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Venerabile Ignazio (Giuseppe) Beschin Sacerdote dei Frati Minori

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San Giovanni Ilarione, Verona, 26 agosto 1880 – Chiampo, Vicenza, 29 ottobre 1952

Padre Ignazio Beschin, al secolo Giuseppe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, tredicenne entrò nel Collegio Serafico di Chiampo (Vicenza), vestì il saio francescano il 12 settembre 1895; professò i voti solenni il 2 agosto 1902 e fu ordinato sacerdote il 10 agosto 1903. Svolse vari incarichi di responsabilità in seno all’Ordine e alla Chiesa: professore di diritto canonico e di teologia morale all’Antonianum di Roma (ora Università Pontificia), Ministro provinciale della Provincia Veneta per due mandati (1937-1943), vicepostulatore delle Cause dei Santi del suo Ordine, Visitatore apostolico e Presidente del Penitenzieri nella basilica Lateranense. Spese le sue energie anche nella formazione teologica e direzione spirituale dei giovani frati. Vero maestro di spirito, guidò sapientemente Terziari francescani e molti fedeli. La sua ultima fatica, legata alla causa dell’allora Servo di Dio Bernardino da Portogruaro, lo condusse alla morte, avvenuta a Chiampo il 29 ottobre 1952. La fase diocesana del suo processo di beatificazione si è svolta nella Curia di Vicenza dal 1980 al 1981. Il 20 gennaio 2017 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che lo dichiarava Venerabile. I resti mortali di padre Ignazio riposano nella chiesa di Santa Maria della Pieve a Chiampo.



Riuscite voi ad immaginare seminarista prima ed in seguito prete, il ragazzo che i monelli di strada hanno simpaticamente ribattezzato “Mira”, per la sua sorprendente predisposizione a centrare i bersagli delle loro sassaiole? Se anche voi fate una certa fatica, sappiate che lo stesso è stato per sua sorella Maria, che lo dice in faccia a Beppino, otto anni ed esuberanza da vendere, accettata da lui come una sfida, anche questa da prendere di “mira” e, possibilmente, centrare.
Per togliervi la curiosità diciamo subito che la vince il ragazzino, che negli anni non smentirà mai il suo soprannome, se è vero che hanno continuato anche in seguito a chiamarlo “frate Mira”. Avrete così capito che quindi non solo diventa prete, ma anche frate: come voleva lui, malgrado i preti della parrocchia spingano perché entri nel seminario diocesano.
Le cose, per l’esattezza, sono andate così. A fine Ottocento anche a San Giovanni Ilarione (Verona) arriva un’epidemia di tifo che miete vittime: Maria, quella che non riusciva a credere che un campione di sassate potesse diventare prete, è tra i morti e anche il fratello Beppino si ammala, ma arriva solo all’orlo della tomba.
“Fammi guarire per seguire san Francesco”, contratta questi con il buon Dio, che lo prende in parola perché probabilmente anche Lui vede di buon occhio il convento. Per non mettersi di traverso davanti ad un voto, nessuno gli fa così opposizione e anche i genitori, che di figli ne han avuti undici, sostengono la sua scelta di entrare a 13 anni nel Collegio Serafico di Chiampo (Vicenza), dove trova come rettore il padre Angelico Melotto, futuro martire in Cina.
Con il nuovo nome di fra Ignazio professa i primi voti di Frate Minore nel 1896 e, transitando per i conventi di San Francesco del Deserto, Monselice, Rovigno e Venezia, fa la professione solenne nel 1902 e l’anno dopo è ordinato prete, potendo così tornare l’8 settembre 1903 al suo paese per la prima messa: l’ex “fiondaiolo” dalla mira infallibile ha centrato il più importante dei suoi obiettivi.
Gli lasciano proseguire gli studi per i quali sembra naturalmente predisposto e così si laurea in Morale all’Antonianum di Roma e ottiene il dottorato in Diritto Canonico al seminario Patriarcale di Venezia.  Sono titoli che, insieme alla sua grande intelligenza, lo impongono alla stima di confratelli e superiori, ai quali non sfuggono anche la saggezza, la prudenza e la grande carità con cui avvicina e sostiene tutte le miserie umane.
Farebbe sicuramente strada nella gerarchia della Congregazione se non fosse che arriva la prima guerra mondiale, ad arruolarlo nel settore Sanità dell’esercito ed a mandarlo a pulire e disinfettare stalle, porcili e latrine. Anche tra una disinfezione e l’altra non si dimentica però di essere prete, come testimoniano i commilitoni che lo cercano di continuo per avere conforto, consiglio e per scrivere a casa, ma anche i parroci dei territori in cui sosta la sua Compagnia e che nel tempo libero si presta ad aiutare nel loro ministero.
Al momento del congedo, dopo i 33 mesi di naia, inaspettatamente il Padre generale lo vuole a Roma, affidandogli la Vicepostulazione delle Cause di canonizzazione, incarico delicato e per lui spiritualmente proficuo, che gli fa acquistare con i santi del suo Ordine una famigliarità che sembra modellarlo ed incitarlo alla santità, come a dire che la frequentazione dei santi non è mai inutile.
Comincia in questo periodo una sua frequentazione quantomai assidua del confessionale, da cui dispensa una profonda ed illuminata direzione spirituale. In primo luogo ai Terziari francescani della basilica Sant’Antonio a Roma e alle “Figlie di San Francesco” di Pisa, ma più in generale a quanti cercano in lui un direttore spirituale di esigente dolcezza e di amorevole comprensione.
Tra gli altri, condivide ed accompagna il calvario spirituale del padre Pantaleone Palma, calunniato e sospeso a divinis dal Sant’Uffizio, trovando anche il tempo per avviare di sua volontà il processo di canonizzazione del confratello Bernardino da Portogruaro, della cui santità è fortemente convinto e nella cui vita si specchia.
Ministro provinciale del suo Ordine per due mandati, affianca ad incarichi di docenza anche altre delicate mansioni, tutte contrassegnate da una bontà ed una delicatezza che lasciano il segno, malgrado non indifferenti problemi di salute, l’ultimo dei quali lo stronca il 29 ottobre 1952.
Del padre Ignazio Beschin sono state riconosciute le virtù eroiche il 20 gennaio 2017, data dalla quale pertanto gli è stato riconosciuto il titolo di “venerabile”.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

