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Beato Donato Jiménez Bibiano Sacerdote redentorista, martire

18 settembre

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Alaejos, Spagna, 21 marzo 1873 – Madrid, Spagna, 18 settembre 1936

Donato Jiménez Bibiano nacque ad Alaejos, fra Valladolid e Salamanca, il 21 marzo 1873. Il suo carattere vivace cambiò dopo l’incontro con i padri Redentoristi, venuti nel suo villaggio per una missione al popolo. Entrato in noviziato presso di loro, inizialmente fu felice, ma a metà strada ebbe una forte crisi; la sua vocazione, però, ne uscì rafforzata. Ordinato sacerdote nel 1899, ricoprì quasi sempre il ruolo di superiore delle diverse comunità in cui visse. Si occupò anche delle missioni al popolo, nelle quali andava in cerca di nuove vocazioni. Il 23 giugno arrivò alla comunità di San Michele a Madrid; due settimane dopo, il 18 luglio, scoppiò la guerra civile spagnola. Padre Donato lasciò la sua residenza dopo la cena del 19 luglio. Fino al 12 settembre visse ospitato da un amico; il giorno seguente fu arrestato e condotto alla checa (prigione improvvisata) di Fomento. Inizialmente ottimista circa la propria liberazione, dopo un interrogatorio capì di non poter fare altro che prepararsi a morire per la fede. Questo avvenne alle prime ore del 18 settembre 1936, al dodicesimo chilometro della via per la Francia, nel territorio dell’allora città di Fuencarral. Durante quella persecuzione, morirono in tutto dodici Redentoristi delle case di Madrid: altri tre provenienti dalla comunità di San Michele, più otto da quella del Perpetuo Soccorso. Tutti e dodici furono beatificati il 22 ottobre nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena a Madrid, sotto il pontificato di papa Francesco. La loro memoria liturgica ricorre il 6 novembre, giorno nel quale le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.



Da monello a Redentorista
Donato Jiménez Bibiano nacque ad Alaejos, fra Valladolid e Salamanca, il 21 marzo 1873. Rimasto orfano di padre in tenera età, divenne un bambino vivace e monello. A quattordici anni partecipò a una missione al popolo nel suo villaggio, predicata dai padri Redentoristi: rimase tanto colpito dalla loro personalità da cambiare vita.
Raccontò lui stesso, in un testo autobiografico che una notte, insieme a tre amici, partì a cavallo per la comunità dei Redentoristi a Nava del Rey, presso Valladolid, per congratularsi con i missionari e celebrare con loro il centenario della nascita del fondatore sant’Alfonso Maria de’ Liguori; tuttavia, arrivarono in ritardo e dovettero aspettare l’alba alla porta del convento.
Dopo aver ottenuto il permesso dalla famiglia, Donato si unì ai Redentoristi di El Espino, presso Burgos, nel 1887. Da El Espino si recò a Nava del Rey per il noviziato. Cominciò bene, ma a metà strada ebbe una forte crisi, caratterizzata dal perfezionismo e dagli scrupoli: quella lotta rafforzò la sua vocazione. Dopo aver professato, si recò ad Astorga per studiare Filosofia e Teologia; fu ordinato sacerdote nel 1899.

Un superiore mai sgradito
Da Astorga fu assegnato alla comunità di Nava del Rey come assistente del Maestro dei Novizi. Un anno dopo andò a El Espino, come insegnante di latino. Nel 1901 fu trasferito al Santuario del Perpetuo Soccorso a Madrid e l’anno successivo di nuovo a El Espino. Poi a Cuenca, come predicatore di missioni al popolo. Nel 1904 tornò a El Espino; nel 1907 fu nuovamente ad Astorga.
Nel 1915 fu inviato a Pamplona, dove trascorse quindici anni, rieletto tre volte superiore della comunità. Nel 1930 si trasferì a Santander. Nel 1933 fu nuovamente ad Astorga e nel dicembre 1934 fu nominato rettore di Vigo.
Era un religioso fervoroso, ottimista e di forte spiritualità, come potevano rendersi conto coloro che vivevano con lui. La sua presenza nelle comunità non era sgradita, buono com’era con i confratelli, anche quando ebbe l’incarico di superiore.

Nelle missioni al popolo, in cerca di vocazioni
A quella responsabilità unì un intenso apostolato nelle missioni al popolo, convinto che, com’era successo a lui, potevano far sorgere in molti ragazzi il desiderio di diventare Redentoristi.
Fu in quel modo, ad esempio, che poté sapere da una donna di Funes, Magdalena, che il figlioccio e nipote di lei, Ángel Martínez Miquélez, era molto incline alla vita religiosa: lo conobbe successivamente, quando rientrò al paese dal collegio dove studiava, e lo accompagnò personalmente, alla fine di febbraio 1918, allo juniorato di El Espino.

