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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Giuseppina Arcucci Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Giuseppina Arcucci Religiosa e fondatrice

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Palermo, 11 aprile 1860 - Ariano Irpino, Avellino, 21 gennaio 1940

Suor Giuseppina Arcucci, fondatrice della Congregazione delle Suore dello Spirito Santo, fu una religiosa piena di carità, attenta ai bisogni del proprio tempo, con uno sguardo materno e sempre pronta a soccorrere e donare il proprio aiuto e conforto a chi ne avesse bisogno. Instancabile, si lasciò muovere dallo Spirito Santo vivendo l’urgenza della carità, facendo suo e prolungando lo stile di vita di Gesù, venuto a portare il Fuoco sulla Terra (cfr. Lc 12,49). Fu impegnata assieme alle “sue” figlie in modo particolare nel campo educativo e nell’assistenza ai bisognosi e agli infermi, e nel sostegno a vescovi e parroci nelle attività pastorali. La sua vita fu un esempio di donazione totale a Dio e al prossimo nell’alternanza tra preghiera, lavoro e apostolato, nel solco dell’Ora et Labora benedettino, testimoniando con la sua stessa vita come lo Spirito Santo susciti nella Chiesa carismi sempre nuovi. Il suo corpo è attualmente custodito presso la chiesa di Sant’Anna di Ariano Irpino nella quale è stato traslato il 6 luglio 1975.



Infanzia
Suor Giuseppina Arcucci (al secolo Ernestina Maria Luisa) nacque a Palermo il giorno 11 aprile 1860 dall’ufficiale del Reale Esercito delle Due Sicilie Giovanni Arcucci e da Maria Di Maggio. Battezzata lo stesso giorno presso la chiesa di San Nicolo a l’Albergheria, dopo poche settimane fu portata via da Palermo da alcuni suoi familiari in seguito allo sbarco dei “Mille” di Garibaldi, mentre il padre Giovanni restò a combattere a fianco degli altri soldati. La famiglia, una volta riunitasi, andò a vivere all’Aquila dove Giovanni, nel frattempo arruolatosi nel Regio Esercito Italiano come sottotenente, fu inviato a prestare servizio. Qui la piccola Ernestina trascorse la sua infanzia frequentando con profitto l’Istituto San Paolo, uno dei più rinomati centri educativi della città, ottenendo attestati e premi. Completò i suoi studi a Napoli, dove conseguì la patente di insegnante di grado inferiore.