Infanzia e vocazione
Giuseppe Beschin nacque il 26 agosto 1880 a San Giovanni Ilarione (VR), frazione Potacci, nono degli undici figli di Arcangelo Beschin e Luigia Zammichele, contadini.
Sin dalle elementari si sentì chiamato alla vita religiosa, nonostante i sacerdoti della sua parrocchia lo volessero tra il clero diocesano.  La prima persona a cui Beppino, a otto anni, confidò il suo desiderio fu la sorella Maria, ma nemmeno lei era favorevole alla scelta del fratellino, soprannominato in famiglia “Mira”, per la precisione nel centrare il bersaglio con le sue fiondate.
Qualche tempo dopo, a causa di un’epidemia di tifo, Maria morì. Anche Beppino si ammalò di tifo. Pregò con fede il Signore: voleva guarire, per seguire san Francesco. Sopravvisse e, dopo aver strappato il consenso ai familiari, poté realizzare la sua vocazione francescana.

Tra i Frati Minori
Giuseppe Beschin entrò nel Collegio Serafico di Chiampo (Vicenza). All’epoca era rettore padre Angelico Melotto, in seguito missionario in Cina, assassinato il 4 settembre 1923 da fuoriusciti dell’esercito regolare divenuti predoni.
Novizio a San Francesco del Deserto, nell’omonima isola della laguna veneziana, il 12 settembre 1895, vestì il saio dei Frati Minori con il nuovo nome fra Ignazio; professò i primi voti religiosi l’anno successivo.
Fra Ignazio Beschin proseguì la formazione in vista del sacerdozio nei conventi di Monselice (Padova), Rovigno (Pola-Istria) e Venezia con le seguenti tappe: professione solenne il 2 agosto 1902, ordinazione sacerdotale il 10 agosto 1903, prima Messa al suo paese l’8 settembre 1903.

