Nella cripta della Chiesa Madre di San Giorgio di Locorotondo, leggiadro centro vitivinicolo affacciato sull'incantata valle d'Itria cosparsa dei tipici trulli, insieme ad altre reliquie donate fra Sei e Settecento dal cardinale Innico Caracciolo dei duchi di Martina Franca i quali erano anche baroni di Locorotondo, si trovano oggi giù nella cripta in apposito vano chiuso da vetri le ossa di Santa Felicissima martire, consistenti nella calotta cranica ed in pochi altri frantumi poste in un'urna argentea di vetro. Tale Santa, di cui è ignota la vita ed il martirio e che certamente il cardinal Caracciolo riesumò dalle catacombe romane ai tempi in cui fu titolare del cappello cardinalizio dei Santi Luca e Martina (egli morì nel 1730), fino ai primi del Novecento era invocata dai "cordonnesi" (così vengono chiamati gli abitanti del bel borgo della valle d'Itria) come l'analoga Santa Comasia venerata nella vicina Martina Franca per ottenere il dono dell'acqua in tempi di siccità; oggi Ella giace dimenticata e sconosciuta ai più.
Autore: Damiano Nicolella
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