La vita
Alma Ferrara, nacque a Teora (Avellino) il 10/6/1914 da Costantina Sibilia e Vincenzo Ferrara. Quinta figlia di una famiglia di emigranti che rientrati in Italia si era ristabilita nel paese natio dove avevano una abitazione in corso Plebiscito, angolo via Giulio Cesare Sibilia. Alma non conobbe mai il padre che, ritornato negli Stati Uniti poco dopo la sua nascita e ivi morì poco dopo la laurea della figlia. Alma frequentò a Teora le scuole elementari. All’età di dieci anni soggiornò, per un breve periodo, nella vicina Lioni presso una zia rimasta vedova. La famiglia si trasferì successivamente ad Avellino dove Alma frequentò le Medie ed il liceo scientifico. Nell’anno accademico 1932-1933 si iscrisse alla facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Napoli dove si laureò nel 1936 a pieni voti. Nell’ottobre del 1937 iniziò ad insegnare a Tripoli presso l’Istituto di Avviamento Professionale e in seguito divenne direttrice del Museo di Scienze Naturali di Tripoli. Nel 1940 Alma ritorna in Italia e il 10 ottobre dello stesso anno sposa l’ingegnere Francesco Sacco (Rutigliano 4 marzo 1912, Roma 11 giugno 1993) che aveva conosciuto durante gli studi universitari. Inizia così, a seguito dei tanti trasferimenti del marito (ingegnere delle ferrovie), il suo peregrinare nei vari licei e istituti superiori di molte città italiane (Foggia, Venezia, Padova, Bolzano, Bergamo, Milano). Ultima tappa, nel 1965, divenne Roma. Nella capitale insegnò fino al 1975, anno del pensionamento. Il giorno 11.6.1993 morì il marito Francesco, con grande dolore di Alma. Nel mese di luglio del 1994 ebbe la rottura del braccio e nell’agosto ebbe quella del femore. Nonostante le varie terapie dopo qualche mese non riuscì più a camminare, restando immobile. Dopo una lunga malattia che la portò alla consunzione il 4 maggio del 2000 Alma morì. Il giorno successivo venne sepolta nel cimitero di Teora, sotto la tomba del marito.
La figura, il carattere
Alma Ferrara, raccontano chi l’ha conosciuta, in tutto questo peregrinare in Italia a seguito del marito non trascurò mai le sue funzioni di madre con i suoi due figli Simone e Liana. Univa ad una presenza gradevole, intelligenza viva, profonda cultura, un dolce sorriso e grande disponibilità. Molto importanti, per la sua esperienza di docente, furono gli anni di insegnamento trascorsi a Tripoli, in una scuola di avviamento professionale, dove erano mescolati arabi, ebrei e italiani. Li capì che non si poteva insegnare senza amare i propri alunni, cercando di stimolarne le doti intellettive. Ha sempre avuto il coraggio di sostenere i valori in cui credeva, facendo culto della verità e del rigore morale, mai accettando compromessi con la propria coscienza e assolutamente non perseguendo il proprio tornaconto. Colpivano in lei la dignità e il rispetto che nutriva per gli altri e per sé, la sua capacità di autocritica, la franchezza e il continuo mettersi in discussione. Cercava di comunicare alle persone che la frequentavano l’amore per Dio e per il prossimo, l’umiltà, la povertà di spirito, sentendosi spesso meno degli altri, riaffermando nei suoi comportamenti l’importanza dei valori morali. Aveva una giusta fermezza nel sostenere le proprie idee, sempre pronta però a riconoscere i propri errori, ma anche a difendersi da soprusi e attacchi ingiustificati. Il valore intrinseco della verità fu da lei sostenuto al di sopra di qualsiasi convenienza, sostenendo che “la verità ripaga per sé stessa”.
Tutti coloro che hanno incontrato Alma, hanno potuto riconoscere la sua figura morale e religiosa, e avvalorarne la credibilità.