L’arrivo ad Ariano di Puglia
La sua vita conobbe una svolta quando, nel 1878, il Beato Tommaso Maria Fusco, fondatore della Congregazione delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, la condusse ad Ariano di Puglia (oggi Ariano Irpino) a ricoprire il ruolo di insegnante presso la Pia Casa d’Istruzione e Lavoro, fondata nel 1877 dal vescovo diocesano Francesco Trotta, all’interno del monastero delle benedettine del Santissimo Salvatore. Questo Istituto fu voluto da mons. Trotta allo scopo di proseguire l’opera educativa portata avanti per molti anni dalle monache nel loro educandato a vantaggio delle fanciulle, soprattutto quelle più povere. Tale opera sarebbe venuta meno con la scomparsa delle monache in virtù del decreto di soppressione delle corporazioni religiose del 7 luglio 1866. Fu questo il motivo che spinse mons. Trotta a chiedere al Beato Tommaso Maria Fusco l’invio di alcune sue religiose ad affiancare le monache restanti, così da poter avviare questa nuova realtà che tanto bene avrebbe portato al popolo arianese e non solo.
In questo luogo la giovane Ernestina giunse il giorno 11 settembre 1878 e dopo aver maturato la sua vocazione alla vita religiosa, decise di donarsi totalmente a Dio e al bene del prossimo. Ella non svolse, però, il periodo di noviziato presso la Casa madre a Pagani, bensì ad Ariano di Puglia, sotto la guida di mons. Trotta. Questa circostanza le permise di restare accanto alle rimanenti monache e ciò influì molto sullo sviluppo della sua spiritualità, più vicina a quella benedettina che a quella delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. Terminato l’anno di noviziato fece la sua professione religiosa il 15 maggio 1881, scegliendo il nome Giuseppina, in omaggio a San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Quando il Beato Tommaso Maria Fusco morì (24 febbraio 1891) e le suore presenti ad Ariano di Puglia furono richiamate a Pagani, suor Giuseppina Arcucci restò assieme ad altre sue consorelle a continuare l’opera della Pia Casa. Nel frattempo mons. Trotta fu trasferito presso la diocesi di Teramo e al suo posto giunse mons. Andrea D’Agostino, dei Preti della Missione di San Vincenzo De’ Paoli, il quale accompagnò il cammino di suor Giuseppina e delle sue compagne verso la fondazione di una nuova comunità religiosa, che prese il nome di Associazione delle Suore dello Spirito Santo, secondo il desiderio di mons. D’Agostino il quale desiderava che tra il popolo di Dio si diffondesse maggiormente la conoscenza della Terza Persona della Santissima Trinità. Lo stesso Vescovo scrisse la prima Regola consegnata il 2 febbraio 1896 (data della fondazione della Congregazione) e fece giungere da Colonia (Germania) la copia di un quadro raffigurante la dottrina dello Spirito Santo, che divenne, poi, l’emblema della nuova Famiglia religiosa.
Le Suore dello Spirito Santo svolsero una importantissima attività caritativa non solo nel campo educativo (asilo infantile, scuole elementari e di lavoro e successivamente anche istruzione di adulti analfabeti), ma anche nell’assistenza ai malati, anche in periodi di epidemie, nella distribuzione di cibo e medicinali ai bisognosi, nelle visite ai carcerati e nella catechesi.

Il periodo delle grandi vertenze
Nonostante l’apprezzamento dei cittadini arianesi, sorsero, tuttavia, problemi con il Comune di Ariano di Puglia quando quest’ultimo, in base alla legge 7 luglio 1866, rivendicò l’utilizzo di una parte del monastero per farne un edificio scolastico, cosa che avrebbe messo in pericolo il buon funzionamento della Pia Casa. Se in un primo momento mons. D’Agostino riuscì ad ottenere dal Comune, in concessione per 20 anni, la parte del monastero in questione, il cambio di Amministrazione rimise tutto in gioco. Vi furono anni di lotte davanti ai tribunali che diedero sempre ragione al Vescovo, il quale fece valere i diritti della Pia Casa. Gli avversari di mons. D’Agostino e di suor Giuseppina tentarono perfino la strada della diffamazione. Anche in questo caso si ricorse al tribunale, il quale condannò il tipografo e il caporedattore del giornale locale “La Lotta”, nel quale vennero pubblicati articoli ingiuriosi. In seguito a questa vicenda, molti esponenti del partito che aveva la maggioranza nell’ambito dell’Amministrazione comunale presero le distanze, riconoscendo l’opera di bene compiuta dalla Fondatrice delle Suore dello Spirito Santo. In questa occasione suor Arcucci mostrò di avere tanta misericordia anche nei confronti di chi le aveva procurato dispiaceri. Visitò, infatti, il Caporedattore detenuto in carcere ed aiutò uno dei più battaglieri esponenti di quell’Amministrazione comunale durante la I guerra mondiale. Anche da parte di alcuni esponenti del clero vennero mosse nello stesso periodo pesanti accuse nei confronti di mons. D’Agostino e di suor Arcucci, che indussero la Santa Sede ad inviare un visitatore apostolico nella persona di padre Giuseppe Cecchini O. P., il quale, tuttavia, non riscontrò alcuna nefandezza.

