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Beato Francesco Solano (Bernard Francis) Casey Sacerdote cappuccino

31 luglio

Oak Grove, Wisconsin (USA), 25 novembre 1870 - Detroit, Michigan (USA), 31 luglio 1957

Bernard Francis Casey nacque il 25 novembre 1870 da una famiglia di contadini irlandesi cattolici emigrati nel Wisconsin. A diciassette anni già lavorava come conducente di tram, ma intanto andava interrogandosi sulla propria vocazione. Entrò quindi nel Seminario diocesano di Milwaukee, dove ebbe non pochi problemi nell’apprendimento; in più, non era in grado di pagare la retta. Rientrò in famiglia, ma già nel Natale 1896, in seguito a un’intuizione ricevuta il giorno dell’Immacolata dello stesso anno, divenne postulante dei Cappuccini a Detroit. Il 14 gennaio 1897 vestì il saio, cambiando nome in frate Francesco Solano, mentre il 21 luglio 1898 compì i primi voti. Fu ordinato sacerdote il 24 luglio 1904, come “sacerdote semplice”, ossia senza la possibilità di confessare né di predicare in pubblico. La sua miglior predica, però, furono i suoi atti di carità negli anni della Grande Depressione, ma anche le innumerevoli guarigioni e conversioni che lungo gli anni gli furono attribuite. Padre Solano, com’era più noto, morì a 87 anni il 31 luglio 1957, proprio lo stesso giorno in cui, cinquantatré anni addietro, aveva celebrato la sua Prima Messa. È stato beatificato il 18 novembre 2017 nel palazzetto dello sport Ford Field di Detroit, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica, per l’Ordine Cappuccino e per la diocesi di Detroit, è stata fissata al 30 luglio, vigilia della sua nascita al Cielo. I resti mortali di padre Solano sono venerati nella chiesa del convento cappuccino di San Bonaventura a Detroit, in un’apposita cappella collocata nel transetto settentrionale.



Il settimanale “The Detroit Sunday” (2 dicembre 1956) nel centenario dei Cappucini negli Stati Uniti d’America, pubblicava la foto di un frate che tutti riconoscevano come “il cappuccino più noto tra gli americani”: il padre Solano Casey. Barba bianca di 86enne che diceva sorridendo: “La vita religiosa è come aver iniziato il Paradiso sulla terra”.

Un ragazzo di nome Barney
Era nato il 25 novembre 1870 a Oak Grove (Winsconsin) ed era stato battezzato il 18 dicembre successivo con il nome di Bernard Francis, ma in famiglia presero subito a chiamarlo Barney: il sesto di 16 figli di James Casey e di Ellen Murphy, emigrati dall’Irlanda, cattolici e coltivatori dei campi.
Barney cresce in un ambiente sano, in uno scenario splendido, lungo le coste del maestoso fiume Mississippi. Nel 1873, si trasferiscono a Big Rover più vicini alla chiesa e con una campagna più ampia da coltivare. A 8 anni, il nostro comincia i primi studi e frequenta la dottrina cristiana a St. Mary School. È forte e inclinato alle cose pratiche, ricco di buon senso e di lieto umore. Nell’ottobre 1882, un altro trasferimento: azienda agricola presso Burkhardt, in St. Croix County. Barney, preparato dal parroco, riceve la prima comunione. Ha imparato a amare Gesù dai suoi cari e a dire ogni sera il Rosario alla Madonna. Il suo fratello maggiore Maurizio entra in Seminario e Barney pensa che anche lui potrebbe diventare sacerdote. Intanto prega di più e va a lavorare.
A 15 anni, è taglialegna. A 17 già conducente del tram. Impara a fare il fotografo, a suonare l’organetto, il violino e dà concerti senza pretese. Si dà a ogni genere di sports, escluso il pugilato perché non vuol dare né ricevere cazzotti. Appassionato di baseball. Cacciatore di linci nella foresta e pescatore sulle rive del Mississippi. Ha lo stile dei “pionieri” e non teme nulla. In cuore, un grande amore a Gesù Cristo e la visione della vita come offerta e dono, proprio a Sua immagine.
Nel 1890, ventenne, si trasferisce a Superior (Winconsin) come conducente e poi istruttore delle tramvie elettriche. Intraprendente e lungimirante, convince i suoi familiari a stabilirsi a Superior dove c’è più possibilità di vita, di istruzione e di lavoro per loro e i figli più giovani che nel frattempo sono arrivati nella sua famiglia.
Ma ecco, che scocca la scintilla. Era sempre stato un ragazzo retto e limpido, ma ora presso i Frati Minori Francescani, trova nel P. Eustachio la sua guida e padre spirituale. Il quale padre un giorno gli dice: “Ma lo sai che Gesù è tutto? Che Egli basta alla vita? Perché non diventi sacerdote?”.

