello un’educazione e un’istruzione di prima classe, i genitori li mandarono a Torino a studiare dai salesiani. Nel 1915 passò al Collegio Salesiano di Alassio per frequentare il Liceo. Si distinse soprattutto per i brillanti risultati ottenuti in matematica e fisica. Nel 1917 entrò al Politecnico di Torino, mentre il fratello partiva per la trincea. Giuseppe rimase così da solo in una grande città.

In piena adolescenza, da solo, lontano dai suoi avrebbe potuto tuffarsi nel mondo godereccio dell’Università: feste, balli, teatri, incontri più e meno galanti. Ma Giuseppino non amava soffermare lo sguardo sulle cose di quaggiù, preferiva alzarlo al Cielo e così la sua vita non cambiò di una virgola: sveglia presto la mattina, Comunione quotidiana, ore e ore di studio passate tra le aule e i laboratori dell’Università, condotta semplice ed esemplare.

Come a suo tempo San Domenico Savio, anche Giuseppino voleva mantenere pura la sua vita e dichiarava di preferire la morte, ma non i peccati. Per fare ciò cercava in tutti i modi di fuggire dalle tentazioni. Intanto nel 1918 cominciò a frequentare con entusiasmo l’Azione Cattolica. Giuseppe Scotti fu un giovane profondamente impegnato non solo nell’apostolato cristiano ma anche nella vita sociale e pubblica. Non pensava a fare grandi cose, ma con la calma e con la riservatezza che gli erano proprie, seppe vivere alla grande ogni sua giornata.

Dopo un’esperienza di lavoro, comprese che il Signore lo stava chiamando nella sua vigna ed entrò tra i Salesiani di don Bosco, iniziando il suo noviziato nella casa di Foglizzo Canavese. Dopo pochi mesi di noviziato però, si ammalò gravemente e venne riportato a casa, a Podenzano. Si spense all’alba del 9 agosto 1925, delicatamente, senza sussulti: così come aveva vissuto, morì.

A quanti andarono a rendergli omaggio parve che pregasse, tanto il suo volto era sereno e luminoso, tra le mani il Rosario, il Crocifisso e una reliquia della Santa Croce. Lo coprirono con il velo bianco del suo Battesimo, un velo che nella sua impeccabile vita riuscì, con la grazia di Dio, a non sporcare.


Autore:
Gaia Corrao


Fonte:
www.isantiintasca.altervista.org

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Aggiunto/modificato il 2013-01-27

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