Durante la guerra civile spagnola
Nel giugno 1936 giunse da Roma la nomina dei superiori per il triennio 1936-1939 e il riadattamento del personale nelle comunità redentoriste. Padre Donato fu assegnato alla comunità di San Michele a Madrid, dove arrivò il 23 giugno. Due settimane dopo, il 18 luglio, scoppiò la guerra civile spagnola.
Il 19 luglio, secondo quanto attestano i documenti contemporanei, la comunità di San Michele poté celebrare la solennità del Santissimo Redentore, secondo il calendario della Congregazione. Alcuni membri scelsero di dormire fuori dalla casa; rientrarono al mattino seguente, per poter celebrare l’Eucaristia.
Il 20 luglio furono celebrate solo due Messe, a porte aperte, a causa del tumulto crescente, seguito anche all’attacco alla caserma dell’Assalto della Montagna. Quindi i religiosi chiusero le porte della chiesa, consumarono le Sacre Specie per evitare profanazioni e uscirono a piccoli gruppi verso i rifugi che avevano concordato. Il giorno dopo, la sacrestia della basilica venne data alle fiamme.

Missionario anche in carcere
Padre Donato lasciò la casa redentorista dopo la cena del 19 luglio. Si rifugiò nella casa del suo amico Jerónimo Fernández Puertas, in via Cava Baja 8; visse lì fino al 12 settembre. Il 13, intorno a mezzogiorno, si presentarono lì alcuni miliziani. Quand’ebbero trovato il bagaglio di padre Donato, esclamarono: «Oggi un passero è caduto da solo».
Portarono lui e la padrona di casa che lo proteggeva alla checa di Fomento. Padre Donato fu rinchiuso nella cella numero 5, nel seminterrato di quella prigione improvvisata. Appena arrivato, dichiarò ai prigionieri: «Signori, sono un religioso redentorista. Ecco perché sono stato arrestato».
In carcere continuò il suo apostolato: aiutava i prigionieri, specialmente quelli che vedeva più scoraggiati, cercando di infondere il suo ottimismo. Era sicuro che prima o poi sarebbe stato liberato, ma dopo uno degli interrogatori capì che sarebbe stato impossibile.
Uno di coloro che tenevano l’interrogatorio, infatti, gli poneva domande molto dettagliate sulla sua vita e su quella dei confratelli: pare che, in seguito, lui si sia accorto che quell’uomo era un ex redentorista. Padre Donato uscì convinto che il suo destino fosse già segnato.

Il martirio
Il 16 settembre confessò uno dei detenuti, Antonio Gómez. Costui raccontò che ricevette da lui quest’esortazione che gli ha fatto: «In definitiva, figlio mio, se verremo uccisi, sappiamo già cosa dobbiamo fare: grideremo con tutte le nostre forze: “Viva Cristo Re”... ed entreremo in cielo».
Il 17, a tarda notte, udì la voce di un miliziano: «Donato Jiménez, vieni a deporre. Prendi». Gli diede un foglio in bianco, con la sua condanna a morte. Non tornò più in prigione: morì alle prime ore del 18 settembre, al dodicesimo chilometro della via per la Francia, nel territorio dell’allora città di Fuencarral; aveva con sé il suo Breviario e il suo Rosario.
In tutto, durante quella persecuzione, morirono dodici Redentoristi delle case di Madrid: altri tre della comunità di San Michele (compreso padre Ángel Martínez Miquélez), più otto di quella del Perpetuo Soccorso. Tutti godettero immediatamente di fama di martiri all’interno e all’esterno della Congregazione dei Redentoristi.

La causa di beatificazione in fase diocesana
L’inchiesta diocesana della causa di beatificazione, intitolata a Vicente Nicasio Renuncio Toribio e undici compagni, si svolse a Madrid dal 19 settembre 2006 al 27 novembre 2007. Gli atti dell’inchiesta furono convalidati dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 24 marzo 2010.
La “Positio super martyrio”, presentata nel 2019, fu sottoposta ai Consultori Storici il 29 gennaio dello stesso anno, essendo appunto la causa di natura antica o storica, perché dai fatti erano trascorsi più di cinquant’anni.

Il decreto sul martirio
Il 24 settembre 2020 i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi emisero il proprio voto favorevole. I Cardinali e i Vescovi membri della stessa Congregazione, nella loro Sessione Ordinaria del 20 aprile 2021, riconobbero che l’odio contro la fede era l’unica ragione dell’accanimento contro i dodici Redentoristi e delle loro uccisioni.
Il 24 aprile 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò infine il decreto sul martirio.

La beatificazione
Padre Donato e gli altri undici furono quindi beatificati a Madrid, nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena, il 22 ottobre 2022. La Messa con il Rito della Beatificazione fu presieduta dal cardinal Semeraro come inviato del Santo Padre. La loro memoria liturgica venne fissata al 6 novembre, giorno nel quale le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
La Congregazione del Santissimo Redentore aveva già visto, il 13 ottobre 2013, la beatificazione di sei suoi membri, martiri durante la stessa persecuzione, appartenuti alla comunità di Cuenca.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-10-27

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