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> Home > Sezione Chiese Orientali Ortodosse > San Vittorio (Kostantin Aleksandrovich Ostrovidov) Condividi su Facebook Twitter

San Vittorio (Kostantin Aleksandrovich Ostrovidov) Vescovo e confessore

(Chiese Orientali)

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20 maggio 1875 - 2 maggio 1934


Viktor, al secolo Kostantin Aleksandrovich Ostrovidov nacque il 20 maggio 1875 nel villaggio Zolotoj Kamyshin, governatorato di Saratov. Nel 1899 termina il seminario teologico di Saratov e nello stesso anno prosegue gli studi all’Accademia teologica di Kazan’. Nel 1903 si fa monaco, viene ordinato sacerdote e destinato come superiore al monastero della Trasfigurazione di Saratov. La sua attività non si limita alla cura spirituale del monastero. Egli è attratto in modo particolare dalla passione missionaria che si esprime in modo particolare fra i Ciubashi, popolazione indigena in buona parte ancora pagana. Quando nel 1904 viene istituita una speciale associazione per la missione fra i Ciubashi, padre Viktor è nominato segretario della stessa.. Dopo breve tempo gli viene aggregata la missione in Terra Santa, dove rimarrà fino al 1908. Nello stesso anno è chiamato ad essere l’animatore del ‘Congresso missionario di tutta la Russia’ svoltosi a Kiev. Nel 1910 è nominato superiore del monastero della SS. Trinità a San Pietroburgo.
Nel dicembre 1919 padre Viktor è consacrato vescovo e nominato vicario nella diocesi di Vjatka. Predicatore affascinante attira molta gente in chiesa, ma nello stesso tempo desta anche la preoccupazione dei comunisti che pensano bene di arrestarlo accusandolo di ‘propaganda contro la medicina’. Se la cava con soli cinque mesi di prigione. Quando nel 1922 l’ordinario della diocesi di Vjatla, il vescovo Pavel, viene arrestato, è il vicario, il vescovo Viktor, a sostituirlo. Gli innovatori approfittano dell’arresto del vescovo Pavel per occuparne la sede ed invitare il vescovo Viktor a ritirarsi in buon ordine. Costui risponde: “Un giorno il Signore disse: ‘In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante (Gv 10,1)”. E il beato apostolo Paolo, rivolgendosi ai pastori della Chiesa di Cristo disse:’ Io so che dopo la mia partenza entreranno da voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; e perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni ad insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate” (Atti 20,29). La ferma opposizione del vescovo Viktor non piace ai comunisti, i quali Il 25 agosto 1922 lo arrestano assieme ad altri sacerdoti.
Trasportato a Mosca, interrogato soprattutto sul suo rapporto con gli innovatori, rispose con tutta franchezza:”Per motivi canonici io non posso riconoscerli”. Venne condannato a tre anni di confino. Dal confino egli scrive: “Per la grazia e l’amore di Dio, stiamo tutti bene. D’estate possiamo pescare ed ora che è inverno aiutiamo i poveri. Celebriamo in casa e quando preghiamo vi ricordiamo tutti cordialmente. Peccato che io sia lontano da voi. Ma in tutto sia fatta la volontà di Dio. Spero nella misericordia di Dio di poterci al più presto incontrare, ma non so quando potrà accadere. Vivete in Cristo. Ricordatevi di me nelle vostre preghiere. Il vostro vescovo.
“Per la grazia di Dio e le vostre preghiere sono vivo e sano. Il nostro è un posto remoto, la gente vive poveramente, la posta arriva con difficoltà. Preghiamo in casa perché il parroco è passato dalla parte degli eretici. I contadini con noi sono cordiali e ci aiutano: ci portano latte e patate e noi passiamo a loro medicinali. I bambini vanno per strada quasi nudi. Non hanno nulla da mettersi a dosso e si ammalano per il freddo. Ricordiamo sempre il vostro amore e anche voi non dimenticateci nelle vostre preghiere, ma non pregate con gli eretici. Piuttosto pregate in casa. La grazia di Dio vi protegga da ogni male e da ogni disgrazia…”
Il  23 febbraio 1926 il vescovo Viktor e il vescovo Pavel poterono ritornare a Vjatla, ma non per molto tempo. Il 14 maggio dello stesso anno il Vescovo Pavel fu arrestato perché durante la predicazione aveva affermato che in Russia esisteva la persecuzione contro i credenti. Nello stesso giorno venne arrestato anche il vescovo Viktor per aver condiviso le idee del vescovo Pavel e per aver pronunciato delle frasi contro la rivoluzione. Furono condannati, si pensava peggio, a non poter vivere per tre anni nelle principali città della Russia, fra le quali era compresa Vjatka. Il vescovo Viktor scelse di vivere al confino nella città di Glazov.
Il 29 luglio 1927 il metropolita Sergij, luogotenente del Patriarcato fece la famosa dichiarazione di fedeltà al regime. Alla fine di febbraio del 1928 il vescovo Viktor scrisse ai fedeli una lettera dalla città di Glazov, dove era confinato, per esprimere il suo disaccordo con il metropolita. Il 4 aprile 1928 il vescovo Viktor venne arrestato.
Trasferito a Mosca fu interrogato dal giudice istruttore che come prima domanda gli chiese conto della lettera scritta ai fedeli. Prosegue il giudice; “Nel suo documento si incontra frequentemente la parola ‘testimonianza’. Che cosa lei intendi per questo termine

