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Beata Maria Rosaria (Elfrida) Schilling Martire

23 febbraio

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Breslavia, Polonia, 5 maggio 1908 – Nowogrodziec, Polonia, 23 febbraio 1945

Elfrida (o Frieda) Schilling nacque a Breslavia, in Polonia, il 5 maggio 1908, in una famiglia di confessione evangelica. Non si sa quando entrò nella Chiesa cattolica. Il 2 aprile 1928 cominciò a frequentare la scuola di economia domestica delle Suore di Santa Elisabetta a Nysa; l’8 ottobre dello stesso anno, a vent’anni, chiese di entrare in quella congregazione. Iniziò il noviziato canonico l’11 aprile 1929, assumendo il nome di suor Maria Rosaria. Prestò servizio soprattutto nell’amministrazione degli ospedali che le Suore di Santa Elisabetta gestivano in varie località della Slesia. Dalla metà di gennaio del 1945 fu a Nowogrodziec, presso Bolesławiec, dov’era già stata destinata: si occupò dell’amministrazione dell’asilo parrocchiale e, all’occorrenza, della cura dei bambini. Il 18 febbraio 1945, dopo che l’Armata Russa era arrivata a Nowogrodziec, le suore rimaste (altre avevano tentato la fuga un paio di giorni prima) lasciarono definitivamente la loro casa. Nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, un gruppo di soldati arrivò nella canonica dove si erano rifugiate, portando via alcune donne. Lasciarono stare le suore solo per poco tempo: anche suor Maria Rosaria venne accerchiata, prelevata e violentata per ore da circa trenta soldati, come lei stessa riuscì a raccontare. Il 23 febbraio, i militari ordinarono ai rifugiati di dirigersi verso la stazione ferroviaria; tutti, tranne suor Maria Rosaria, che però insistette per venire con loro. Mentre si riposava, esausta, sul ciglio di un marciapiede, fu raggiunta dal comandante, che le ordinò di alzarsi o le avrebbe sparato. Nonostante le sue suppliche, il comandante fece fuoco, uccidendo suor Maria Rosaria al primo colpo. Al momento della morte, aveva trentasei anni. Insieme ad altre nove Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, fu beatificata l’11 giugno 2022 nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica delle dieci suore ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo della religiosa scelta a capo del gruppo, suor Maria Paschalis Jahn.



