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> Home > Sezione Chiese Orientali Ortodosse > Sant' Uar (Petr Alekseevich Shmarin) Condividi su Facebook Twitter

Sant' Uar (Petr Alekseevich Shmarin) Vescovo e martire

(Chiese Orientali)

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11 ottobre 1980 - 23 settembre 1938


Il martire Uar (al secolo Petr Alekseevich Shmarin) nasce l’11 ottobre 1980 nel villaggio Nova-Sitovka, governatorato di Tambov (Siberia). da una famiglia di contadini poveri con tredici figli, dei quali soltanto due riescono a superare l’infanzia. Petr può frequentare le scuole elementari e proseguire gli studi grazie ad un sacerdote benefattore che prende su di sé anche il compito di aiutare la famiglia dal momento che il padre di Petr era morto in giovane età. Terminati gli studi Petr sposa Klavdija, una ragazza sedicenne di buona famiglia, superando gli ostacoli della mamma di lei che non crede di dover concedere la figlia ad un povero figlio di poveri contadini.
Il 21 marzo 1904 Petr è ordinato diacono e destinato alla parrocchia di Mantsinsari sul lago di Ladoga (Carelia). In questo periodo padre Petr perfeziona personalmente gli studi teologici e scientifici, in particolare medici. Non può permettersi di trascurare la famiglia anche perché nel frattempo sono nati sei figli. Nell’ottobre 1910 è ordinato sacerdote e si trasferisce a Viborg, sempre in Carelia. Scoppiata la rivoluzione, la Carelia si stacca dalla Russia e padre Petr è costretto a ritornare in patria. Porta moglie e figli al villaggio natio Nova-Sitovka e lui si stabilisce a Pietrograd. Nel 1918 la moglie Klavdija muore di tifo e i sei figli vengono accolti dalla mamma di lei. A Pietrograd infuria la guerra civile e la gente muore di fame. Padre Petr a stento riesce a sopravvivere. Nel 1919 la famiglia si può riunire perché padre Petr è nominato parroco a Tjuchevo (Siberia) dove i fedeli regalano al loro parroco una mucca, un appartamento con due stanze oltre agli alimenti per sfamare sette bocche. Una situazione che padre Petr considera particolarmente tranquilla se non ci fossero i compagni che più volte (fortunatamente per poco tempo)arrestano il parroco e lo consigliano, per il bene della famiglia, di deporre l’abito ed occuparsi di affari più redditizi. Il partito ad una persona intelligente e capace avrebbe garantito una adeguata carriera. Padre Petr non ha nessuna intenzione di tradire la propria vocazione ed allontana in modo deciso ogni lusinga. Ma neppure i comunisti demordono.
Nel 1924 padre Petr viene arrestato, la sua abitazione perquisita e lui rinchiuso nella prigione di Lebedjan’. Dagli atti del processo traduciamo: “Lei ha una grande famiglia, le sarà difficoltoso allevare i figli nelle nuove condizioni sociali: rinunci al sacerdozio. Lei è una persona molto istruita; a noi servono gli uomini come lei; stiamo costruendo un nuovo stato ed abbiamo bisogno di gente colta; le garantiamo un buon lavoro, prestigioso, un appartamento, le assicuriamo tutto il necessario, non avrà nessuna preoccupazione. L’unico ostacolo per ottenere tutto questo è il suo sacerdozio”. Risponde padre Petr: “Non otterrete mai quello che voi desiderate da me. Sono un uomo che non è disposto a tradire quello in cui crede. Sono del tutto inutili i vostri sforzi”. Dopo qualche mese viene liberato        .    Il 20 agosto 1926 padre Petr viene ordinato vescovo della diocesi di Lipeck (Siberia) e prende il nome di Uar. Prima di accettare l’episcopato padre Petr si era preoccupato di assicurare un sacerdote per la parrocchia che doveva lasciare. Per questo convince il figlio maggiore Nikolaj ad essere ordinato sacerdote e sostituirlo nella parrocchia. In quei tempi, in quella situazione accettare il sacerdozio equivaleva essere disposti al martirio. Nella sua nuova carica il vescovo Uar è impegnato a ridestare la fede, incoraggiare i deboli e combattere contro gli innovatori, i scismatici legati al partito in carica.                       
Nel 1932 il sacerdote Nikolaj, figlio del vescovo, viene arrestato, invitato a rinunciare al sacerdozio e, dopo il rifiuto, condannato a tre anni di lager. Nello stesso anno tre dei figli del vescovo muoiono di tifo. Il figlio Nikolaj, ritornato dal lager chiede al vescovo di poter ritirarsi senza rinunciare pubblicamente al proprio sacerdozio. La preoccupazione per la famiglia è decisiva. Il vescovo acconsente con dolore, ma pieno di commiserazione. La croce si fa sempre più pesante mentre attende il martirio. La chiesa cattedrale viene chiusa e una seconda chiesa è in pericolo di subire la stessa sorte. I fedeli son vigilanti e quando arriva la brigata comunista per trasformare la chiesa in deposito ‘sociale’ oppongono resistenza pacifica. Ciò è considerato resistenza illegale alla autorità costituita. Viene arrestato il vescovo, il diacono,il presidente laico del consiglio parrocchiale e i fedeli più impegnati religiosamente. Il processo si svolge secondo i riti della farsa sovietica. E il vescovo è condannato a sette anni di lager. Nel marzo 1936 parte per il lager di Karaganda (Kazakistan) dove rimane fino all’8 febbraio 1937. Con lui si trova anche il presidente del consiglio parrocchiale che scrive ai suoi cari: “Il vescovo si trova male, è ammalato e lo costringono ad un lavoro pesante, ma è sempre sereno e consola gli altri”. Nel 1938 il vescovo Uar viene collocato in una baracca di delinquenti comuni. Il 23 settembre 1938 è ucciso dagli stessi delinquenti, probabilmente su ordine delle autorità del campo.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-13

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