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Padre Lodovico Crimella Missionario della Consolata

Testimoni

Valmadrera, Lecco, 10 febbraio 1937 - Torino, 4 dicembre 1994


A Valmadrera, un paese sulle rive del lago di Lecco circondato da boschi e montagne, il 10 febbraio 1937 nacque Lodovico Crimella, decimo di quindici figli. Ricevette il battesimo nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, mamma Monica era una donna di grande fede, papà Battista, molto buono,era mezzadro. In paese si era dediti all’agricoltura, all’allevamento del bestiame e alla lavorazione del legname.
Lodovico trovò lavoro, poco più che adolescente, come operaio in una fonderia e poi in fabbrica, ma riusciva anche ad aiutare il papà. Nel tempo libero si rendeva disponibile in parrocchiae si iscrisse all’Azione Cattolica. Vico, così era chiamato in casa, ebbe sempre una forte sensibilità verso i bisognosi.Ventenne, durante un ritiro spirituale a Bevera, presso i Missionari della Consolata, sentì la chiamata alla vita religiosa e per dirlo ai genitori chiese aiuto al direttore spirituale, ben sapendo che il suo contributo economico era importante per le gestione del bilancio familiare. Anche la sorella Rosa si consacrò al Signore nell’istituto delle Suore Canossiane.
Lodovico aveva lasciato gli studi da molti anni, così per non arrivare impreparato, la sera, almeno due volte a settimana ricevettelezioni di grammatica dal sacerdote suo amico e confidente. La destinazione fuRosignano Monferrato, in una casa dei Missionari della Consolata, seminarista dalla “vocazione adulta”.Serio e tenace, in cinque anni terminò gli studi liceali. Nel 1962, nuovamente a Rosignano, frequentò l’anno di noviziato che si concluse con la prima professione religiosa. Iniziò gli studi filosofici, a Torino, in Casa Madre, seguirono quelli teologici. Poté così pregare ogni giorno sulla tomba del Fondatore beato Giuseppe Allamano e visitare il Santuario della Vergine Consolata, dove l’Istituto aveva avuto origine. In quegli anni,una grave forma reumatica causò problemi cardiaci che rimasero poi negli anni a venire. Venne ordinato sacerdote il 21 dicembre 1968 a Torino, nella cappella di Casa Madre, il giorno seguente, domenica, celebrò la prima Messa nel paese natio. Fu una grande festa in famiglia e per tutti i compaesani. La Messa di ringraziamento la celebrò invece nel Santuario di San Martino (del XIII secolo), su un vicino promontorio, dove tante volte da ragazzo si era recato a pregare, contemplando, in silenzio, il dolce volto della Madonna che allatta il Bambino, rappresentata in un pregevole affresco. Padre Lodovico, in attesa di destinazione, per quasi un anno rimase nella sua Valmadrera,rendendosi utile per qualche servizio.
Finalmente giunse la tanto sospirata destinazione, il Brasile, e com’è usanza ricevette il Crocifisso in un toccante rito di saluto, alla presenza dei familiari, del parroco e di un buon numero di fedeli.Lodovico partì da Genova il 13 novembre 1969, destinazione Boa Vista, capitale di Roraima. Con un confratello,anch’egli fresco di ordinazione, arrivarono nel mese di dicembre, in una missione grande come l’Italia. Erano senza mezzi, in più ricevettero la notizia che in quei giorni alcuni indios avevano trucidato un missionario e altre tredici persone. Ma padre Lodovico era un vulcano, lasciarono la tranquilla fazenda per andare a vivere nei villaggi, vicini agli indios più poveri, di fatto quasi esclusi dall’annuncio del Vangelo. I primi risultati si ebbero nel biennio 1972-73, padre Lodovico aprì tre negozi (cantinas) per favorire l’affrancamento degli indios dai fazendeiros,affidati a una cooperativa, con gestione indipendente dalla diocesi.
Nel 1973 p. Lodovico ebbe la gioia di tornare a casa per celebrare il 50° di nozze dei genitori. Tornò quindi in Sud America e tra gli incarichi ebbe anche l’incarico di gestire l’amministrazione della Missione, ma nell’aprile del 1972 ottenne di essere esonerato da tali incombenze “d’ufficio”, per dedicarsi totalmente all’attività pastorale. Con padre Marcon fu inviato in un vasto territorio presso i confini del Venezuela, a Normandia, dove rimarrà per circa sei anni. Il suo impegno fu totale, con abnegazione e coraggio spese ogni energia per favorire la promozione umana e culturale degli indios. Operò in particolare nel territorio di Raposa Terra do Sol, in piena foresta amazzonica, tra Brasile, Guyana e Venezuela dove la popolazione era dominata da prepotenti latifondisti. Padre Lodovico era ben consapevole che sollevare gli indiosos da tale vergognosa dipendenza, costituiva l’unica via d’uscita affinché potessero crescere culturalmente. Decise pertanto di aprile alcune scuole nei villaggi, contrastato violentemente dai proprietari di bestiame che vedevano il pericolo di perdere lo sfruttamento della manovalanza. Padre Lodovico non si spaventò, né si arrese alle loro minacce. La scuola di Oixi iniziò a funzionare nel 1977, è considerato l’inizio delle rivendicazioni degli indios sulle loro terre. Dal ‘77 alla metà del 1980 padre Lodovico fu di nuovo a Boa Vista con l’incarico di amministratore della Missione. Rientrò quindi in Italia per un periodo di vacanza in famiglia, ricevendo nel contempo dai superiori la proposta di non partire per assumere l’incarico di procuratore per le Missioni. Non era la sua strada.