Elfrida (o Frieda) Schilling nacque a Breslavia, in Polonia, il 5 maggio 1908, in una famiglia di confessione evangelica. Non si sa quando entrò nella Chiesa cattolica, né in che modo abbiano reagito i genitori. Di certo, il 2 aprile 1928 cominciò a frequentare la scuola di economia domestica delle Suore di Santa Elisabetta a Nysa.
L’8 ottobre dello stesso anno, a vent’anni, chiese di entrare in quella congregazione. Dopo sei mesi di postulandato, svolti nella sua città natale, iniziò il noviziato canonico l’11 aprile 1929, assumendo il nome di suor Maria Rosaria.
Dopo la professione temporanea fu destinata all’amministrazione dell’ospedale di Amburgo dove operava la sua congregazione. Quindi venne trasferita a Nowogrodziec, presso Bolesławiec, sempre in ospedale: quello del luogo, intitolato a san Giuseppe, era stato completato appena l’anno prima. Emise i voti perpetui il 29 luglio 1935 a Breslavia, cinque anni dopo quelli temporanei.
Nel periodo della seconda guerra mondiale continuò il servizio nell’ospedale di Santa Elisabetta a Głogów, quindi a Nysa, Katowice, Legnica, Chojnów, città nelle quali, per la maggior parte, le Suore di Santa Elisabetta gestivano ospedali.
A metà gennaio del 1945 tornò a Nowogrodziec, lavorando nell’asilo. Anche allora si occupò dell’amministrazione, ma spesso doveva sostituire un’altra consorella nella cura dei bambini. In effetti, i piccoli volevano più bene a lei, che ricambiava il loro affetto.
Inoltre, dopo la Messa, preparava la colazione ai ministranti, che ne erano molto felici (all’epoca era obbligatorio il digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente quello in cui si riceveva la Comunione). Intelligente e di bell’aspetto, era però rispettata per altre doti, ovvero la modestia, la discrezione, la laboriosità.
All’avanzare del fronte bellico, otto suore abbandonarono Nowogrodziec insieme a un gruppo di profughi. Rimasero in sei, che continuarono a prendersi cura dei malati e dei feriti, compresa suor Maria Rosaria.
Il 18 febbraio, prima domenica di Quaresima, l’Armata Rossa arrivò a Nowogrodziec. Le suore vennero espulse dalla propria casa: trovarono rifugio nella canonica, portando con sé il Santissimo Sacramento. A causa del freddo invernale, si ammalarono; tuttavia sopravvissero con la speranza di riprendere una vita piuttosto normale.
Tuttavia, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 1945, alcuni soldati dell’Armata Rossa fecero irruzione nella canonica e aggredirono alcune donne. Un altro gruppo arrivò nella stanza delle suore, ma le lasciò stare, vedendo il loro abito. Col passare del tempo, però, i soldati cominciarono a non curarsene più, seguendo gli ordini del loro comandante, che aveva preso di mira suor Maria Rosaria.
La trascinarono fuori dopo che aveva cercato di difendersi: la presero in tre, attaccandola contemporaneamente. Tornò verso sera, con ferite alla testa, sporca di sangue. Don Otto Rust, il parroco, le impartì l’assoluzione generale, temendo che morisse. Invece si riprese solo per poter raccontare cosa le era accaduto: era stata violentata da più di trenta soldati.
La sera del 23 gennaio tornarono in canonica gli aggressori, insieme al loro comandante. Quest’ultimo ordinò a don Rust e alle suore di alzarsi e di andare verso la stazione, occupata dai militari. Solo suor Maria Rosaria doveva rimanere lì. Intuendo il pericolo, rispose: «Il mio posto è con le mie sorelle», poi si alzò, appoggiandosi a suor Maria Caritosa, anche lei esausta. Lungo il cammino pregava a bassa voce, ma quando fu azzittita da un soldato continuò mentalmente.
A un certo punto, un soldato sferrò un calcio a don Rust, tanto da farlo rotolare dall’altra parte della strada. Un ufficiale lo punì calciandolo a sua volta. Nella confusione che ne seguì, alcune suore riuscirono a fuggire, nascondendosi nel palazzo delle Poste.
Suor Maria Rosaria non era però tra di loro. Continuò a camminare, finché, ormai allo stremo, chiese a suor Maria Caritosa di lasciarla riposare un attimo. Ebbe appena il tempo di sedersi sul ciglio del marciapiede che il comandante, da lontano, le ingiunse di alzarsi, o le avrebbe sparato.
Lei non parlò, finché il comandante non si fu avvicinato. Solo allora, flebilmente, disse: «Non ce la faccio! Riposo un attimo e poi mi rialzo, lo prometto. Il Signore è buono e me ne darà la forza!». Il comandante replicò sparandole due colpi di pistola: dopo il primo, era già morta, secondo la testimonianza di suor Maria Caritosa. Morì pronunciando i nomi di Gesù e Maria; aveva trentasei anni.
Le sue spoglie furono ritrovate sei mesi dopo e identificate grazie al rosario, al velo e alla cintura dell’abito. Vennero quindi sepolte nel cimitero di Nowogrodziec.
Suor Maria Rosaria e altre nove Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, per la fama di martirio e di segni che da sempre le aveva circondate, furono beatificate nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia l’11 giugno 2022, nella Messa presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato di papa Francesco.
La loro memoria liturgica ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo della religiosa scelta come capo del gruppo, suor Maria Paschalis Jahn.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2022-06-20

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