La Congregazione cresce e si espande
Terminata la fase delle vertenze, la Congregazione iniziò ad espandersi anche in altre diocesi e suor Giuseppina aprì sempre più il suo cuore ai bisognosi provenienti da altre zone d’Italia, pensiamo ad esempio alla disponibilità offerta ad accogliere alcune orfane del terremoto che il 13 gennaio 1915 sconvolse la Marsica ed il centro Italia o al sostegno elargito alle vedove ed alle sorelle dei soldati morti durante la I guerra mondiale o ancora all’invio di Suore lì dove vi fosse una necessità, rispondendo prontamente alle richieste fatte da vescovi, parroci, autorità civili o privati cittadini, per la direzione di scuole, ospedali, cliniche private e catechismo nelle parrocchie. Il 22 febbraio 1918, il vescovo di Ariano di Puglia, Cosimo Agostino, inviò al Papa una lettera nella quale espresse la sua volontà di elevare l’Associazione delle Suore dello Spirito Santo a congregazione di diritto diocesano, al fine di garantirne maggiore stabilità e favorirne lo sviluppo.
L’opera svolta da suor Giuseppina e dalle altre Suore nel campo educativo, assistenziale e pastorale fu ampiamente apprezzata dalle autorità civili, ecclesiastiche e scolastiche, benché non fossero mancati momenti di incomprensione. Le Suore presero parte, inoltre, alle maggiori Fiere campionarie d’Italia, con manufatti prodotti dalle stesse religiose e dalle alunne delle scuole di lavoro, riscuotendo molto successo. Un evento particolarmente importante, quanto drammatico, nel quale suor Giuseppina Arcucci svolse assieme alle altre sue consorelle una grande opera di carità, fu in occasione del terremoto del Vulture del 23 luglio 1930, con assistenza ai feriti e ai soccorritori nell’ospedale da campo allestito in una parte della Pia Casa.

Una spiritualità semplice e profonda
Preghiera e lavoro scandirono la vita di suor Giuseppina, sul retaggio della spiritualità benedettina dell’Ora et Labora della quale ella era permeata, sapendola coniugare in un apostolato di vita attiva, alla quale le Suore dello Spirito Santo erano chiamate. Ciò lo si evince dai suoi scritti, soprattutto nelle lettere rivolte alle Suore, nelle quali frequente era il richiamo al lavoro, alla preghiera, al silenzio. Sostenne con forza persecuzioni, tribolazioni e dispiaceri. Visse sempre in obbedienza al Papa e ai vescovi succedutisi alla guida della diocesi di Ariano Irpino e perseverò nei consigli evangelici.
L’umile sottomissione allo Spirito Santo la viveva nella preghiera (comunitaria e personale), nell’Eucaristia, nelle devozioni tipiche di quel tempo e nella meditazione personale, attingendo così forza necessaria per svolgere appieno la sua missione, ma anche invitando le suore ad invocarlo nei momenti più difficili. La sua stessa vita era una testimonianza dell’azione benefica dello Spirito Santo nel mondo. Aveva come modello Cristo, Maria Santissima, alla quale era solita ricorrere nei momenti di difficoltà, e ai Santi, ai quali si rivolgeva spesso con l’appellativo “caro” o “cara”; mostrò, inoltre, di nutrire una particolare devozione verso le anime del Purgatorio.
Esortava spesso le Suore a tendere alla santità; significativo è quanto scrisse ad una di esse: “Mi auguro che pensiate almeno a farvi sante, con tante preghiere con sante meditazioni, con piccoli sacrifici, lavoro indefesso e purità d’intenzione; lavorare cioè per Dio, per piacere a Lui solo”. (a Suor Paolina, 18 dicembre 1935).

La morte
Con il passare degli anni aumentavano i problemi di salute, ma ella finché ebbe forza continuò senza sosta la sua attività caritativa fino agli inizi del 1940, quando si ammalò gravemente di angina pectoris. Dopo circa due settimane di agonia morì il 21 gennaio, raccomandando alle “sue” figlie la Congregazione e la purezza dell’anima. Molta fu la commozione non solo tra le Suore, ma anche tra coloro che ebbero modo di conoscerla ed apprezzarne le virtù. La fama di santità che la circondava in vita e in morte si diffuse anche in seguito in maniera crescente. Attualmente è in corso la Causa di beatificazione e canonizzazione.
 


Autore:
Alessio Manuel Sforza

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Aggiunto/modificato il 2022-05-25

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