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> Home > Sezione Servi di Dio > Servi di Dio Giovanni Battista Sidoti, Chōsuke e Haru Condividi su Facebook Twitter

Servi di Dio Giovanni Battista Sidoti, Chōsuke e Haru Martiri

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† Tokyo, novembre 1714

Giovanni Battista Sidoti nasce a Palermo il 22 agosto 1667. Laureatosi a Palermo in Filosofia e in Teologia, verso la fine degli anni Ottanta del XVII secolo si trasferisce a Roma, città nella quale viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1690 e si laurea in Diritto civile ed ecclesiastico. Spinto da Papa Clemente XI, e ottenuto il titolo di Missionario Apostolico, parte per il Giappone. Vissuto per quattro anni a Manila (1704-1708), nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 1708 sbarca nell’isola giapponese di Yakushima. Interrogato, viene condotto dapprima a Nagasaki e poi a Edo, l’attuale Tokyo. Ristretto nel Kirishitan Yashiki (Prigione dei cristiani), viene assistito da due servi, Chōsuke e Haru, ai quali, su loro richiesta, amministra il Battesimo. Nell’inverno del 1713-14, i due servitori si autodenunciano del Battesimo ricevuto e vengono rinchiusi, insieme a Sidoti, in una buca, dove moriranno d’inedia. Dapprima, il 13 novembre, Chōsuke. In seguito, Haru e, il 27, Sidoti. L’Inchiesta diocesana della Causa di beatificazione del missionario e dei suoi due servi, volta a verificare il loro martirio in odio alla fede, si è svolta a Palermo e a Tokyo negli anni 2019-2021.