La fede
Alma, nonostante sentisse sin da piccola una profonda e sicura fede nel Dio della Misericordia, Onnipotente e Onnipresente, non era stata sempre una praticante e la sua cultura religiosa era superficiale. Quando si trasferì a Milano, presa dal peso della famiglia, dal lavoro di insegnante e dalla necessità di aggiornarsi dal punto di vista scientifico alla luce delle nuove scoperte nel campo della fisica, trascurò, per i primi anni, persino di andare ogni domenica alla Santa Messa. Questa pratica domenicale la riprese negli anni successivi, quando maturò in lei, in tarda età, una fede più convinta. Molto fecero l’ambiente raccolto e religioso della Chiesa del Corpus Domini e le omelie di padre Giorgio che le facevano avvertire in lei un indescrivibile senso di benessere spirituale. Quando si trasferì a Roma frequentò regolarmente la sua Parrocchia ed il gruppo di preghiera organizzato da S.E. Mons. Oscar Rizzato (suo confessore e futuro elemosiniere del Papa). Tuttavia sentiva il bisogno di chiarire il senso della sua vita e il desiderio di conoscere la direzione da prendere per arrivare all’amore di Dio. Amore che, in vari momenti della sua vita, aveva direttamente sperimentato con fatti straordinari che le erano capitati.
Alma a quattro anni ebbe il primo segno della benevolenza del Padre quando, caduta in un calderone di acqua bollente e dichiarata in fin di vita dai medici, guarì miracolosamente dopo aver avuto la visione di un monaco sorridente, S. Antonio Abate. Il Signore fa riferimento a questa guarigione (… tu da padre Antonio fosti sanata) in alcune comunicazioni.
Alma, a causa della incredulità del padre nella esistenza di Dio non fu battezzata subito dopo la nascita, bensì fu battezzata per sua espressa volontà alla età di circa 10 anni. Lei ricordava che aveva chiesto al Parroco di essere battezzata nella Cappella dove c’era la Immagine di Gesù, ma contrariamente alla sua volontà venne battezzata nell’altare dedicato alla Madonna. In una Comunicazione le fu spiegato che quel cambiamento fu voluto dalla Madre di Dio. A seguito di ricerche fatte tra i registri anagrafici si è scoperto che Alma, alla nascita, era stata registrata con un secondo nome: Nerina. Questo secondo nome, consultando poi la registrazione del matrimonio contratto nella chiesa di San Vito il 10 ottobre 1940 con Francesco Sacco di Rutigliano (FG) e officiato dall’arciprete don Giovanni Ferrara, sparisce e al fianco di Alma compaiono altri due nomi: Immacolata e Maria. E’ facile supporre che quando fu battezzata, all’età di circa 10 anni (come già ricordato e come ricordiamo il papà non credente non volle battezzarla e fu battezzata in sua assenza) le venne cambiato il nome. E’ facile anche supporre il perché facendo un pò di etimologia dei nomi: Alma Nerina è traducibile in “anima nera” la versione del papà non credente. Alma Immacolata Maria=anima immacolata come la Madonna diveniva più confacente ad un nome di bambina già miracolata che veniva battezzata davanti all’altare della Madonna. Nel settembre-ottobre del 1943 mentre viveva con la sua famiglia a Venezia, le accadde un fenomeno strano. Mentre era a letto, sentì come se una mitragliatrice stesse sparando a raffica. Dopo qualche giorno seppe che il suo cugino fraterno, Ermete, ufficiale di artiglieria, era stato ucciso a Cefalonia. Provò tanto dolore perché era molto legata a lui, per la sua anima generosa e leale. Alma da sempre aveva provato una grande pietà per i defunti e un grande amore per essi. Ella pensava alla loro necessità di avere aiuto da noi vivi perché il Padre li perdonasse delle loro mancanze, e per questo mentre andava o a scuola o per le vie che la riportavano a casa, recitava continuamente la preghiera dell’eterno riposo. Alma, sin da ragazza, sin dalla giovanissima età, aveva sempre pensato a Dio Padre di Misericordia e verso di Lui Padre aveva avuto sempre un rapporto da confidente, questo in un periodo in cui veniva inculcato dai sacerdoti il timore del castigo di Dio per i peccati, lei invece pensava al dolore che si procurava a Dio Padre Misericordioso.