Solo l’altare
Già, è vero: Gesù solo basta alla vita. E la vita offerta a Lui è spesa al prezzo più alto. Nel gennaio 1892, Barney, 22 anni, entra nel seminario diocesano di S Francesco di Sales a Milwaukee. Ma gli studi per lui sono troppo difficili: i testi sono in latino e i professori parlano tedesco. Con un impegno eroico, lui studia per 4 anni. È un chierico esemplare, ma proprio non ce la fa, perché lui non sa né il latino né il tedesco.
È costretto a rientrare in famiglia. L’8 dicembre 1896, durante il ringraziamento alla S. Comunione, avverte che la Madonna gli dice: “Va a Detroit, tra i Cappuccini”.
A Natale 1896, è già a Detroit, al convento di S. Bonaventura. Si trova meglio che a casa sua e capisce che Dio, da tutta l’eternità, lo vuole lì, in mezzo ai Frati dalla barba fluente. Il 14 gennaio 1897, veste l’abito cappuccino e prende il nome di Francesco Solano. Ma subito lo chiamano fra Solano. Si distingue per la gioia di stare per sempre lì con il Signore, così che il suo Maestro, P. Gabriele Messner, un sant’uomo, dice ai suoi novizi: “Se siete tristi, andate da Casey, che è sempre pieno di gioia”. Si impegna con tutte le forze a imitare le virtù del Padre S. Francesco.
Il 21 luglio 1898, offre a Dio i primi voti e viene mandato al convento di S. Francesco a Milwaukee per gli studi teologici. Si fa stimare per il suo spirito di preghiera e di servizio a tutti. Ma si rivelano di nuovo le difficoltà negli studi. Il P. Antonio Rottensteiner, maestro degli “studenti”, lo aiuta in ogni modo, ma con modesti risultati. Fra solano è ammesso ai voti perpetui, ma come si fa a ordinarlo sacerdote?
Ci pensa il padre-maestro: “È tanto buono e pio, lo ordineremo e, come sacerdote sarà per il popolo un altro Curato d’Ars”. Non gli sarebbe stata data la facoltà di confessare né di tenere prediche dottrinali. È un’umiliazione, senza dubbio, ma allora era prevista questa soluzione dalla legge ecclesiastica. Il 24 luglio 1904, Solano Casey è ordinato sacerdote nella Chiesa dei Cappuccini a Milwaukee, come “sacerdote simplex”, senza poter confessare, ma celebrando ogni giorno la S. Messa e occupandosi delle mansioni più umili.
Ora P. Solano è immensamente felice. Così sarà per 53 anni e lui, stando all’ultimo posto, amerà e farà amare Gesù, a un numero sconfinato di anime ponendo in primo piano il santo sacrificio delle Messa, davvero e sempre “sacerdote propter Eucaristiam” al massimo. Lui per essere sacerdote ha soltanto l’altare: ma gliel’ha dato Dio, che vuoi di più?

