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Venerabile Antonia Lesino Vergine

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Milano, 11 ottobre 1897 - Brescia, 24 febbraio 1962

Antonia Lesino, dell’Istituto Secolare “Piccola Famiglia Francescana”,è stata dichiarata Venerabile da Papa Francesco in data 22 maggio 2021.



La Serva di Dio Antonia Lesino nacque a Milano (Italia) l’11 ottobre 1897, in una famiglia profondamente cristiana. Nel 1925 iniziò a frequentare la chiesa francescana di Sant’Angelo, dove incontrò P. Arcangelo Mazzotti, O.F.M., futuro Arcivescovo di Sassari, e suo fratello, il Servo di Dio Ireneo Mazzotti, O.F.M., che divenne, poi, padre spirituale della Serva di Dio. La vicinanza con questi sacerdoti francescani fu importante per la scelta della spiritualità serafica. Il 14 giugno 1925, infatti, la Serva di Dio aderì al Terz’Ordine Francescano con il nome di Chiara e, compiuto l’anno di noviziato, l’11 luglio 1926 emise la professione.
Sentendosi chiamata alla vita monastica, ma non potendo lasciare la madre ammalata, il 26 dicembre 1932 entrò nella “Piccola Famiglia Francescana”, Istituto Secolare fondato nel 1929 dal menzionato P. Ireneo Mazzotti. Nel 1941 frequentò un corso di formazione infermieristica e, ottenuto il diploma, si mise a servizio delle persone sofferenti. Dal 1940 al 1942 svolse il compito di Maestra delle Novizie dell’Istituto Secolare. Con la morte della madre, poté coronare il sogno che coltivava fin da giovane e, il 5 maggio 1943, entrò nel Monastero delle Clarisse di Trevi. Il 18 settembre 1947, emise la professione dei voti semplici. Esercitò soprattutto l’ufficio di questuante fin quando, nel 1950, venne ricoverata presso l’Ospedale Maggiore di Milano. Su consiglio del P. Ireneo Mazzotti e con il consenso della Superiora di Trevi non tornò in Monastero ma rientrò nella “Piccola Famiglia Francescana”, nel Cenacolo francescano “Maria Assunta” di Ome (Brescia, Italia), Casa Madre dell’Istituto.
Morì improvvisamente a Brescia (Italia) il 24 febbraio 1962, investita da una macchina mentre stava attraversando sulle strisce pedonali.
La Serva di Dio visse eroicamente la virtù della fede, che nutriva con la preghiera. Mentre come infermiera curava una ferita, era solita affermare: so di medicare Gesù. Nell’Eucaristia trovava i rimedi necessari per superare le difficoltà della vita. Sapeva diffondere lo spirito di fede in ogni occasione e parlava delle cose di Dio appena le era possibile.
Visse la virtù della speranza in modo speciale, sempre serena nelle avversità, riusciva ad infondere fermezza e coraggio a chi le stava accanto.  Confidando nel Signore, non considerava importanti le cose di questo mondo, convinta che la vita è un cammino verso l’eternità.
Verso Dio il suo amore si esprimeva nell’odiare e fuggire il peccato tanto veniale quanto mortale, cercando di compiere sempre la volontà divina, riconoscendo che il Signore era il suo tutto. Soffriva nel sapere che il Signore era offeso dai peccatori e pregava per essi. La sua carità verso il prossimo era radicata in Cristo che vedeva presente soprattutto negli infermi che assisteva con dolcezza, professionalità e disponibilità, anche nei casi più difficili.
Come vera francescana nello spirito, visse la secolarità nella quotidianità. La sua povertà fu ricerca della fraternità e del primato di Dio. La sua preparazione fino a conseguire il diploma di infermiera ebbe nella sua vita molteplici occasioni di manifestarsi come competente servizio e dedizione verso i malati. Visse la spiritualità vittimale per la santificazione dei sacerdoti, caratteristica del periodo e dell’Istituto.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2021-06-02

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