“Ricercatrice e amante dello studio, - si legge nell’editto per la sua Beatificazione e Canonizzazione - animata da una grande fede, la Serva di Dio aveva fatto della sua vita una lode a Dio Padre attraverso il faticoso cammino della conoscenza, dell'amore e del servizio ai fratelli. Aveva intrapreso un cammino spirituale ed intellettuale che ha portato il frutto di opere scritte, preziosa guida di chi affronta il cammino della fede con criticità e maturità scientifica. I1 suo spirito orante l'aveva resa attenta ai segni del tempo che aveva accolto come ispirazione per una testimonianza di vita sempre più impegnata nel suo tempo per promuovere la dignità umana. La sua fede in Dio Padre Misericordioso per gli uomini era divenuta nella Serva di Dio la forza interiore per vivere e assumere le prove e le difficolta Che si ponevano sul suo cammino di vita e la sua malattia era stata un ulteriore offerta di amore. E' stata una moglie e madre esemplare che ha saputo vivere la sua fede, nutrita dal profondo rapporto con Dio, come via per comprendere sempre pin profondamente il mistero della vita come dono”.
Le Comunicazioni
Le Comunicazioni sono un fenomeno straordinario nella vita di Alma. Aveva cominciato a ricevere le prime comunicazioni negli anni subito dopo la seconda guerra mondiale, quando abitava a Venezia. In alcuni giorni, mentre si recava a scuola, molto distante da casa sua, una voce scandiva nella sua mente massime filosofiche, pensieri poetici, successioni logiche di vari argomenti. Per la impossibilità di prendere appunti, non aveva potuto trascrivere quanto le era detto, anche perché le era sconosciuta la fonte. Nel 1947 le fu comunicato lettera per lettera, questa frase: “O anima malata, elevati sopra te stessa, elevati sopra te stessa, elevati sopra te stessa”. Ad eccezione di qualche accenno in famiglia non confidò a nessuno il fenomeno che le era divenuto consueto. Un giorno, nel 1950, quando risiedeva a Bolzano esasperata dalla sua incapacità di capire e volendo rimanere nel concreto della sua vita, si impose di non accettare nessuna comunicazione. Per sua espressa richiesta, il fenomeno cessò. Esse ripresero trentaquattro anni dopo, (il 26 aprile 1984), e furono precedute, qualche anno prima, (la sera del 29 marzo1981), da una apparizione “muta” della Madonna mentre era degente in una clinica di Roma per una operazione di calcoli alla cistifellea alla età di 66 anni. Da allora queste non le si interruppero mai. Alma, nonostante il Signore le avesse fatto il dono della Sua parola da tanti anni, continuava a meravigliarsene perché si riteneva naturalmente immeritevole e manchevole. Per questo dono, il Signore le aveva dato queste motivazioni: “Se a te amo cura fare personale è quasi bisogno di essere amato tanto, particolarmente come tu ami Me……….. “Non ti abbattere, tu dovrai vivere non per vivere, ma per consentire a Me di essere amato mostrando a tutti la sacra Mia posa di Padre. …..… Tu devi amore, amore, amore comunicare a Mio caro popolo a te vicino: amore, amore, amore”.
Questo Contatto meraviglioso con Dio aveva fortificato la fede di Alma, e le fece mutare il suo atteggiamento interiore verso il prossimo, con il cercare di esercitare la pazienza, la clemenza, la sopportazione e la carità.
Perché, ci si è chiesti, Dio Padre ha voluto comunicare ad Alma? La risposta teologica data è stata perché Alma rappresenta l’esempio dell’amore di Dio per una Sua creatura, non eccellente, non meritoria, ma Sua. Le Comunicazioni mostrano come l’alto Padre si compiace di prendersi cura dei problemi di vita anche minimi dei Suoi figli e come ripaga con somma benevolenza un suo sentimento di amore.-Tu sarai l’esempio della Mia amicizia per tutti. (dalla com. del 27.10.86)
Le comunicazioni trattano argomenti di varia natura, della quotidianità, di fatti tragici e di predizioni. La lettura delle Comunicazioni aiuta ad approfondire concetti quali: l’importanza del dono della vita, la pace, la comunione dei Santi, l’amore per il prossimo (vivi e defunti), l’amore per i genitori, il libero arbitrio, la dignità, il coraggio, la fermezza e l’importanza di vivere nella verità per non diventare schiavi del demonio. Esse ci aiutano a comprendere meglio i concetti di onnipotenza, onnipresenza e la misericordia del Padre, mentre ci rendiamo conto della Sua presenza reale nella vita di ogni giorno, del Suo amore gioioso e dell’importanza che Egli ripone nell’amore umano, caldo e sentito dei Suoi figli. Vi sono numerosi riferimenti alla vita e alla morte di Gesù, alla vita di Maria, a personaggi biblici e storici, a Papi, a Santi, alla Chiesa e a Papa Giovanni Paolo II.
