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San Maglorio Vescovo, abate

24 ottobre

Vannes, 535 - Serk (La Manica), 24 ottobre 605

Martirologio Romano: Nella Bretagna in Francia, san Maglorio, che, discepolo di sant’Iltuto, si tramanda sia succeduto a san Sansone vescovo di Dol e abbia vissuto in solitudine sull’isola di Sark.


La sua vicenda terrena è raccontata da quel capolavoro dell’antica letteratura brettone, che è la “Vita Maglorii”, scritta da un monaco dell’abbazia di Lehon presso Dinan (Côtes-du-Nord), fondata dal re brettone Nominoè e che custodiva nel IX secolo le reliquie del santo.
L’autore, un monaco sconosciuto, rivela in questa ‘Vita’, tutte le sue alte capacità di scrittore e la sua profonda cultura, infatti egli amava la natura, conosceva il greco, gli erano familiari Orazio e Ovidio, così pure san Girolamo; i suoi libri preferiti erano la Bibbia e Virgilio.
Il vescovo san Maglorio nacque nel 535 nella diocesi di Vannes, al tempo di papa s. Agapito, sotto l’impero di Giustiniano I, quando nella Bretagna Armorica regnava Hoel II.
Secondo la ‘Vita’ suddetta, Maglorio era cugino di s. Sansone († 565) e di s. Macuto († 640) e crebbe, secondo le abitudini del tempo, alla scuola di s. Iltudo († 540), nel suo monastero di Llantwit nel Galles, insieme a Sansone suo contemporaneo; dopo una permanenza in famiglia, seguì il cugino nel monastero di s. Peirio in una isola presso Llantwit.
Quando dopo la morte di s. Peirio, Sansone gli successe come abate, questo ordinò diacono il cugino Maglorio, che lo accompagnò quando s’imbarcò per l’Armorica in Bretagna, predicando insieme nelle regioni costiere; quando Sansone fondò alcuni monasteri per i suoi discepoli, Maglorio divenne abate di uno di essi nelle vicinanze di Dol, poi divenne prete e infine vescovo.
A circa 70 anni, fu successore di Sansone, vescovo-abate come lui di una diocesi mal definita, ormai anziano e desideroso di vivere in solitudine, Maglorio affidò la diocesi al monaco Budoco e si ritirò nell’isola di Serk, isola normanna, oggi inglese presso Guernesey, offertagli da Loiescon, conte delle Isole della Manica, dov’è ubicata.
Ma anche qui Maglorio non trovò la solitudine cercata, perché intorno a lui si adunarono altri discepoli, per cui fondò sull’isola un monastero con 62 monaci.
Tuttavia Maglorio visse una vita da penitente, digiuno assoluto il mercoledì e il venerdì, cibo ridotto al minimo negli altri giorni e solo alcuni piccoli pesci nelle grandi solennità per compiacere i suoi discepoli.
Maglorio morì dopo la lunga carestia del 586; di cui anche la comunità monastica di Serk ne subì le conseguenze e i monaci si dispersero due a due in Irlanda e nel Galles.
Ma questa collocazione della data della morte è incerta; il Martirologio Romano la pone al 24 ottobre del 605 ca., quindi qualche decennio dopo l’inizio della carestia; inoltre s. Maglorio è considerato anche vescovo di Dol, ministero svolto prima di ritirarsi a Serk.
Certo, queste incertezze vanno inquadrate nel contesto storico dei cosiddetti vescovi celtici itineranti, che nei secoli V-VI-VII, caratterizzarono l’evangelizzazione delle due regioni costiere sulla Manica, che veniva attraversata continuamente dai missionari in uno scambio frequente di opere e di uomini, portatori del Vangelo e fondatori di chiese e monasteri, sia nella Bretagna (Francia) sia nel Galles (Gran Bretagna), sia in Irlanda; e le Isole Normanne del Canale della Manica, furono tappe privilegiate di tale evangelizzazione e spesso sede di eremitaggi.
Nell’850 i monaci di Lehon, si appropriarono letteralmente delle reliquie del santo vescovo-abate e da Serk le trasferirono a Lehon, costruendo una chiesa per custodirle; il cosiddetto furto fu perpetrato, perché il re dell’Armorica (antico nome della Bretagna) Nominoè, offriva loro delle terre, a patto che possedessero delle reliquie.
Per timore delle invasioni Normanne, nel X secolo le reliquie furono trasferite a Parigi e deposte nella cappella del Palazzo reale, dopo tale trasferimento, il culto per s. Maglorio conobbe una nuova diffusione; è santo patrono di vari paesi francesi che lo festeggiano localmente il 25 ottobre, mentre l’aggiornata edizione del Martirologio Romano lo riporta il 24 ottobre.
Nelle opere d’arte che lo raffigurano è genericamente dipinto come pellegrino o eremita; nella chiesa del convento camaldolese di Faenza, è raffigurato in un quadro del pittore romano Antonio Mancini (1852-1930).


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-07-27

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