Tornato in Brasile, padre Lodovico si trovò ad affrontare le sofferenze di trecento famiglie, ognuna con uno o due ammalati di lebbra, abbandonate e povere, stabilite sulle sponde del Lago do Aleixo dopo la chiusura, nel 1978, della Colonia per lebbrosi. L’arcivescovo di Manaus si rivolse a lui per risolvere il problema di un’istituzione governativa alla deriva, che i lebbrosi non chiamano più “Colonia Aleixo” ma “Colonia Onze de Maio”, perché l’11 maggio 1978 si erano ribellati al sistema di segregazione. Nel 1981 padre Lodovico accolse con gioia la proposta dell’Arcivescovo di farsi carico del lebbrosario, andò ad abitare fra i lebbrosi in una casetta di legno simile alla loro, dando inizio a un’attività straordinaria per renderli autosufficienti. Fu anche l’anno in cui fu istituita la parrocchia.
Padre Lodovico attuò un programma preciso: conoscere persone e abitudini, poi iniziare a stimolare il cammino spirituale dei lebbrosi, affinché recuperassero fiducia in se stessi.Li convinse che, sebbene mutilati, erano persone da rispettare. Nella Colonia tutti ebbero un compito adatto alle proprie capacità, anche chi non aveva piedi o gambe.La vecchia fornace dei tempi della colonizzazione tornò a funzionareper produrre mattoni necessari per sostituire le capanne di paglia con abitazioni decorose. Nacquero fattorie comunitarie, ma anche opere e servizi sociali: asilo, scuola, attività sportive. Iniziò quindi la collaborazione con l’Associazione Italiana Raoul Follereau e con tre suore, ma la maggior parte del lavoro era affidata a gente del posto. Da analfabeti, in molti acquisirono un livello minimo di scolarità. Nel 1992 la comunità del Lago do Aleixo contava 20 mila persone, con circa 1600 malati di lebbra, seguiti dall’ospedale governativo. L’Associazione nel 1993 assegnò il premioRaoul Follereau a padre Lodovicoche per l’importante circostanza, nell’aula Paolo VI,poté incontrare san Giovanni Paolo II.
L’Associazione Raoul Follereau, nel gennaio 1994,gli chiese di tenere in Italia una serie di conferenze. Nel lasciare il Brasilepadre Lodovico accusò un’eccessiva stanchezza.Fece poi ritorno tra la sua gente, ad Aleixo,ma fu di brevissima durata perché, poche settimane dopo, in aprile, dovette rientrare precipitosamente in Italia. Una grave malattia aveva inesorabilmente colpito il suo fisico. Nel suo ultimo giorno di permanenza in Brasile, il 19 aprile 1994, padre Lodovico diede vita ad una nuova iniziativa: “Progetto 19”, per finanziare la costruzione di una Casa dello Studente,riservata ai lebbrosi o ai loro figli che frequentavano la scuola della Missione, affinché potessero proseguire gli studi, anche universitari.
Un tumore costrinse padre Lodovico a sette lunghi mesi di sofferenza, in cui alternò i ricoveri ospedalieri ai ritorni in comunità. Fu ricoverato anche presso l’ospedale Koelliker, dove era chiamato il “piccolo Santo”. Durante un miglioramento ebbe la possibilità di tornare a Valmadrera.
Ebbe sempre un pensiero per le sue Missioni, mantenne infatti l’orologio con l’ora di Manaus, così gli era più facile sapere che cosa stava accadendo ad Aleixo. In novembre era ormai certo l’esito della malattia e si confessò col nipote sacerdote, da cui ricevette l’unzione degli infermi. In un tavolino della camera in cui era degente celebrò la sua ultima messa. Il 4 dicembre 1994 padre Lodovico Crimellamorì nell’infermeria della Casa Madre di Torino. Il funerale fu celebrato nel paese natio nel cui cimitero venne sepolto.
La memoria di padre Lodovisoè viva, il suo esempio invita ancora a vivere la Fede nel segno della carità a vantaggio degli ultimi. Nel 1995 a Lago di Aleixoè stato inaugurato un cippocommemorativo, nel cui basamentosono stati sistemati un po’ di terra diValmadrera ealcuni sassi delSantuario dellaMadonna diSan Martino. Un ponte ideale unisce Italia e Brasile, nel nome di un uomo partito da un piccolo paese circondato da montagne, grandi quanto la Fede che ebbe fin da ragazzo.


Autore:
Daniele bolognini


Note:
Per informazioni:
Associazione Amici del Lago di Aleixo
Via Lomellina, 17 - 20133 Milano

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Aggiunto/modificato il 2019-11-13

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