Alcune fanno anche riferimento all’attentato subìto dal Papa per mano di Alì Agca; alla Sua Sindone riferendo della poca esattezza nell’esame del Carbonio quattordici. Vi sono anche anticipazioni di futuri eventi storici (crollo del comunismo, 1° guerra del Golfo, ecc.) e di guarigioni straordinarie che il Signore ha voluto in seguito alle preghiere di Alma.
L’importanza delle Comunicazioni che il Signore ha dato ad Alma è rappresentata dal loro contenuto in cui Dio parla come Padre. Egli si occupa della nostra quotidianità e dà risposta a molti quesiti che da sempre ci siamo posti sul significato della vita, la morte, il libero arbitrio, la pena, la sofferenza, la vita dell’aldilà. Vi sono anche numerosi riferimenti agli atei e agli errori che commettono.
La collana “Opera d’Oro. Colloqui con il Padre”
Alma decise di scrivere e pubblicare le comunicazioni, perché il Signore spesso l’aveva sollecitata in tal senso: "Abbi raccolta delle Mie comunicazioni ….. Voglio che la Mia parola sia pubblicata in tre volumi. Sia pubblicata non insieme ma lentamente, in seguito della tua reale portata corsa alle note. Sia data a leggere al Papa. Dentro nome amato Giovanni Paolo è tuo destino".
Dietro indicazioni del suo confessore, la signora Alma si rivolse nel 1985 al Vescovo ausiliario di Roma, S. E. Mons. Plotti. Egli, dopo averla ascoltata e letto alcune comunicazioni, le fece incontrare uno specialista di questi fenomeni e dopo aver ricevuto rassicurazioni in merito alla natura del fenomeno, successivamente la indirizzò a Don G. Beretta, professore di Teologia, che con P. Del Vecchio, Padre Passionista e teologo, analizzarono e convalidarono le comunicazioni dal punto di vista dottrinale. Le comunicazioni in seguito furono analizzate anche da S.E. il Cardinale Silvio Oddi, che in seguito scrisse la presentazione al 2° e 3° volume. Il linguaggio usato dal Padre nelle Comunicazioni è stato definito profetico e poetico e s’impone come sfida anche ai laici alla lettura e alla interpretazione dei suoi contenuti. Le Comunicazioni vennero quindi raccolte in una Collana dal titolo: “Opera d’oro-colloqui con il Padre”.
Il 1° volume di fu pubblicato dalla Casa Editrice Sallustiana nel settembre 1988 e fu presentato al pubblico e alla Stampa il 19.12.88 dai teologi Padre A. Del Vecchio, Don G. Beretta e dal giornalista A. Giordano. Tra gli intervenuti alla presentazione, prese la parola, S.E. il Cardinale S. Oddi. Il 2° volume, pubblicato nel luglio 1992 dalla Edizioni Segno, fu presentato ai lettori da S.E. il Cardinale S. Oddi, da Padre A. Del Vecchio e dal giornalista RAI Augusto Giordano. Il 3° volume fu pubblicato nel settembre del 1996 dal “Movimento per l’amore gioioso del Padre”, fondato da Alma e si avvalse della presentazione di S.E. il Cardinale S. Oddi, dei teologi Padre A. Del Vecchio e Padre D. Marcucci.