Vescovo: “Il termine ‘testimonianza’’ per noi credenti significa fortezza nella fede e coraggio delle proprie convinzioni, senza badare agli scandali, alle privazioni materiali, agli ostacoli, alle persecuzioni.”
Giudice: “Protestando contro le limitazioni imposte ai diritti dei sacerdoti di affermare qualsiasi cosa contro il potere civile in difesa della verità divina, lei si considera un difensore di questo diritto?”
Vescovo: “Certamente, quando il potere civile attaccare la fede, cioè usa la violenza contro i credenti per raggiungere i propri scopi.”
Giudice: “Allora, secondo il documento, il termine testimonianza deve essere inteso come attacco contro il potere sovietico che usa violenza contro i i credenti?”
Vescovo: “Testimonianza come attacco contro il potere civile è possibile soltanto nel caso in cui il potere civile usa per primo la violenza contro la fede; inoltre in questo caso la stessa sofferenza diventa una testimonianza”
  
Il 18 maggio 1928 il vescovo Viktor venne condannato a tre anni di lager da scontarsi alle isole Solovki. Il professore universitario Andreev che condivise la vita al lager con il vescovo ha lasciato di lui la seguente testimonianza: “Con tutti era gentile ed accogliente, conservava sempre un sorriso luminoso e sereno ed uno sguardo illuminato e benevolo. ‘Bisogna consolare ogni persona che si incontra’ amava ripetere. Per ognuno aveva una parola rasserenante e spesso a ciascuno donava anche un piccolo regalo. Il vescovo riceveva molti pacchi, ma distribuiva quasi tutto agli altri: Per sé teneva pochissimo.”
Il 4 aprile 1931 scadeva il termine della pena, ma il vescovo non venne liberato. Il 10 aprile venne condannato a 3 anni di confino nelle regioni nordiche. Qui il 13 dicembre1932 il vescovo Viktor venne nuovamente arrestato e condannato al confino per rapporti con il vescovo Apollos di Archangel’skij dal quale riceveva pacchi. Apollos era stato condannato per antisovietismo, era quindi giusto condannare anche quelli che da lui ricevevano pacchi. Perfetta logica leninista: “bisogna eliminare tutti i borghesi, tutti quelli che sostengono i borghesi e tutti quelli che in certi casi potrebbero sostenerli”. Nei primi sette giorni di interrogatorio al vescovo che si rifiutava di sottoscrivere il protocollo di colpevolezza non fu permesso né di sdraiarsi e neppure di dormire. Un giorno perse la conoscenza, ma ripresosi ebbe la forza di resistere.
Il 1° maggio 1933 il vescovo Viktov venne condannato ad altri tre anni di confino nelle regioni del Nord. A causa della collettivizzazione il villaggio Neruca, dove era stato confinato, viveva nella povertà estrema. Nell’inverno 1934 molti morirono di fame e di malattie dovute alla denutrizione.
Il 30 aprile il vescovo Viktor si ammalò: la temperatura era altissima. Un medico sacerdote, pure lui al confino, venne e diagnosticò la meningite. Morì il 2 maggio 1934.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-14

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