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> Home > Sezione Chiese Orientali Ortodosse > San Pietro (Vasilij Kostantinovich Zverev) Condividi su Facebook Twitter

San Pietro (Vasilij Kostantinovich Zverev) Vescovo e martire

(Chiese Orientali)

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18 febbraio 1878 - 1929


Il martire Petr (al secolo Vasilij Kostantinovich Zverev) nacque il 18 febbraio 1878. Dopo la scuola ginnasiale, nel 1895 si iscrisse alla facoltà storico - filosofica dell’università di Mosca. Nel 1899 iniziò i corsi teologici all’Accademia di Kazan’ e dopo appena un anno entrò in monastero e venne ordinato sacerdote. Durante la prima guerra mondiale fu cappellano al fronte. In seguito venne nominato igumeno del monastero dell’Assunzione di Tver e già nel 1917 provò per qualche mese la prigione, incarcerato dai rossi come ostaggio. Il 14 febbraio 1919 venne consacrato vescovo e destinato come vicario nella diocesi di Nizhegorod.
Nel maggio 1921 i comunisti arrestarono il vescovo Petr. Tale era la popolarità e la venerazione per il vescovo che gli operai della città come protesta scioperarono per tre giorni. Le autorità comuniste promisero che il vescovo sarebbe stato liberato in breve tempo, ma come al solito, disprezzando la volontà degli operai, spedirono il vescovo a Mosca dove venne incarcerato nella Lubjanka. Dalla Lubjanka passò alla Butyrskaja e da qui alla Taganka dove trovò la compagnia di altri tredici vescovi. Da Mosca venne poi trasferito a Leningrado dove rimase fino al 4 gennaio del 1922. A questo punto viene liberato e può tornare a Mosca, ma non nella sua diocesi. Il patriarca lo nomina vicario della diocesi di Tver. L’anno 1922 è l’anno della grande carestia. La gente muore di fame. Il vescovo Petr fonda un ‘Comitato per l’aiuto agli affamati’ e vende i preziosi della chiesa per soccorrere i bisognosi.
L’anno 1922 è anche l’anno dello scisma degli ‘innovatori’, i progressisti ortodossi sostenuti dai comunisti per dividere e quindi indebolire la Chiesa. Il vescovo Petr vi si oppone decisamente in nome dell’unità della Chiesa, ma con questo si attira le ire dei ‘compagni’. Il 24 novembre 1922 viene arrestato assieme ad altri quattro suoi collaboratori, accusati di aver diffuso la lettera pastorale del vescovo che condannava gli innovatori. Il 26 febbraio 1923 vengono tutti condannati al confino nel Turkestan per tre anni. Alla fine del 1924 il vescovo viene liberato prima del tempo su richiesta del Patriarca Tichon che lo richiede come suo aiuto. Il 16 luglio 1925, dopo la morte del Patriarca, il vescovo Petr è destinato alla diocesi di Voronezh come vicario. Alla morte dell’ordinario Vladimir, gli succede alla cattedra. La situazione nella diocesi è, come altrove, precaria: quasi tutte le chiese sono state chiuse; gli attacchi al vescovo sono sempre più frequenti; quando passa per le strade i comunisti più zelanti gli lanciano sassi al punto che i fedeli organizzano una guardia del corpo che segue il vescovo nei suoi spostamenti. La stima per il vescovo da parte dei credenti è tale che molti dei sacerdoti innovatori che avevano abbandonato la chiesa ortodossa ritornano alla casa madre. La qual cosa disturba enormemente lo zelo comunista.
Nell’autunno 1926 il vescovo Petr viene arrestato assieme a nove suoi collaboratori. Il 4 aprile 1927 il vescovo Petr e Dmitrij Moskalev vengono condannati a dieci anni di lager, tre altri collaboratori a tre anni di lager e gli alti a tre anni di confino nel Kazakistan.
Nella tarda primavera del 1927 il vescovo Petr raggiunge l’ultima e definitiva cattedra vescovile nel lager delle isole Solovki dove morirà di stenti e di tifo il 7 febbraio 1929 alle ore 7 della sera. Le sue ultime parole: “Non desidero più vivere; il Signore mi chiama nella sua casa”.

