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Don Pablo Domínguez Prieto

Testimoni

Madrid, Spagna, 3 luglio 1966 - Monte Moncayo, Spagna, 15 febbraio 2009

Pablo Domínguez Prieto, sacerdote della Diocesi di Madrid ordinato nel 1991, ricoprì numerosi incarichi accademici. Apprezzato predicatore e conferenziere, era anche appassionato di alpinismo. Trovò la morte il 15 febbraio 2009, dopo aver scalato l’ultima vetta spagnola che gli mancava, il monte Moncayo, presso Saragozza. In sua memoria il regista spagnolo Juan Manuel Cotelo Onate ha realizzato il documentario «L’Ultima Cima», uscito in Spagna nel 2010.



Pablo Domínguez Prieto nacque a Madrid il 3 luglio 1966. Sua madre Pilar, sin da quando aspettava il primogenito Xosé, sperava che uno dei suoi figli (Pablo fu il quarto) potesse diventare sacerdote, come espresse in una preghiera scritta in quell'occasione.
Della sua infanzia si sa che a sette anni chiamava i suoi amici a recitare il Rosario con lui e che, verso gli undici anni, amava trovare dei momenti per starsene da solo col Signore. Fu probabilmente in questi colloqui a tu per tu che capì di essere chiamato al sacerdozio.
In Seminario dimostrò una maturità che crebbe con gli anni e iniziò a farsi notare per la sua brillante intelligenza. La sua formazione si svolse, tra gli anni 1984 e 1989, presso il Centro di Studi Teologici San Damaso, nella capitale spagnola. La sua ordinazione sacerdotale si svolse il 20 aprile 1991, quando aveva ventiquattro anni. In quell’occasione, qualcuno lo udì dichiarare: «Io non mi appartengo più».
Don Pablo proseguì gli studi presso il Seminario filosofico dell’Università di Münster in Germania, e, a Madrid, presso la Pontificia Università Comillas e l’Università Complutense, dove ottenne il dottorato in Filosofia. Nel 1998 iniziò ad insegnare Filosofia Sistematica al San Damaso, che due anni prima era diventato Facoltà Teologica. Il suo insegnamento, profondo e chiaro al tempo stesso, era apprezzatissimo non solo dagli studenti, ma anche da coloro che richiesero la sua collaborazione per numerose riviste del settore, quali «Communio» (dal 1992 al 2004) e la «Revista Española de Teología» (dal febbraio 2000), nonché dalle università dove fu chiamato come professore invitato.
Nel 2003 venne nominato Decano della Facoltà Teologica e, cinque anni dopo, il cardinal Antonio María Rouco Valera, Arcivescovo di Madrid, lo elesse suo delegato, sempre per la Facoltà, grazie alla sua competenza soprattutto nei campi della Logica e della Filosofia della Scienza.
Quanto agli incarichi pastorali, fu vicario parrocchiale presso la parrocchia di Nuestra Señora del Templo a San Fernando de Henares, nonché cappellano della facoltà di Filosofia della Complutense e di altri collegi. Per alcuni anni fu membro della Società della Santa Croce, ma, anche quando ne uscì, mantenne rapporti cordiali con l’Opus Dei.
Al di là degli impegni accademici, cercava di vivere quello che insegnava nella propria vita, sempre grato al Signore per essere stato chiamato da lui. Quando, in una trasmissione radiofonica, gli venne chiesto di elencare in base all’importanza le sue caratteristiche tra sacerdote, teologo e filosofo, don Pablo rispose: «Sacerdote, sacerdote, sacerdote».
Così scriveva nel suo diario spirituale il 5 aprile 2007, Giovedì Santo: «Amatissimo Signore, posto sotto l’intercessione della Santissima Vergine Maria, chiedo l’aiuto dello Spirito Santo, e mi raccomando alle preghiere della Chiesa, affinché in ogni momento e circostanza io mi mostri come Sacerdote e solo Sacerdote. Morire piuttosto che offenderti! Preferisco la morte corporale alla morte del peccato. Grazie, Dio mio, per il Dono del Perdono, grazie per il Dono del Sacerdozio! Grazie perché mi rendi strumento del tuo perdono fra gli uomini».
Non si negava mai a coloro che richiedevano il suo intervento come predicatore di ritiri ed esercizi spirituali. Quando poteva, però, si staccava dal mondo, affrontando la scalata di numerose vette, in Spagna e nel resto d’Europa, ma anche in America e in Asia. Una volta arrivato al culmine della scalata, celebrava la Messa, perlopiù da solo, ma consapevole di trarre la sua forza nel Dio che ogni giorno gli scendeva tra le mani.
Verso i primi giorni di febbraio 2009 era stato invitato a tenere un corso di Esercizi Spirituali presso il convento delle monache cistercensi di Tulebras, in Navarra. Prima di tornare a Madrid, però, era intenzionato a partire, insieme ad un gruppo di amici, per scalare l’unica vetta che gli mancava del Sistema Iberico, una catena montuosa tra le regioni spagnole di Aragona e Castiglia. Gli unici a compiere la scalata per intero furono lui e Sara de Jesús Gómez, medico, professoressa dell’Università Francisco de Vitoria e consacrata laica del Movimento Regnum Christi. Appena arrivato, don Pablo telefonò ai suoi familiari: «Sono arrivato in cima», disse entusiasta.
Domenica 15 febbraio, purtroppo, don Pablo e Sara vennero ritrovati senza vita. La causa del decesso fu dichiarata essere un trauma cranio-encefalico seguito a uno shock post-traumatico, causato da svariati colpi che i due ricevettero probabilmente scivolando lungo un pendio ghiacciato.
I solenni funerali del sacerdote si svolsero nella Cattedrale di Santa María la Real de la Almudena a Madrid, alla presenza di ventisei vescovi e di circa tremila fedeli. Nell’omelia, il cardinal Rouco ricordò come «anche lui fu chiamato dal Signore, l’amore della sua vita, gli dedicò i suoi affetti, le sue energie, la sua intelligenza, i suoi lavori e le sue fatiche al servizio della Chiesa. Anche lui, a imitazione del Maestro diffuse il buon odore di Cristo, nello studio e nell’insegnamento, nella dedizione ai giovani, nell’attenzione spirituale, nella consegna generosa di sé».
Tra le persone che rimasero sconvolte dalla repentina morte di don Pablo ci fu l’attore e regista spagnolo Juan Manuel Cotelo Onate, che aveva registrato, dodici giorni prima dell’incidente, una conferenza da lui tenuta, a cui era stato invitato da un amico. Quel filmato, arricchito da testimonianze di amici e familiari, è poi diventato «L’Ultima Cima», un documentario che, grazie al passaparola, ha avuto un successo dapprima locale, poi mondiale.
Molti di coloro che l’hanno visto, ora, sono persuasi di quello che il sacerdote disse alle destinatarie degli ultimi Esercizi da lui predicati: «I grandi miracoli sono dentro ciascuno. Dio vuole compierli. Contiamo sulla grazia di Dio».

Per maggiori informazioni: www.laultimacima.it


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2013-06-13

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