Miracoli della Messa
31 luglio 1904, prima S. Messa a Appleton, davanti ai suoi familiari. Il fratello Maurizio che aveva lasciato il Seminario, vi ritorna portando con sé il fratello più piccolo, Edoardo. Sostenuti dal P. Solano, saranno ordinati entrambi sacerdoti nel 1912. Viene assegnato alla parrocchia del S. Cuore a New York: sacrestano e direttore dei chierichetti. Così può stare a lungo a contatto con Gesù Eucaristico in chiesa. Dei suoi chierichetti fa dei piccoli angeli, dei “serafini” dell’altare e del Tabernacolo. Qualcuno di loro diventerà sacerdote per aver servito la Messa a P. Solano.
Dal 1906, è portinaio del convento e guida della Lega del S. Cuore. Visita i malati: tutti lo vogliono vicino perché sa ascoltare e confortare con lo stile di Gesù stesso. Si occupa dei cattolici impegnati come domestici nelle case protestanti affinché non perdano la fede. Intensifica i suoi rapporti umani per donare Gesù a più anime che può. Tra i suoi amici c’è pure il convertito dall’anglicanesimo Paolo Francesco Wattson che lo inviterà a tenere il discorso alla sua prima Messa, il 3 giugno 1910.
Nel luglio 1918, è mandato alla Fraternità di New York in Pitt Street, parrocchia dell’Addolorata. Ancora sacrestano, direttore dei chierichetti e del gruppo-giovani: adoratore di Gesù Eucaristico e apostolo della S. Messa. Quando nell’ottobre 1921, viene assegnato alla parrocchia di S. Maria degli Angeli a Harlem, con l’incarico di portinaio e promotore dell’Opera serafica delle Sante Messe, la sua vita ha una nuova svolta con una missione speciale e per più di 30 anni.
Tutti scoprono presto che in portineria c’è un frate straordinario che ascolta tutti con affetto, e consiglia con parole semplici e ispirate da Gesù stesso. A chi vuol lasciare un’offerta, egli indica l’Opera delle Sante Messe, sicuro che dal Sacrificio di Gesù sull’altare vengono tutte le grazie. Invita tutti a confessarsi spesso, a ricevere la S. Comunione e a pregare per le missioni. Ai protestanti, ai non-credenti, agli atei, ricorda: “Quanto a lungo ancora vuoi far attendere Gesù? Amico, Gesù, unico Salvatore, si trova solo nella Chiesa Cattolica! Coraggio!”.
Da parte sua, P. Solano prega e prega. Presto arrivano conversioni e guarigioni straordinarie e singolari favori di Dio. Il Provinciale, P. Benno Aichinger, nel novembre 1923 viene a conoscenza di tutte queste cose e subito gli ordina “per santa obbedienza” di prendere nota per iscritto dei fatti straordinari che avvengono tra le sue mani. Lui obbedisce e tra l’8 novembre 1923 e il 28 luglio 1924 registra 96 annotazioni, di cui 41 riferiscono grazie speciali ottenute in seguito all’iscrizione all’Opera delle Sante Messe.
Nell’agosto del 1924, è trasferito alla portineria del convento di Detroit, come portinaio e promotore “delle Sante Messe”. Ed ecco che senza volerlo, una fiumana di gente si riversa attorno a lui, attirata dalla fama della sua santità e delle grazie straordinarie che ottiene da Dio. Egli vive di Gesù e irradia Gesù. Ogni giorno, sono 150-200 persone che lo avvicinano e lui resta in portineria per dieci ore, senza concedersi tregua o vacanze. Offre tutto e chiede tutto a Gesù nella Messa, “il suo unico Tesoro”, e nell’adorazione davanti al Tabernacolo, che prolunga di notte.
Riempie sette grossi taccuini con seimila casi particolari dei quali seicento sono mirabili conversioni e guarigioni. Protestanti e testimoni di Geova che ritornano alla Chiesa Cattolica e si fanno ferventi di amore a Gesù; moribondi che guariscono e riprendono le loro attività; meraviglie di Dio, per la preghiera di un umile frate. Ai “graziati” che vengono a dirgli la loro riconoscenza, risponde sempre: “Tutto viene dal Santo Sacrificio di Gesù nella Messa”.
Durante la crisi economica del 1929/30, con tanti poveri senza nulla, P. Solano fa miracoli per procurare a tutti il necessario per vivere. Promuove la nascita di un ristorante dove ogni giorno i poveri a migliaia trovano pane, minestra e carne. Lui stesso va alla questua per alimentare quest’opera. Nel 1939/40 un’altra tragedia: la 2ª guerra mondiale. Centinaia di famiglie si rivolgono a P. Solano per i parenti al fronte di guerra: per la sua preghiera giungono aiuti insperati a soldati e famiglie. Un’altra irradiazione di Gesù vivo!