I libri di questa raccolta sono stati controllati punto per punto e frase per frase dalla benevola assistenza del Signore. Anche le frasi che intitolano le comunicazioni sono state indicate dal Signore, e, in qualche caso, sono state dettate ex novo. Il linguaggio usato dal Signore nelle comunicazioni è fuori dal comune e, in alcuni punti, piuttosto complesso. Alma, a causa delle difficoltà incontrate per la pubblicazione di Opera d’oro, aveva chiesto al Signore di dispensarla dall’obbligo morale della sua diffusione. Una copia dei tre volumi di Opera d’oro fu inviata oltre che al Santo Padre, a numerosi Cardinali, Vescovi e alti Prelati della Curia di Roma.
Il Movimento per l’amore gioioso del Padre
Nel 1992 Alma Sacco Ferrara fondò, avvalendosi della Consulenza ecclesiastica di S.E. il Cardinale Silvio Oddi, il "Movimento per l'amore gioioso del Padre" e lo guidò sino al 2000, anno della sua morte. Il Movimento, nei primi anni, fece pubblicare da settimanali e riviste cattoliche alcuni articoli in relazione ai dettati di Dio Padre. Nel 1996 pubblicò il terzo e ultimo volume del libro "Opera d'oro- Colloqui con il Padre".
Negli anni successivi il Movimento ha perseguito i seguenti scopi: diffondere e riaffermare la verità della paternità universale di Dio ed il Suo amore perfetto, infinito e misericordioso; ampliare ed approfondire la conoscenza di Dio come Padre, per meritare poi di diventare Suoi figli nella gioia; educare i propri membri a divenire tempio del Signore, accettando in piena docilità la Sua presenza dolce e salvifica, purificatrice e liberatrice; approfondire la conoscenza del Padre attingendo alle fonti di sempre e cioè: la Bibbia (vecchio e nuovo Testamento), le opere dei Padri della Chiesa e gli scritti dei grandi mistici; sviluppare la diffusione dei tre volumi del libro di Comunicazioni ricevute da Alma "Opera d'oro - colloqui con il Padre". Il Movimento, costituito in Associazione no profit con sede a Como, piazza Giovanni Paolo II, n° 10. Ha fatto pubblicare elettronicamente i tre volumi di "Opera d'oro- colloqui con il Padre" dal portale di pubblicazione di libri "Lulu.com"; nonché ha fatto pubblicare nel 2016 due libri sui carismi di Alma: "Alma Ferrara, una vita in dialogo con Dio" dalla "Edizioni Il Segno", e "Alma Ferrara, la rondine e l'amore del Padre" da "Les Flàneurs Edizioni". Infine ha promosso la causa di beatificazione e canonizzazione di Alma il 17.02.2016.
La causa di beatificazione e canonizzazione
Il concilio dei Vescovi del Lazio nel mese di gennaio 2017 ha accolto alla unanimità la richiesta del “Movimento per l'amore gioioso del Padre”, riconoscendo ad Alma il titolo di Serva di Dio e ammettendo che il Tribunale della Santa Sede ne discuta la causa con le seguenti motivazioni: per la sua viva intelligenza, profonda cultura, grande disponibilità e magnanimità; per il suo coraggio nel sostenere e perseguire i valori in cui credeva, facendo culto della verità e del rigore morale, mai accettando compromessi con la propria coscienza e assolutamente non badando al proprio tornaconto; per la sua dignità e il rispetto che nutriva per gli altri e per sé, la sua capacità di autocritica, la franchezza e il continuo mettersi in discussione; per le sue opere di comunicazione - alle persone che la frequentavano - dell'amore per Dio e per il prossimo; per l'umiltà , la sua povertà di spirito e nel sentirsi meno degli altri, riaffermando nei suoi comportamenti l'importanza dei valori morali; per la giusta fermezza nel sostenere le proprie idee, sempre pronta però a riconoscere i propri errori, ma anche a difendersi da soprusi e attacchi ingiustificati; per l'importanza data al valore intrinseco della verità che fu da lei sostenuto al di sopra di qualsiasi convenienza, sostenendo che "la verità ripaga per sé stessa"; per la sentita profonda e sicura fede, sin da piccola, nel Dio della Misericordia, Onnipotente e Onnipresente; per le sue testimonianze che continuano a ispirare ed illuminare il cammino di quanti si sono avvicinati e di quanti si avvicinano alle sue opere e alla sua bibliografia, nonostante siano trascorsi più di 15 anni dalla sua morte.
