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Beato Claudio Giuseppe Jouffret de Bonnefont Sacerdote sulpiziano, martire

10 agosto

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Gannat, Francia, 23 dicembre 1752 – Rochefort, Francia, 10 agosto 1794

Claude-Joseph Jouffret de Bonnefont nacque il 23 dicembre 1752 a Gannat, nel dipartimento dell’Allier, nella regione dell’Alvernia-Rodano Alpi. Entrò nel Seminario Maggiore di Clermont il 31 ottobre 1773 e aderì presto alla Società dei Sacerdoti di San Sulpizio. Nel 1790 divenne superiore del Seminario Minore di Autun, ma lo fu per breve tempo: si rifiutò infatti, come tutti i sacerdoti della città, di prestare giuramento sulla Costituzione Civile del Clero; in più, per non sottostare al vescovo “giurato” ossia imposto dalle autorità, abbandonò il Seminario e si rifugiò a Moulins, ospite di suo fratello maggiore. Approfittando del fatto che questi era un sostenitore della Rivoluzione, scrisse al ministro della Giustizia per essere esentato dalla deportazione cui era stato destinato. Il nuovo ministro, Danton, suggerì di usare prudenza. Quando però vennero intercettate alcune lettere ritenute sospette, don Jouffret venne imprigionato e condotto nella nave, impropriamente detta pontone, «Les Deux Associés», ancorata nei pressi di Rochefort. Il mezzo avrebbe dovuto salpare verso la Guyana, ma non poté a causa dello scarso stato di conservazione e del blocco navale imposto dalla flotta inglese. Don Jouffret si fece amare dai confratelli prigionieri, specie da quelli del suo stesso dipartimento, e si preparò ad accogliere la volontà di Dio, qualunque fosse. Morì il 10 agosto 1794, ancora sulla nave. Il suo corpo fu seppellito sull’isola di Aix. Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1995, compreso in un elenco di sessantaquattro sacerdoti e religiosi morti per la fede durante la prigionia nei pontoni di Rochefort.

Martirologio Romano: Nel braccio di mare antistante Rochefort sulla costa francese, beati Claudio Giuseppe Jouffret de Bonnefont, della Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio, Francesco François, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, e Lazzaro Tiersot, dell’Ordine Certosino, sacerdoti e martiri, che, relegati durante la rivoluzione francese in una sordida galera, subirono il martirio per il loro sacerdozio.


Claude-Joseph Jouffret de Bonnefont nacque il 23 dicembre 1752 a Gannat, nel dipartimento dell’Allier, nella regione dell’Alvernia-Rodano Alpi. Era figlio di Jean-Baptiste, che sui registri parrocchiali era indicato come “borghese”.
Entrò nel Seminario Maggiore di Clermont il 31 ottobre 1773 e aderì presto alla Società dei Sacerdoti di San Sulpizio, fondata nel 1641 da Jean-Jacques Olier per garantire al clero una migliore formazione.
Nel 1790 divenne superiore del Seminario Minore di Autun, ma lo fu per breve tempo. Il 13 febbraio 1791, infatti, risultò che nessuno dei sacerdoti della città, lui incluso, aveva voluto prestare giuramento sulla Costituzione Civile del Clero, imposta dal nuovo governo francese.
Il nuovo vescovo eletto senza il consenso del Papa, ossia Jean-Louis Gouttes, fu accolto negativamente, sia al Seminario Maggiore sia al Minore, i cui alunni e professori scelsero di andarsene.
Don Jouffret si rifugiò a Moulins, ospite di suo fratello maggiore, il quale sosteneva la Rivoluzione ed era fondatore della Società degli Amici della Costituzione, affine a quella dei Giacobini di Parigi. Convinto della sua protezione, il 16 settembre 1792 scrisse al ministro della Giustizia, Claude Antoine de Valdec de Lessart, per chiedergli d’intervenire presso il Direttorio del suo dipartimento, al fine di cancellarlo dalla lista dei sacerdoti destinati alla deportazione, nella quale, a suo dire, era stato iscritto ingiustamente. Rispose il suo successore, Georges Jacques Danton: suggerì al Direttorio la moderazione nell’applicare la legge.
Ciò nonostante, la corrispondenza del sacerdote fu costantemente sorvegliata. In un primo caso, ricevette una lettera da Perugia: il mittente si nascondeva sotto la sigla F.S.P.D.S.S., ossia «François Saulnier, prêtre de Saint-Sulpice»: era un confratello di Autun. Poiché la lettera non conteneva nulla di contrario alle leggi della Repubblica, le autorità lasciarono correre.
Non avvenne lo stesso il 7 maggio, quando ricevette un’altra missiva da Gilbert Saulnier, fratello di François, già parroco di Villeneuve, rifugiato a Rimini. Tanto bastò perché don Jouffret venisse imprigionato e condannato alla deportazione.
Per sottrarsi all’esilio tentò di far valere le proprie malattie, ma ottenne solo di essere spostato in un altro luogo di detenzione, il 17 giugno. Il 25 novembre venne obbligato a partire per Rochefort e imbarcato sulla nave-deposito, impropriamente detta pontone, «Les Deux-Associés». L’imbarcazione non partì mai, sia perché fatiscente, sia perché il blocco navale imposto dall’esercito francese impediva di salpare in mare aperto.
Insieme alle centinaia di sacerdoti e religiosi imprigionati, molti dei quali provenienti dal suo stesso dipartimento, don Jouffret sopportò le ingiurie dell’equipaggio, la scarsa assistenza sanitaria e le malattie che imperversavano. Morì il 10 agosto 1794, all’interno della nave. Fu sepolto sull’isola di Aix, dove venivano fatti sbarcare i moribondi.
Pierre-Grégoire Labiche de Reignefort, uno dei sacerdoti che sopravvissero, lasciò questo ritratto di lui: «Questo giovane sulpiziano che aveva dato prove di una rara prudenza a capo del seminario che presiedeva, si era fatto stimare e amare singolarmente, per la sua virtù e la sua dolcezza, dai preti deportati del dipartimento dell’Allier ai quali era stato associato. Tutti i suoi discorsi spiravano devozione, tutte le sue parole erano parole di pace e di sottomissione alla volontà divina. Si era sempre aspettato di perire in questa difficile tempesta e si preparava continuamente a quest’ultimo passaggio senz’alterare tuttavia la dolce gaiezza del suo carattere naturalmente allegro».
Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1995, compreso in un elenco di sessantaquattro sacerdoti e religiosi, i soli, fra quanti erano deceduti nei pontoni di Rochefort, di cui si era potuta reperire sufficiente documentazione.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2020-08-05

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