L’uomo della gioia
Ciò che più affascina in lui è la sua letizia, il senso di sentirsi amato di amore infinito da Gesù, l’Uomo-Dio, al Quale soltanto vuole rassomigliare. Tutta la sua vita è incentrata nella S. Messa che celebra con un ardore sempre in crescita, perché – si domanda – “Chi più grande di noi sacerdoti che ripresentiamo Gesù vivo sull’altare a ogni Messa?”. Considera il suo stato di sacerdote e di cappuccino “un vero privilegio” e ne è felice. A suo fratello don Maurizio Casey ricorda spesso: “Rendiamo sempre grazie a Dio per la nostra vocazione! Che cosa vuoi di più?”. Ai novizi che si preoccupano per la loro destinazione risponde: “Che importa il luogo? Non c’è forse Gesù Eucaristico in ogni luogo? Non vi basta lui per essere felici?”.
Proprio di lì alimenta la sua felicità: dall’intimità sempre più profonda con Gesù Eucaristico, e vuole comunicare a tutti questo segreto della gioia: “Che cosa sarebbe mai la nostra vita senza l’Eucaristia? Ma noi nella Messa e nel Tabernacolo abbiamo tutto”.
Indugia a lungo a contemplare le bellezze della natura come il Padre S. Francesco, ma soprattutto contemplando l’incarnazione del Figlio di Dio – Gesù Bambino – la sua vita, i suoi discorsi, la sua Passione e morte – Gesù Crocifisso. Legge le vite dei santi e li invoca come amici e intercessori, prima fra tutti la Madonna, mai sazio di approfondire la conoscenza di Lei, dei suoi privilegi, in primo luogo la sua Immacolata Concezione, la corredenzione come “mater dolorosa” accanto al Crocifisso unico Redentore.
Sano e robusto sin oltre gli 80 anni, si diverte un mondo a giocare con i novizi a tennis, a far passeggiate in mezzo ai campi e ai boschi, portando con sé il suo violino che suona in modo egregio, e un’infinità di caramelle e dolcetti che distribuisce ai giovani confratelli e a chi incontra.
All’inizio del 1956, 86 anni, la sua salute comincia a venir meno. Non perde la gioia. Momenti di quiete e di intensa sofferenza. Anche con l’ossigeno, ha voglia di cantare: inni a Gesù, alla Madonna, densi di lode. Quando non può scendere in portineria, tutti i frati impazziscono per le telefonate che da tutta l’America ricevono per sapere sue notizie. Finché può si fa accompagnare in cappella dove passa lunghe ore in adorazione di Gesù Eucaristico.
Fino all’ultimo, vuole accogliere chi desidera parlargli. Offre il suo patire per l’Ordine Francescano, per i sacerdoti, per la conversione delle anime a Gesù, per la conversione dei protestanti, degli ebrei, che pure sono affascinati dal suo stile tutto verità e amore. Il 31 luglio 1957 dice: “Oggi è un giorno meraviglioso, stasera vedrò Dio. Parla ancora della urgenza della conversione del mondo a Gesù Cristo e sul suo desiderio cocente di condurre le anime a Lui. Verso le 11 confida: “Ora do la mia anima a Gesù”. E va incontro a Lui, nella gioia: 53 anni prima aveva celebrato la sua prima Messa.
Il suo biografo, Patrizio Derum asserisce che più di 200 mila persone piansero la sua morte negli USA e in Canada. “Sacerdote semplice”, era vissuto solo per il Tesoro più alto, infinito ed eterno, che è la S. Messa. La Messa che è il Cristo Immolato, è la nostra vita, il nostro unico Tutto. P. Solano Casey, Cappuccino come S. Pio da Pietrelcina, appare oggi più che mai esemplare e attualissimo.
La sua causa diocesana fu introdotta nel 1976; l’11 luglio 1995 fu dichiarato Venerabile. Il 4 maggio 2017 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto col quale è stato riconosciuto un miracolo per sua intercessione.
La beatificazione di padre Solano è stata celebrata nel palazzetto dello sport Ford Field di Detroit il 18 novembre 2017. L’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e la diocesi di Detroit ricordano la sua memoria liturgica il 30 luglio, vigilia della sua nascita al Cielo.

Autore: Paolo Risso
 


 

