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Venerabile Boleslao Sloskans Vescovo

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Tultagals, Sterniany, Lettonia, 31 agosto 1893 – Lovanio, Belgio, 18 aprile 1981

Nato in una famiglia di agricoltori, dopo l’ordinazione a sacerdote nel 1917 e varie esperienze pastorali, è stato nominato vescovo di Cillio e poi amministratore apostolicodi Mahilëŭ e Minsk in Bielorussia nel 1926, a soli trentatré anni. Accusato di spionaggio fu condannato e arrestato subito dopo. In sei anni attraversò bel diciassette prigioni sovietiche dove oltre ad esser sottoposto ai lavori forzati, fu spogliato, legato a un palo e picchiato a sangue. Per lunghe settimane rimase disteso sulla schiena, incatenato al pavimento con catene. Sopportò cristianamente le torture e la prigionia memore del suo motto episcopale - Hostia pro fratribus - vittima dei fratelli”. Liberato nel 1933, venne accolto con grande onore da Papa Pio XI, che lo considerava un simbolo per la Chiesa perseguitata dal comunismo e lo nominò assistente al Soglio Pontificio. Nel 1934 ritornò in Lettonia, dove si mise a servizio come vescovo cooperatore della diocesi di Riga. Dopo il secondo conflitto mondiale si stabilì in Belgio e nel 1952, è stato nominato visitatore apostolico per i cattolici russi e bielorussi in esilio. Dopo aver partecipato al Concilio Vaticano II andò a vivere nell’abbazia di Keizersberg, nelle vicinanze di Lovanio. Cagionevole di salute, morì il 18 aprile 1981, all’età di 87 anni. Sloskan è stato vittima delle disumane repressioni sovietiche, ma ha saputo perdonare i suoi autori e pregare per loro.



Boleslao (Boļeslavs) Sloskāns nacque il 31 agosto 1893 a Tultagals vicino a Sterniany in Lettonia, che a quel tempo era una provincia dell’impero russo, in una famiglia di agricoltori, da Bernard e Cecilia Sloskansy.
Compiuti gli studi primari nella scuola parrocchiale di Varakļāni, nel 1906 si iscrisse al liceo.
Nel 1911 fu ammesso al seminario teologico di San Pietroburgo, dove rimase fino al 1916 e dopo frequentò l’Accademia teologica cattolica romana fino al 1918, anno di chiusura della scuola.

Sacerdote
Boleslao è stato ordinato sacerdote il 21 gennaio 1917 nella cattedrale di San Pietroburgo da mons. Jan Feliks Cieplak, vescovo ausiliare di Mahilëŭ.
Dopo la chiusura dell’Accademia doveva ritornare in Lettonia, ma a causa della carenza di sacerdoti a San Pietroburgo, rimase in quella città fino al 1926.
Dapprima fu vicario della parrocchia di Santa Caterina, prestando servizio anche nelle chiese di Schliselburg, Petrozavodsk, Kronstadt e Abramov. In quel periodo rinunciò alla cittadinanza lettone per poter rimanere in Russia dopo l’indipendenza del suo paese.
Negli anni 1923-1924 è stato nominato parroco di San Stanislao e dal 1924 al 1925 divenne il parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Mosca. Successivamente fino al 1926 fu inviato nella parrocchia di Santa Barbara a Vitebsk e nello stesso anno in quella di Santa Caterina di Leningrado.
In quegli anni, dopo la vittoria dell’Armata Russa del 1922, iniziarono le persecuzioni nei confronti delle comunità cristiane, tanto che la piccola gerarchia cattolica venne distrutta e privata dei propri vescovi grazie ai processi farsa organizzati nel 1923.
Di fronte alla situazione russa sempre più difficile, papa Pio XI vi mandò il gesuita Michel d’Herbigny, che passando per Berlino venne consacrato vescovo segretamente dal nunzio apostolico Eugenio Pacelli. La missione del gesuita era quella di entrare in Russia per poter consacrare alcuni vescovi e amministratori apostolici per ricostruire la gerarchia cattolica, anche clandestinamente.

Vescovo
Aveva solo trentatré anni, quando il 5 maggio 1926, papa Pio XI lo nominò vescovo di Cillio e inizialmente visitatore e poi amministratore apostolico di Mahilëŭ e Minsk in Bielorussia.
Mons. Boleslao (Boļeslavs) Sloskāns ricevette l’ordinazione episcopale segretamente il 10 maggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi di Mosca da parte del vescovo Michel d’Herbigny.
Il 13 agosto ricevette la nomina di amministratore apostolico di Mahilëŭ e Minsk.
Mons. Boleslao Sloskāns si mise a disposizione dei suoi territori, lavorando senza paura nell’amministrare la sua diocesi con umiltà e coraggio.

