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Renzo Tognetti Chierico salesiano

Testimoni

Pietrasanta, Lucca, 1919 - Massa, Massa Carrara, 10 settembre 1944


Nato a Pietrasanta nel 1919, chierico salesiano e studente di teologia, apparteneva ad una famiglia antifascista, che aveva stretti legami di amicizia con quella di Gino Lombardi, una delle più significative figure della Resistenza versiliese.
Partigiano della formazione “Bandelloni”, Renzo svolgeva attività di collegamento con il CLN di Pietrasanta dal quale aveva ricevuto l’incarico di organizzare, per quanto possibile in quei drammatici momenti, la distribuzione di cibo e di generi vari alla popolazione.
Per questo motivo collaborò strettamente con il parroco di Valdicastello, don Libero Raglianti, altro sacerdote attivamente impegnato nella Resistenza, insieme al quale fu catturato nella canonica del paese durante il rastrellamento eseguito dalle SS, scese a valle dopo aver compiuto la strage di Sant’Anna, il 12 agosto 1944.
Condotto a Nozzano, sede del comando della 16 SS Panzer Grenadier Division, subì maltrattamenti e percosse,
Si legge nella testimonianza di Mario Bigongiari arrestato con il fratello don Mario, Cappellano di Lunata (Lucca):
“Ci condussero in un’aula del secondo piano, dove trovammo altri due di Lucca, certi Ninci e Vannini; erano circa le sette del mattino. Dalle condizioni dei primi internati veduti, capimmo che ci trovavamo in carcere e fra persone su cui pesavano gravi accuse. In una prima stanza, tutto intorno alla parete ‘erano dei  giovani in ginocchio di cui alcuni bendati. Nel mezzo c’era una sentinella tedesca armata di mitra che sorvegliava ogni movimento, percuotendo brutalmente chi, per stanchezza o insofferenza,cambiava posizione. Sempre al piano superiore in comunicazione con la nostra stanza, vi erano i rastrellati di Valdicastello. Tra loro in seguito conoscemmo il pievano don Libero Raglianti, un carmelitano Padre Marcello e uno studente di teologia salesiano Tognetti. Anche le condizioni di questi erano dolorose. L’aspetto lo dimostrava: barba lunga, vestiti strappati, volti cadaverici. Restammo in quella stanza, priva di qualsiasi mobile, tutta la mattina, senza subire alcun interrogatorio e senza  uscire nemmeno per i più elementari bisogni. Alle quattro del pomeriggio ci portarono in un solo coperchio di gavetta militare del grano cotto, che doveva servire insieme ad un pezzo di pane per 12 persone. La sera stessa ci fecero scendere al primo piano, in una stanza più grande con della paglia e delle panche, la quale comunicava con la stanza più terribile perché qui le sofferenze erano continue(…) Dopo due giorni cominciarono gli interrogatori. Ogniqualvolta non li soddisfacevano, si sfogavano brutalmente. Continuamente pesava su di noi l’incubo di partire sopra una camionetta con alcuni tedeschi armati. Poco dopo tornava la camionetta con i soli tedeschi. Ogni giorno eravamo spettatori di atrocità raffinate: troppo ci vorrebbe a raccontarle tutte. Un giorno portarono una donna di circa 30 anni. Fu messa nella stanza superiore, poi perché per i maltrattamenti subiti gridava aiuto dalla finestra, fu condotta in un piccolo gabinetto al piano superiore, sporco da non dirsi. Ve la tennero in fetore insopportabile, senza avvicinarsi nessuno, senza bere e senza mangiare due giorni e due notti. Impazzita, fu fucilata in una fossa a poca distanza dalla scuola. Si chimava Lelia Farnocchia.
Ricordano Italo Ninci e Antonio Vannini, scampati alla morte nel carcere di Nozzano:”Fummo fatti salire al piano superiore dove trovammo due stanze piene di gente, dove trovammo una sessantina di persone portatevi da vari punti dalla nostra e dalla provincia di Pisa, da Pietrasanta e da Valdicastello., tutte giacenti a terra ma dagli aguzzini tedeschi obbligati a fare dei salti, a giostrare vorticosamente, a passare con ventre denudato sulla terra, a strusciare la lingua sul pavimento ed altre esercitazioni brutali. Nello stesso locale c’erano tre sacerdoti: don Giuseppe Del Fiorentino, parroco di Bargecchia, don Libero Raglianti, Parroco di Valdicastello e un salesiano (=Renzo Tognetti)
Nei primi giorni di settembre, Tognetti fu trasferito nel castello Malaspina di Massa, trasformato in carcere e fucilato al Ponte di Forno il giorno 10, quando furono eliminate circa quaranta persone  nei dintorni della città.
A Renzo Tognetti è stata concessa la Medaglia d’Argento al Merito Civile:
“Chierico, studente di teologia fu attivamente impegnato nella Resistenza versiliese, adoperandosi inoltre nella generosa opera di assistenza e ricovero delle popolazioni sfollate. Catturato dalle truppe naziste e sottoposto a maltrattamenti e torture, veniva poi barbaramente fucilato insieme ad altri compagni di prigionia. Splendido esempio di umana solidarietà, eccezionale spirito di sacrificio ed amore per la libertà. 10 settembre 1944 – Ponte di Forno (Massa)”.


Fonte:
www.anpiginolombardiversilia.it

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Aggiunto/modificato il 2019-09-10

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