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Padre Pio Mauri Barnabita

Testimoni

1840 – 1916


« Lei pensi a ottenere il permesso dai suoi Superiori, al resto ci penso io.. . ».
Così si lasciarono, salutandosi, due Sacerdoti al principio del 1879: Sacerdote secolare l'uno, Barnabita l'altro: Padre Pio Mauri.
Lo sguardo di quest'ultimo brillava, animato da una santa fiamma. Era veramente giunta l'ora voluta da Dio, perché le Angeliche risorgessero. La Beatificazione del Fondatore era ormai prossima e così sarebbe stata piena la gloria del Padre, perché il ramo rigoglioso, infranto, avrebbe ripreso nuova vita.
I permessi furono concessi, la casa fu trovata, le anime desiderose di preghiera e di amore già attendevano. E così, nel novembre 1879, risorgevano le Angeliche.
Padre Pio Mauri era felice. Con cure quasi materne egli seguirà passo passo le sue figlie, le formerà sullo stampo delle prime Angeliche, studiando tutti i loro libri antichi, perché esse siano degne figlie di Antonio Maria Zaccaria e degne discepole di S. Paolo.
A 15 anni egli era entrato nella Congregazione dei Barnabiti; e nelle Tempora di Avvento del 1862, ottenuta la dispensa di 14 mesi, era stato consacrato Sacerdote.
Da Religioso profuse la sua esuberante attività e il desiderio di fare e di dare senza misura in tutti gli uf­fici e incarichi che ebbe; ma i tesori più cari della sua intelligenza e del suo gran cuore egli li spese per l'opera a cui la Divina Provvidenza l'aveva chiamato: per ben 25 anni egli, delle sue Angeliche, fu consigliere e padre.
Già anziano fu richiamato dai Superiori in Comunità. Passò gli ultimi anni a Cremona, Monza e Milano, e morì il 4 Marzo 1916.
Anima schietta, lasciava trasparire dagli atti e dal­le parole il suo modo di pensare e gli affetti del suo cuore. Vera tempra di Sacerdote e di Religioso amò sincera­mente la Chiesa, la Congregazione e le anime.
Fu devo­tissimo della Madonna, in onore della quale scrisse moltis­sime operette spirituali e devotissimi mesi di Maggio; e cercò d'infonderne l'amore nelle anime da lui dirette. Un culto del tutto speciale egli ebbe per la Madonna di Caravaggio.
Sentendo prossima la fine così scrisse: «Oh, che in quell'ora estrema, che in quell'istante, che di una eternità decide, giungano, deh giungano a me le dolci visioni del Tuo Santuario, o Maria; giungano i cari ricordi delle Tue grazie qui ricevute. . . che i Tuoi pietosi sguardi, o Ma­donna di Caravaggio, mi siano raggi di luce serena tra quelle paurose ombre di morte: mi si aprano le Tue ma­terne braccia... mi si dischiuda il cuor Tuo benedetto. . . e Teco adduci salvo nel Paradiso Tuo, vicino a Te, me poveretto figlio di quella che pur fu Tua devota ancella e me sacrò al Tuo amore ».


Fonte:
www.angeliche.it

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Aggiunto/modificato il 2013-09-18

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