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Beata Maria l’Addolorata Vergine e martire

17 giugno

+ Woluwe-Saint-Pierre, Belgio, 18 giugno 1290

Maria l’Addolorata (Lenneke Mare, Ellendige Marie, Marie la Misérable) fu una giovane vissuta nella seconda metà del XIII secolo nel ducato di Brabante, nell’attuale Belgio. Scelse di vivere da reclusa nella chiesetta di Santa Maria, fuori dal suo villaggio di Woluwe-Saint-Pierre. Un giovane che aveva respinto perché lei aveva consacrato la sua verginità a Dio l’accusò di furto. Maria venne quindi condannata a morte con la pena destinata ai ladri: fu sepolta viva e infilzata con un palo acuminato. Il suo corpo fu inizialmente sepolto nella chiesetta di Santa Maria e poi trasferito nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Woluwe, dove Maria tuttora gode di culto locale.



Una giovane reclusa
Nella seconda metà del XIII secolo, presso la cittadina di Woluwe in Belgio, non molto lontano da Bruxelles, nacque una bambina chiamata Maria. La sua famiglia era molto umile, ma altrettanto religiosa.
In giovanissima età decise di dedicarsi interamente a Dio, vivendo in povertà e rimanendo vergine. Scelse come sua dimora la chiesetta suburbana di Santa Maria, dove assunse lo stile di vita delle recluse: in pratica, non usciva quasi mai di lì, se non per andare in cerca di elemosine.

Un’accusa ingiusta
Un giovane del luogo s’innamorò di lei, ma dovette fare i conti con il suo rifiuto: si era votata a Dio, non poteva concedersi a un uomo. Offeso da quel rifiuto, pensò di farla sua con un ricatto.
Nascose quindi nella sporta che Maria usava per raccogliere le sue elemosine un calice d’argento, sottratto a uno dei suoi benefattori. In seguito la minacciò: l’avrebbe denunciata per furto, a meno che, ovviamente, non avesse deciso di cambiare idea. Per tutta risposta, la giovane lo respinse ancora una volta.
A quel punto, l’uomo non aveva altra scelta: l’accusò di furto presso il borgomastro e fu tanto insistente che l’autorità civile, benché Maria fosse circondata dalla stima di tutto il paese, la costrinse agli arresti.
Quando fu interrogata, la ragazza rispose candidamente che l’accusatore aveva trovato il calice nella sporta, ma lei proprio non sapeva chi ce l’avesse messo.Visto che l’accusatore continuava ad insistere sulla colpevolezza di Maria, il giudice la condannò a morte.

La preghiera di Maria l’Addolorata
Durante la notte, la giovane venne tirata fuori dal carcere e condotta fuori dalla città. Quando passò vicino alla chiesetta di Santa Maria, dove per tanti anni aveva vissuto di preghiera e di elemosine, domandò di potersi fermare per pregare un momento.
La sua biografia riporta il contenuto di quell’orazione e le intenzioni che la animarono. Per prima cosa, chiese al Signore e alla Madonna di sostenerla nel suo immenso dolore: è per questo che, popolarmente, venne soprannominata “Maria l’Addolorata”.
Pensò poi a tutti coloro che, come lei, vivevano una qualche forma di sofferenza. Implorò il perdono divino per il suo pretendente e accusatore e, infine, pregò per tutti coloro che, passando per quel luogo, si fossero ricordati di lei.

Il martirio
Giunse infine sul luogo della sua morte, o meglio, del supplizio tipico dei condannati per furto. Mentre molti popolani piangevano per lei, venne sepolta viva. Immediatamente dopo, mentre con tutta probabilità respirava ancora, fu trafitta da un palo acuminato, spinto sempre più in fondo da tre uomini, che si succedevano in quell’incarico. Era il 18 giugno 1290.
Qualche ora dopo, il giovane che l’aveva accusata iniziò a contorcersi e a ululare: sembravano tutti sintomi di una possessione diabolica. Solo dopo sette anni, in seguito a vari infruttuosi pellegrinaggi, ne fu liberato proprio quando fu portato sul sepolcro di Maria, nella chiesetta dove aveva vissuto. Il suo corpo fu poi traslato nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Woluwe.

Il culto
Pochissimo dopo la sua morte, venne scritta una sua “Vita” in latino, accolta dagli studiosi Henskens e Papebroch negli “Acta Sanctorum” del mese di giugno. Nel 1363, ad Avignone, dodici vescovi approvarono la concessione di un’indulgenza alla chiesetta di Santa Maria, dove all’epoca la reclusa era ancora sepolta.
Maria l’Addolorata è ancora ricordata, sebbene in un ambito locale molto ristretto, per cui le viene tradizionalmente attribuito il titolo di Beata.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-10-19

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