Giovanni Battista Sidoti nacque a Palermo, capitale del Regno di Sicilia, sotto la Corona spagnola, il 22 agosto 1667. Il giorno seguente, ricevette il Battesimo. Figlio di Giovanni Sidoti ed Eleonora D’Amico, ebbe due fratelli: Filippo (1664-1734), che ricoprì diverse cariche ecclesiastiche, tra le quali quella di Vicario Generale di tre Arcivescovi e Vicario Capitolare dell’Arcidiocesi di Palermo, e Paolo, nato nel 1670 e morto adolescente. Ebbe anche una sorella, Giovanna Eleonora Crocifissa († 1714), che ricoprì, per due mandati, la carica di Abbadessa del monastero di San Vito, delle claustrali del Terz’Ordine Francescano.
Laureatosi a Palermo in Filosofia e in Teologia, verso la fine degli anni Ottanta del XVII secolo si trasferì a Roma, dove fu ordinato dapprima diacono (17 dicembre 1689) e, in seguito, presbitero (23 settembre 1690), nella Basilica di san Giovanni in Laterano. Nell’Urbe, conseguì la laurea in utroque iure e divenne Uditore del Cardinale domenicano Tommaso Maria Ferrari (1647-1716). Mosso da zelo per la difficile situazione della fede cristiana in Giappone e, al contempo, obbediente a Papa Clemente XI, ricevuto il titolo di Missionario Apostolico, si recò in Giappone. Il 4 luglio 1702 partì da Roma alla volta delle Filippine, come membro della Delegazione del Patriarca d’Antiochia, il savoiardo Carlo Tommaso Maillard de Tournon (1668-1710), inviato in Cina, per risolvere la “questione dei riti cinesi”.
Imbarcatosi il giorno dopo a Civitavecchia e, attraccato a Genova, in varie città spagnole, alle Canarie, alle Mascarene e a Pondicherry (India), il 22 settembre 1704 sbarcò a Manila. Sidoti rimase nella capitale delle Isole Filippine fino alla realizzazione del tanto desiderato viaggio, che lo avrebbe portato nell’Impero del Sol Levante, e precisamente a Yakushima, isola dove sbarcò la notte tra il 10 e l’11 ottobre 1708.
Catturato dai soldati, fu interrogato nella Provincia di Satsuma (ottobre-novembre). Venne poi condotto a Nagasaki (20 dicembre 1708), città nella quale rimarrà fino al 25 ottobre 1709. Dopo pochi giorni del suo arrivo, fu interrogato (20-31 dicembre 1708) dai Giapponesi, aiutati dagli Olandesi, residenti nell’isola artificiale di Dejima. Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1709, Sidoti lasciò Nagasaki e venne condotto a Edo, città nella quale arrivò il 1° dicembre. Nell’allora capitale dello shogunato, il prete fu interrogato (22 dicembre 1709-1° gennaio 1710) da Arai Hakuseki (1657-1725), famoso consigliere dello shōgun.
Grazie al letterato neoconfuciano, abbiamo numerose notizie sugli anni giapponesi del missionario europeo. Arai avrebbe tanto desiderato che lo shōgun lasciasse ritornare il prete in Europa, ma il Giapponese lo fece rinchiudere nella prigione dei cristiani (Kirishitan yashiki), dandogli la compagnia di due servi, Chōsuke e Haru - i quali precedentemente si erano presi cura di altri cristiani rinchiusi nel Kirishitan yashiki - perché lo assistessero nelle necessità.
Nell’inverno del 1713-14, i due servitori si autodenunciarono alle Autorità giapponesi perché avevano ricevuto il Battesimo, da loro stessi richiesto, da Sidoti e vennero ristretti, insieme al prete, all’interno di una buca. Il 7 settembre 1714, Clemente XI, avute delle buone, ma invero false, notizie sulla splendida accoglienza ricevuta dal palermitano presso la corte dell’Imperatore, lo nominò Vicario Apostolico ad beneplacitum S. Sedis del Giappone - Sidoti non saprà della nomina, perché ristretto. In novembre però i tre prigionieri morirono. Dapprima, il 13 novembre, Chōsuke. In seguito, Haru e, il 27, Sidoti.
Dopo le notizie arrivate nel XVIII secolo nel continente europeo, riguardanti la morte del prete, la vicenda missionaria di Sidoti venne presto dimenticata. Nel 1865, a Tokyo, il pastore protestante statunitense Samuel R. Brown scoprì in modo casuale il manoscritto Seiyō Kibun (Note sull’Occidente) di Arai Hakuseki, che riporta l’interrogatorio di Sidoti a Edo e diverse altre notizie sulla vicenda giapponese del prete palermitano.
Nel 2014, sempre a Tokyo, vennero alla luce, in modo fortuito, mentre un’impresa edile stava lavorando per costruire le fondamenta di un palazzo, le ossa dell’Europeo e dei suoi due servi. Due anni dopo, gli studiosi giapponesi hanno certificato che le ossa venute alla luce sono proprio quelle di Sidoti, Chōsuke e Haru.
La vicenda di Sidoti presenta tre punti di contemporaneità: la fermezza nel perseguire le proprie idee, la necessità del confronto tra le culture e lo smascheramento di ogni forma di fondamentalismo religioso. Su quest’ultimo punto, mi piace riportare l’affermazione da lui pronunciata durante un interrogatorio a Edo, e condivisa da Arai - «le ingiustizie contro le altre nazioni non sono da attribuire alla religione degli aggressori ma solo agli aggressori stessi».
Di concerto con l’Arcidiocesi di Tokyo, e col Nulla Osta de Dicastero delle Cause dei Santi, l’Arcidiocesi di Palermo, ha iniziato, quale Parte Attrice, la Causa di Beatificazione o di Dichiarazione di Martirio dei Servi di Dio Giovanni Battista Sidoti, sacerdote diocesano e Vicario Apostolico del Giappone, Chōsuke, fedele laico, e Haru, fedele laica. Negli anni 2019-2021 è stata celebrata l’Inchiesta Diocesana, nelle sedi di Palermo e Tokyo, per l’Inchiesta Rogatoriale. Consegnati gli Atti dell’Inchiesta al Dicastero delle Cause dei Santi, e ricevuto il Decreto di validità giuridica, il Postulatore sta attualmente redigendo la Positio.


Autore:
Don Mario Torcivia, Postulatore

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Aggiunto/modificato il 2024-03-04

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