Adesso lo definiscono “il cappuccino più famoso tra gli americani” e il 18 novembre 2017 lo hanno anche fatto beato, ma all’inizio non è stato propriamente così.
Cioè: pur giudicato da tutti esemplarmente buono e devoto, quindi pienamente degno della vita religiosa, fa problema la sua profonda incompatibilità con gli argomenti teologici, che invece dovrebbero essergli indispensabile corredo. E questo non perché sia un incapace, piuttosto perché non conosce la lingua tedesca e latina con le quali invece dovrebbe studiare, e le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Sesto dei sedici figli di agricoltori irlandesi trapiantati in America (precisamente nel Winsconsin), è volitivo, fantasioso e intraprendente, gran lavoratore e appassionato di tutti gli sport, eccezion fatta per il pugilato, per via delle botte che dovrebbe dare o subire. Taglialegna già a 15 anni, a 17 è conducente di tram e alcuni anni dopo istruttore delle tramvie elettriche, mentre impara a fare il fotografo, a suonare l’organetto e il violino e anche a dare concerti senza pretese.
Sui 20 anni scopre la vocazione sacerdotale ed entra nel seminario diocesano di Milwaukee, ma delude tutti per i suoi scarsi risultati a scuola, dove i libri sono in latino e i professori parlano tedesco. Devono rimandarlo a casa e allora va a bussare dai Cappuccini di Detroit, che lo accolgono a braccia aperte, ma non riescono a far miracoli, perché anch’essi devono concludere che quel giovane, ormai maturo, davvero non è tagliato per studiar teologia.
Dato che però sono altrettanto certi dell’autenticità della sua vocazione e delle doti da buon religioso che possiede, finiscono per avvalersi della facoltà (all’epoca prevista dal diritto canonico) di ordinarlo “sacerdos simplex”, il che prevede il divieto di confessare e predicare in pubblico, con il consolatorio auspicio che egli “sarà per la gente una specie di Curato d’Ars”. 
Di quanto invece sia profetica una tal affermazione, davvero nessuno può immaginarlo quel 24 luglio 1904, giorno della sua ordinazione, anche perché da subito gli sono affidate le mansioni tipiche dei “Fratelli”, di quanti cioè non sono ordinati sacerdoti: sagrestano, direttore dei chierichetti e portinaio. Se la prima gli è gradita, perché gli consente di passare lunghe ore in chiesa a servizio dell’Eucaristia, la seconda gli piace perché con essa può far innamorare i giovani per l’Eucaristia: si dice che più d’uno abbia maturato la propria vocazione sacerdotale semplicemente per avergli potuto servir messa e averlo visto come “trasportato” dal sacramento che celebra.
Eccelle, però, soprattutto nel servizio di portinaio, svolgendo un ministero di ascolto e di consolazione che sembra assegnatogli direttamente dalla Provvidenza. In modo inaspettato e spontaneo, infatti, alla porta del convento comincia a confluire un fiume di miseria umana, una variegata gamma di necessità, malattie, dubbi e tristezze che ininterrottamente sfilano davanti al Padre che non può confessare, ma che sembra aver imparato direttamente da Gesù ad ascoltare, consolare, sorreggere e guarire. Sì, anche guarire, perché pure gli occhi dei più increduli devono ammettere il moltiplicarsi di guarigioni improvvise e la soluzione dei casi più intricati.
Raccontano che siano in media 150/200 le persone che ogni giorno sfilano davanti a lui, alle quali egli dedica anche dieci ore ininterrotte di ascolto ogni giorno, riservando le altre alla preghiera e, soprattutto, alla Messa, unica facoltà concessa al suo ministero, che comunque è celebrata e vissuta in modo tale da riempire ed illuminare tutta la sua giornata.
È alla Messa, infatti, che egli riconduce ed attribuisce quanto di meraviglioso avviene tra le sue mani: dovendo, per obbedienza al Padre Provinciale, prendere nota dei prodigi che gli vengono segnalati, ne registrerà ben seimila, seicento dei quali presentano tratti di straordinarietà che hanno del miracoloso.
Senza contare i “miracoli” di carità che da lui scaturiscono, come il ristorante cui ogni giorno affluiscono migliaia di poveri, o gli aiuti che per vie misteriose ma reali arrivano ai militari al fronte, durante la seconda guerra mondiale.
Ha il tempo di festeggiare nel 1954 i 50 anni della sua ordinazione, prima di assistere al declino della salute, che gli impedisce il servizio di portineria, ma non il ministero dell’ascolto e della preghiera, cui si dedica fino al 31 luglio 1957, quando padre Francesco Solano Casey annuncia che quello sarà il “giorno meraviglioso” del suo incontro con Dio che realmente avviene, prima della mezzanotte, nel suo 87° anno di vita.
 


Autore:
Gianpiero Pettiti


Note:
Bibl.: Gabriele Della Balda, Una carezza di Dio. Vita del Beato Solanus Casey, cappuccino statunitense, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2019.

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Aggiunto/modificato il 2018-02-13

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