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Sant' Aldelmo (Adelmo) Abate e vescovo

25 maggio

Etimologia: Aldelmo = Adelmo, nobile protettore, dall'antico tedesco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: In Inghilterra, sant’Aldelmo, vescovo, che, celebre per la dottrina e gli scritti, già abate di Malmesbury, fu poi ordinato primo vescovo di Sherborne tra i Sassoni occidentali.


ALDELMO (Adelmo), abate di MALMESBURY, vescovo di SHERBORNE, santo.

Aldelmo è nome anglosassone: Ealdhelm (= vetus galea, “antico elmo”, in senso di ottima “protezione”), latinizzato in Aldhelmus o Althelmus e Adelelmus. Ma l'esatta grafia ci è data da Aldelmo stesso nella prefazione ai suoi Enigmi con l'acrostico “Aldhelmus”. Di questa etimologia tratta espressamente Guglielmo di Malmesbury all'inizio della vita di Aldelmo; se ne occupa pure, criticamente, Rudolf Ehwald. Lo stesso Guglielmo di Malmesbury considera anche la forma derivata Adelmus (donde il francese Adelme e l'italiano Adelmo), avvertendo che questo modo di scrivere il nome del santo deriva dai distici, che s. Dunstano fece scolpire nella restaurata chiesa del monastero, eliminando la prima "l" per “licenza poetica”, ut versus staret (PL, CLXXIX, col. 1660: vi sono riportati due distici con il nome di Aldelmo). Tuttavia questa forma del nome così abbreviato (Adelmus) ha dato luogo ad una diversa etimologia, cioè, come scrive Carlo Hegger, “a verbis Germanicis adal, quod idem valet ac nobilis, et helm, cuius vis est galea, praesidium, tutamen” .
Aldelmo proveniva da nobilissima famiglia sassone: si è soliti dire da famiglia “reale”. Suo padre, infatti, di nome Kenten, era stretto parente (non “ fratello ” come si è affermato) del re Ina, come chiarisce Guglielmo di Malmesbury: “Beati Aldhelmi patrem non fuisse regis Inae germanum, sed arctissima necessitudine consanguineum”. Probabilmente quindi Aldelmo, notevolmente più anziano, ed il re Ina (cui è dovuto il primo codice di leggi sassoni) erano cugini.
Aldelmo nacque nel Wessex (non si conosce con precisione la località) verso il 640, forse nel 639, e morì settantenne, il 25 maggio 709. Ebbe come primo istitutore il monaco irlandese Maildulfo “natione Scotus, eruditione philosophus, professione monacus”, fondatore del monastero che da lui prende il nome di Malmesbury (in Beda: Maildulfi urbs; in Guglielmo di Malmesbury: Meldunum, Meldunense coenobium). Intorno al 670, già religioso, e probabilmente già sacerdote, si recò alla scuola di Canterbury per perfezionarsi negli studi. Qui ebbe maestri l'arcivescovo s. Teodoro di Tarso, greco di origine, e soprattutto l'abate s. Adriano, africano di nascita, che vi erano giunti da poco, e che assai influirono sulla sua formazione spirituale e culturale, tanto che Aldelmo chiama Adriano “venerando maestro della sua rude infanzia”.
Tornato a Malmesbury, vi esercitò con ardore l'insegnamento. Alla morte di Maildulfo (verso il 675), il vescovo di Winchester, Leuterio, lo volle abate del monastero e gli donò il terreno necessario per lo sviluppo del cenobio. Aldelmo ingrandì la chiesa primitiva consacrata al S.mo Salvatore e ai santi Apostoli Pietro e Paolo, e ne edificò altre due, una in onore della S.ma Vergine e l'altra in onore di s. Michele Arcangelo. Sotto il pontificato di Sergio I (687-701) intraprese un viaggio a Roma, tornando in patria con l'insigne privilegium di esenzione del suo monastero, posto alla diretta dipendenza della Santa Sede .
Aldelmo diede impulso agli studi e all'arte e in un trentennio di governo portò il suo monastero a grande splendore. Si prodigò per l'evangelizzazione del paese anche con canti popolari in volgare. Nelle controversie disciplinari con i Brettoni (Celti) fu vindice della causa romana e apostolo di pace.
Divisa in due la vasta diocesi di Winchester, unica allora per i Sassoni occidentali (Wessex), Aldelmo fu eletto, nel 705, vescovo della nuova diocesi di Sherborne, pur rimanendo, per volontà dei monaci, superiore del monastero. Il suo episcopato fu breve, perché egli morì il 25 maggio 709, durante una visita pastorale, nel villaggio di Dulting (Somersetshire). Fu riportato trionfalmente a Malmesbury ed ivi sepolto nella chiesa di S. Michele, “ubi sibi vir sanctissimus olim sepulturam providerat”. A lungo furono conservate le “lapideae cruces” che furono erette “ad septem milliaria” per segnare le tappe del suo glorioso passaggio.


Autore:
Igino Cecchetti


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2001-11-19

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