Ulteriori studi e primi incarichi del p. Ignazio Beschin
Laurea in Teologia Morale alla Pontificia Università Antonianum di Roma, dottorato in Diritto Canonico presso la facoltà giuridica del Seminario patriarcale di Venezia.
Tra i suoi confratelli godette di grande stima, benché fosse molto giovane, stimato non solo per la sua competenza come docente di Morale e di diritto, ma anche per le sue doti spirituali: pio, umile, obbediente, prudente e zelante nell’offrire esempi di grande carità a chiunque fosse bisognoso di aiuto e consolazione. Per questo fu eletto definitore provinciale (ossia consigliere) e direttore spirituale dei frati studenti teologi.

Soldato di Sanità nella Grande Guerra
Con l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, padre Ignazio, ormai trentaseienne, dovette entrare nell’esercito, sezione di Sanità, come molti altri sacerdoti, sia religiosi sia diocesani. Inizialmente fu fante disinfettore a Valstagna e sul Carso. Compito: pulire e disinfettare stalle, porcili, latrine.
Durante i 33 mesi del suo servizio militare si prestò soprattutto ad aiutare i parroci dei luoghi dove operavano i suoi commilitoni, confortare i confratelli chiamati alle armi, i soldati lontani da casa. In tutti loro cercava di vedere l’immagine di Gesù sofferente e crocifisso.

Vicepostulatore, docente e apostolo del confessionale
Una volta congedato, tornò al suo convento. Inaspettatamente, mentre gli altri frati l’avrebbero voluto superiore provinciale, il Padre generale lo chiamò a Roma con l’incarico vicepostulatore generale delle cause dei santi dell’Ordine dei Frati Minori e di docente all’Antonianum.
Oltre a questo, dedicava molte ore alla direzione spirituale e alla guida della fraternità di Terziari francescani che faceva capo alla basilica di Sant’Antonio a Roma. Dal 1915 seguiva le Figlie di San Francesco di Pisa.
Una malattia grave lo costrinse a lasciare ogni attività. Guarito riprese l’insegnamento di Morale e Diritto canonico all’Antonianum, inoltre gli fu affidata la segreteria della Procura generale dell’Ordine.

Ministro provinciale per due mandati
Per due mandati, ossia dal 1937 al 1940 e dal 1940 al 1944, i confratelli del Veneto lo vollero ministro provinciale. Rientrò in seguito a Roma, all’Antonianum, come preside e docente, e poi presidente dei penitenzieri nella basilica di San Giovanni in Laterano. Fu anche Consultore della S. Congregazione dei Religiosi, Visitatore apostolico.
Rientrò nella sua Provincia Veneta dove, oltre a incarichi di governo, si dedicò al lavoro della causa di padre Bernardino da Portogruaro: le sue fatiche ebbero il primo felice risultato nel 2008, con il decreto sulla eroicità delle virtù che lo proclamava Venerabile della Chiesa.

La morte
Nell’estate 1951 padre Ignazio, ritornato da Roma, dove si era recato per superare alcune difficoltà che ostacolavano l’iter processuale nella causa del P. Bernardino da Portogruaro, dopo un breve periodo di riposo a Chiampo, morì il 29 ottobre 1952. I suoi resti mortali, inizialmente sepolti nel cimitero di Chiampo, furono traslati nella chiesa di S. Maria della Pieve, ove sono tuttora venerati.

Il processo di beatificazione
In seguito al nulla osta da parte della Santa Sede, datato 22 settembre 1978, presso la Curia vescovile di Vicenza, il 3 maggio 1980, è stato avviato il processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio P. Ignazio Beschin, concluso l’anno seguente. Il decreto di convalida di questa inchiesta diocesana vicentina fu promulgato il 13 novembre 1992.
La “Positio super virtutibus”, consegnata alla Congregazione romana nel 1993, è stata esaminata positivamente sia dai consultori teologi, il 10 giugno 2014, sia dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, il 20 gennaio 2017, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Ignazio Beschin è stato dichiarato Venerabile.


Autore:
Emilia Flocchini e fra Fabio Longo, ofm

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Aggiunto/modificato il 2018-01-08

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