Arrestato dalle autorità sovietiche
Il 16 settembre 1927 fu accusato di spionaggio dalle autorità sovietiche per aver diffuso documenti segreti antirivoluzionari. Dapprima fu incarcerato nella prigione di Minsk e poi venne trasferito in quella di Mosca.
Il 13 gennaio 1928 fu condannato a tre anni da scontare nel lager di Slon nelle isole Soloveckie. Il 7 settembre 1928, su indicazione dell’esarca Leonid Ivanovič Fëdorov ordinò segretamente nel lager due candidati al sacerdozio. Nel 1930 con altri sacerdoti fu trasferito nell’isola centrale di Anzerskij, dove vigeva un maggior controllo e rigore da parte delle autorità.
Il 3 ottobre 1939 fu liberato, potè tornare a Mahilëŭ, dove venne di nuovo arrestato e condannato a tre anni di confino da scontare nella Siberia Occidentale.
Il vescovo anziché esser mandato in Siberia, fu confinato nel lager di Irkutsk.
Liberato da lager venne condotto il giorno 8 novembre 1931 nella prigione di Irkutsk e successivamente condannato al confino nella Siberia Orientale, visse come pescatore a Turuchansk.
In sei anni attraversò bel diciassette prigioni sovietiche dove oltre ad esser sottoposto ai lavori forzati, fu spogliato, legato a un palo e picchiato a sangue. Per lunghe settimane rimase disteso sulla schiena, incatenato al pavimento con catene.
Sopportò cristianamente le torture e la prigionia memore del suo motto episcopale  “Hostia pro fratribus - vittima dei fratelli”.
Durante gli anni di prigionia, la Chiesa cattolica lettone, la Santa Sede e il governo lettone chiesero la liberazione di Sloskāns.

Finalmente libero
Il 22 gennaio 1933, grazie ad uno scambio con una spia sovietica arrestata in Lettonia, venne scarcerato e recuperando la libertà poté tornare in patria.
Dopo la sua liberazione, il 26 marzo si recò a Roma per una visita a Pio XI, che lo accolse con grande onore perché lo considerava un simbolo per la Chiesa perseguitata dal comunismo e lo nominò assistente al Soglio Pontificio.
Nel 1934 ritornò in Lettonia, dove si mise a servizio come vescovo cooperatore della diocesi di Riga. Qui insegnò morale ed ascetica e teologia dogmatica nella Facoltà teologica del seminario cittadino.

Durante il periodo della seconda guerra mondiale
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale per qualche tempo risiedette a Eichstatt.
Durante l'occupazione tedesca operò ad Aglonama, e il giorno 8 ottobre 1944 fu arrestato dalla Gestapo e inviato in un campo di prigionia a Schneidemuhl, da dove fu rilasciato solo dopo l'intervento dei vescovi tedeschi.
Con la fine della guerra visse per qualche tempo in baviera fino a quando il 6 dicembre 1946, con il suo segretario Jānis Gaspar, arrivò in Belgio e si stabilì a Skilde vicino da Anversa.
Nonostante le sue precarie condizioni di salute In questa città fondò un seminario per candidati al sacerdozio lettoni, dove gli studenti potevano continuare i loro studi grazie al sostegno del vescovo all’Università Cattolica di Lovanio.

Visitatore apostolico
Nel 1952, Papa Pio XI lo nominò visitatore apostolico per i cattolici russi e bielorussi in esilio.
L'anno successivo ricevette anche l'incarico di seguire la pastorale dei lettoni ed estoni che vivevano in esilio.
Prese parte attiva ai congressi "Kirche in Not", visitò frequentemente Roma e Papa San Giovanni lo nominò consultore della commissione conciliare preparatoria per le Chiese orientali.
Dopo aver partecipato al Concilio Vaticano II, dal mese di agosto 1951 visse nell’abbazia di Keizersberg, nelle vicinanze di Lovanio.
Il 31 agosto 1973 celebrò l'80º anniversario dell'abbazia con la benedizione del papa, il beato Paolo VI.
Nell'autunno del 1979, a causa di un peggioramento della sua salute andò a vivere nella casa delle suore "Emmaus". a cinque chilometri dall'abbazia.

Morte e sepoltura
Il 18 aprile 1981, all’età di 87 anni, mons. Boleslao (Boļeslavs) Sloskāns morì in concetto di santità a Lovanio, nel Brabante Fiammingo.
I suoi funerali si tennero il 25 aprile nella chiesa di Beeters a Kezersberg e la celebrazione è stata presieduta da mons. Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Per la santità della vita del vescovo, le esequie non furono celebrate con i paramenti in nero, ma con quelli bianchi della Pasqua.
Mons. Boleslao Sloskāns è stato sepolto nella cripta dell’abbazia di Keizersberg.

Traslazione dei resti
Quando la Lettonia riacquistò l'indipendenza, fu deciso di rimpatriare la salma di monsignor Sloskans.
Il 25 e 26 settembre 1993 si svolsero le celebrazioni d’addio a Lovanio e il 30 settembre la salma del vescovo fu portata a Riga dove è stata esposta per dieci giorni nella cattedrale di San Giacomo.
Il 10 ottobre 1993 mons. Boleslao Sloskāns
fu sepolto nella cripta della basilica dell'Assunta ad Anglona.

Processo di beatificazione
Su iniziativa dell’episcopato lettone è stato aperto il processo di beatificazione per mons. Boleslao Sloskāns.
Dopo l’apertura dell’inchiesta diocesana del 10 marzo 2000, il successivo 14 aprile venne emanato il nulla osta per la causa. Dopo che nell’anno 2000 si concluse il processo diocesano, il 14 dicembre 2001 venne emesso il decreto di validità sull’inchiesta diocesana, nel 2003 è stata pubblicata la Positio.
Dopo il congresso dei consultori teologi del giorno 8 novembre 2004 e la sessione ordinaria dei cardinali e vescovi del 14 dicembre 2004, con la promulgazione del decreto delle virtù eroiche del 20 dicembre 2004, papa San Giovanni Paolo II ha dichiarato il servo di Dio Boleslao Sloskāns venerabile.
Dopo la celebrazione dell’inchiesta diocesana sul miracolo e il decreto di validità relativo del 25 ottobre 2002, il 29 novembre 2007 si è tenuta la sessione dei medici.
 


Autore:
Mauro Bonato

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Aggiunto/modificato il 2022-10-05

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