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San Ventura di Spello Monaco

30 aprile

XIV sec.

Nato sul finire del XII secolo, aderì all’ordine ospedaliero dei Crociferi. Dopo un periodo di formazione a Roma nel monastero di Fontana di Trevi tornò a Spello (in Umbria) dove fondò una chiesa con ospedale che intitolò a Santa Croce. Trascorse tutta la sua vita in questa chiesa dedicandosi ai poveri e agli ammalati. Morì a Spello il 30 aprile di un anno imprecisato (secondo alcune fonti nel XIV secolo) e fu sepolto nella chiesa dove aveva trascorso tutta la sua vita. L’edificio religioso di Santa Croce mutò ben presto l’intitolazione in San Ventura, per i numerosi miracoli operati a favore di quanti si recavano a pregare sulla sua tomba. Le spoglie del Santo, poste in un’urna di pietra, vennero collocate sotto la mensa d’altare. Qui tuttora accorrono i malati di ossa, di cui il santo è ritenuto patrono. All’interno della chiesa di San Ventura a Spello c’è anche un affresco del Santo, opera di un artista attivo sullo scadere del XIV secolo. San Ventura nell’affresco è raffigurato come un vegliardo dalla lunga barba, con grandi occhi e copricapo, con in mano un libro (simbolo di saggezza). Il Santo è raffigurato anche con una gruccia in mano, attributo di tutti i Santi che in vita si sono dedicati alla cura degli ammalati.



Il nome Ventura, di origine latina, rimanda al concetto di "futuro", assumendo un significato quasi profetico per la vita del santo a cui si riferisce. La tradizione lo identifica come membro della famiglia degli Spellucci, originaria di Spello, in Umbria. Nato sul finire del XII secolo, Ventura abbracciò la vocazione religiosa unendosi all'Ordine dei Crociferi.
Dopo un periodo di formazione presso il monastero di Fontana di Trevi a Roma, egli fece ritorno a Spello, dove la sua opera lasciò un segno indelebile. Qui fondò una chiesa intitolata a Santa Croce, annessa a un ospedale, dedicandosi con dedizione alla cura dei poveri e degli ammalati. La sua esistenza si consumò tra le mura di questa struttura, dove morì il 30 aprile di un anno imprecisato, presumibilmente nel XIV secolo.
La fama di taumaturgo che ben presto avvolse la sua figura portò alla modifica del nome della chiesa, che divenne San Ventura in suo onore. Le spoglie del santo, venerato come patrono dei malati di ossa, riposano in un'urna di pietra sotto la mensa dell'altare, meta di pellegrinaggi e devozioni.
All'interno della chiesa di San Ventura a Spello, un affresco risalente alla fine del XIV secolo offre un ritratto del santo. L'opera lo raffigura come un vegliardo dalla lunga barba, con grandi occhi e copricapo, simboli di saggezza e venerabilità. La gruccia che stringe nella mano è un attributo ricorrente nell'iconografia dei santi che si sono dedicati alla cura degli infermi.
Un'altra raffigurazione di San Ventura, risalente al XIV secolo, si trova nella chiesa di San Francesco a Trevi, sempre in Umbria. In entrambi i casi, la gruccia funge da elemento distintivo, sottolineando la sua vocazione di assistenza ai sofferenti.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-03-18

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