Dalle lettere dal lager delle Solovki

7 agosto 1927.    “Che il Signore vi conservi tutti nella sua pace, in salute e vi benedica. Vi ricordo tutti con amore e prego per tutti. Mi inchino davanti a tutti e vi benedico. Grazie a Dio noi siamo vivi, sani e contenti. Assieme all’arcivescovo di Kursk io faccio il custode. Gloria, gloria al Signore! Sia ringraziato il Signore per tutto. Non dimenticatevi di pregare per il peccatore arcivescovo Petr…”
“Non ricevo nessuna lettera da parte vostra, per questo non so come state. Non so neppure se avete ricevuto le mie lettere. Ringraziando Dio fino ad oggi sono vivo e sano; con lo spirito sono sempre con voi e prego continuamente per voi. Voglio pensare che anche voi non mi dimenticate e pregate per me… Vivo di ricordi e conservo nel mio cuore il gregge che Dio mi ha donato, per il quale prego e che di cuore benedico. Sia ringraziato Dio per tutto quello che lui dispone! Grazie alle vostre preghiere noi siamo sani e forti nello spirito…

6 ottobre 1927. “Auguri, miei cari, per la prossima festa di Natale. Nella preghiera chiedo dal Signore che vi conceda ogni grazia e soprattutto la salvezza dello spirito, è la cosa più importante: se c’è questa, ci sarà anche tutto il resto, purché sappiate amare Cristo, sappiate respirare e vivere soltanto con Lui, pensare soltanto a Lui, tendere a Lui, parlare con Lui, leggere le sue parole nel Vangelo e imparare ad incarnarle nella vita. Se saprete amare Cristo, tutto attorno a voi sarà gradevole, sereno, non angusto. Pregate affinché il Signore mi insegni quest’unica scienza necessaria. Ringrazio voi e tutti, soprattutto coloro che hanno pregato per me e mi hanno ricordato nell’anniversario della mia dipartita da voi. Quest’anno e la lontananza non hanno per niente raffreddato il mio cuore, ma vi amo ancor più nel Signore ed auguro a voi ogni bene. Siate sani, pacifici e felici, e vi protegga la Madre di Dio e di tutti, assieme a tutti i santi. La pace e la benedizione divina sia con tutti voi.”

13 febbraio 1928 “E’ triste che nessuno di voi riceva le mie lettere. Anche da voi ricevo poche notizie sebbene sappia che mi scrivete, mi ricordate e pregate per me. Se non ricevete lettere da me, nessuno pensi che lo abbia allontanato dal mio cuore e dalla memoria: vi amo tutti nel Signore, vi ricordo, vi ringrazio e vi benedico. Il Signore vi conceda ogni felicità…L’amore non può essere limitato; esso opera anche in lontananza e nella preghiera raccoglie in unità tutti; di fronte a Dio noi siamo sempre insieme…”

4 marzo 1928. “Non so esprimere a parole quanto io stimo ciò che fate per me e come io vi sia cordialmente riconoscente. La vostra partecipazione alla mia sorte e la cura che mi riservate addolciscono la nostra vita e rafforzano il nostro spirito. Se io sono diventato caro e vicino a voi per il fatto che voi avete sofferto molto per me, che dire di quanto mi siate cari e vicini per il fatto che ho sofferto e soffro per voi tutti, affinché possiate giungere alla salvezza. Non sono triste, anzi ringrazio Dio per tutto, sebbene non sappia se potrò un giorno vedervi oppure dovrò lasciare le mie ossa accanto a quelle dell’egumeno Innokentij morto nel lager. In tutto sia fatta la volontà di Dio. Mi ha consolato la notizia che voi pregate per padre Innokentij. Che Dio vi ricompensi…”

15 gennaio 1929. “Sia ringraziato Dio per tutto quello che ho dovuto sopportare e sopporto. Ho incontrato le feste natalizie particolarmente triste e addolorato, come non mai prima. Ho trascorso le feste lontano da casa, lontano da quelli che desidererei aver vicino. Ma devo sopportare tutto questo in modo forte. Che fare? Non puoi vivere come vuoi, ma come dispone Dio. Da tanto tempo non ricevo vostre lettere. Io sono ancor vivo grazi alle vostre preghiere…”

Ultima lettera poco prima della sua morte. “Pregate perché il Signore sia sempre misericordioso e mi conceda di servire la sua santa Chiesa con l’accettazione e la sopportazione silenziosa di tutte le offese e i maltrattamenti, sottomesso alla volontà di Dio, con umiltà ed amore verso il prossimo, in particolare verso il mio gregge e con la preghiera per tutti. Anche con la morte lontana dai miei cari, se il Signore verrà a prendere la mia anima. Molti pensieri si affollano nella mia mente, ma la cartolina di cui dispongo è stretta e piccola e quindi non posso condividerli con voi, sebbene lo desideri. Per la grazia di Dio e le vostre preghiere sono ancora vivo e relativamente sano, a parte i dolori reumatici alle ossa. Vi proteggano tutti le preghiere della Madre di Dio, dei santi Mitrofane, Tichon e Antonij, santi protettori della diocesi di Voronezh. Come prima vivo nella solitudine e in un luogo deserto. Ringrazio il Signore per tutto e in tutto umilmente mi inchino alla Sua volontà…”.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-10

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