Teora e la sua figlia
“A Teora – ci dice Luciano Luciani che ha scritto di lei su alcuni giornali -ignoravano tutto di Alma. Pur essendo un piccolo paese dove di solito ogni voce viene ampliata fuori misura, diventa un fatto straordinario, questo silenzio, questa discrezione. Eppure Alma non aveva dimenticato le sue origini, continuava a venire a Teora. Amava il suo paese tanto da sceglierlo come dimora delle mortali spoglie di suo marito, prima, e sue poi. La notizia dell’avvio della causa di canonizzazione ha colto di sorpresa anche il parroco don Pasquale Rosamilia. Fu, poi, lui stesso a dare l’annuncio ai suoi parrocchiani, ovvero ai teoresi, circa un paio di mesi fa, durante una omelia funebre.
Nella comunicazione del 21 giugno del 1987, contenuta nel II volume di “Opera d’oro-Colloqui con il Padre”, Alma Ferrara riporta, tra l’altro, un qualcosa che il Comunicatore (Gesù) sapeva benissimo che le avrebbe fatto piacere, un qualcosa che riguardava la sua amata Teora. Il suo paese natio era ancora nella fase di emergenza post sismica di sette anni prima, le macerie erano ancora quasi tutte là, le ferite e le sofferenze dei sopravvissuti laceravano il loro animo. Di questo Alma ne era consapevole e soffriva delle sofferenze dei suoi compaesani. Prima di congedarla, al termine della Sua ennesima comunicazione, ad una Alma molto stanca il Signore dice: “Vede e a tuo monte amato dare non può la tutela della sua portata distruzione. Non è arte, ma rovina, che assai colpito ha suolo irpino. E’ non altro che avvento, naturale portare a mò di barca, lo so, non è morte vera, Venuti sono a Me vicino tutti coloro che sono morti a causa del terremoto. Vero è, vero, te lo assicuro”. La Voce, in pratica, prima precisa che gli eventi catastrofici naturali non sono attribuibili ad un castigo divino e poi riferisce che le anime di tutti i teoresi (e supponiamo anche di tutti gli altri circa tremila) deceduti a causa del terremoto “sono compensate con la vita eterna accanto a Lui.” Il Signore non si ferma qui, ma aggiunge anche qualcosa che riguarda un suo nonno che lei non aveva mai conosciuto e del quale si raccontava di come fosse stato un uomo giusto e di sicura fede e le dice:“Dove quel tuo nonno, puoi, sono tuo Dio, a morte venire. Morto, fu a Me vicino Sibilia Nicola Maria”. Tradotto, le dice che anche l’anima di quel suo nonno è in paradiso.
Anche in un’altra Comunicazione si parla di Teora e sono le uniche due: è quella del 06/04/1988. Questa è riferita ad un nipote di Alma (Em.) che aveva subito una delicata operazione e che era andata a buon fine mentre un altro nipote (El.) aveva avuto seri problemi sul lavoro
“Vo nella tua cara Teora e ancora amo portare tua esente morte nipote Em. alla fede tua. Reso è a tuo nipote El. tutta umana tutela e umana, sentita corsa alla sua antica amicizia con tuo nome. Sono Dio della vita e non della sua attesa al posto di lavoro, ma tuo dolore non posso non vedere e tanto leggo nel tuo cuore, montanara dura ma buona, che tuo desiderio sono disposto a destinare a fatto avvenire. Vero è, amata figlia, vero è, vero: tuo nipote El. sarà senza dubbio molto presto contento di essere tuo nipote e di avere posto a tuo dono nel tuo nome avuto. Sii <porta aperta> per tuo nipote e abbi dono, per merito tuo, per lui: il dono del suo lavoro”.
Alma a margine di questo episodio annota che lei non aveva “osato elevare una preghiera” e che nonostante tutto “il Signore era stato lo stesso misericordioso”.
Autore: Paolo Ciccone
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