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San Raimondo de Penafort Sacerdote

7 gennaio - Memoria Facoltativa

Peñafort (Catalogna), 1175 - Barcellona, 6 gennaio 1275

Figlio di signori catalani, nasce a Peñafort nel 1175. Comincia gli studi a Barcellona e li termina a Bologna. Qui conosce il genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Di ritorno a Barcellona, Raimondo è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell'Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano. Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco a fondare l'Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi. Qualche anno dopo a Roma Gregorio IX gli affida il compito di raccogliere e ordinare tutte le decretali (gli atti emanati dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche). Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima. Nel 1234, il Papa gli offre l'arcivescovado di Tarragona. Ma lui rifiuta. Nel 1238 i suoi confratelli lo vogliono generale dell'Ordine. Ma l'attività intensa che lo vede in tutta Europa lo sfianca. A 70 anni torna infine a una vita di preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell'Ordine. Frate Raimondo muore a Barcellona nel 1275.

Etimologia: Raimondo = intelligenza protettrice, dal tedesco

Martirologio Romano: San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore.
(6 gennaio: A Barcellona nella Catalogna in Spagna, san Raimondo di Penyafort, la cui memoria si celebra domani).

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Raimondo (dal tedesco “intelligenza protettrice”) nasce in una famiglia ricca. Potrebbe vivere nell’agiatezza, ma Raimondo non è un bambino come tutti gli altri. È felice quando prega e studia. E sogna di fare l’insegnante. Il suo paese di origine è Peñafort, in Catalogna (Spagna) dove viene alla luce nel 1175. Raimondo riesce a seguire la sua inclinazione e va a studiare a Barcellona dove già a vent’anni insegna filosofia. Prosegue il percorso scolastico in Italia, a Bologna, dove insegna giurisprudenza. Tornato in Spagna, il santo diventa canonico della Cattedrale di Barcellona per poi scegliere un’altra strada: entra nell’Ordine dei Predicatori fondato da San Domenico. Poi, convinto dell’importanza di poter essere di aiuto al prossimo e ai più bisognosi, insieme a Pietro Nolasco (santo anche lui) istituisce l’Ordine dei Mercedari, con il compito di raccogliere denaro per pagare il riscatto degli schiavi. Raimondo è molto intelligente, brillante predicatore e insegnante instancabile. Nel 1230 papa Gregorio IX lo chiama a Roma, per incaricarlo di mettere ordine nell’archivio, dove sono custoditi gli atti emanati dai papi attraverso i secoli (alcuni scritti per regolare la disciplina e altri riguardanti i dogmi del Cristianesimo). A Raimondo viene chiesto anche di scrivere commenti a vari quesiti. È un’impresa difficilissima e gigantesca. Eppure Raimondo, con meticolosità, riesce a riordinare tutto come mai è stato fatto prima del suo arrivo e a rendere utilizzabile il materiale. Il papa è soddisfatto e vorrebbe nominare Raimondo arcivescovo di Tarragona (Spagna). L’umile frate domenicano non accetta ed ha altro in mente. Percorre a piedi tutta l’Europa come Generale dell’Ordine dei Predicatori, visitando tantissimi conventi fino all’età di 70 anni. Sfiancato dai lunghi viaggi, torna in Spagna per dedicarsi completamente alle attività che ha sempre amato, per lui fondamentali per diffondere la fede: pregare, studiare, scrivere libri per annunciare il Cristianesimo, soprattutto insegnare e formare nuovi predicatori. Nonostante le grandi fatiche, San Raimondo de Peñafort vive a lungo: muore a Barcellona a cent’anni, nel 1275. Protegge avvocati, giudici e facoltà giuridiche.
 

Autore: Mariella Lentini

 


 

E’ il terzo generale dei Domenicani, dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. Ma le cariche – quando le accetta – addosso a lui durano sempre poco, e quasi sembrano interruzioni forzate e temporanee di un modello di vita al quale tornerà sempre, nella sua lunga esistenza: preghiera, studio e nient’altro.
Figlio di signori catalani, ha cominciato gli studi a Barcellona e li ha terminati a Bologna, dov’è stato anche insegnante. Qui ha conosciuto il patrizio genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV e aspro nemico dell’imperatore Federico II; e il capuano Pier delle Vigne, che di Federico sarà l’uomo di fiducia e poi la vittima (innocente, secondo Dante). Torna a Barcellona, dov’è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano.
Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco, originario della Linguadoca in Francia, a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi, e qualche anno dopo accompagna il cardinale Giovanni d’Abbeville a Roma. Qui Gregorio IX nota la profondità della sua dottrina giuridica e gli affida un gravoso compito: raccogliere e ordinare tutte le decretali, ossia gli atti emanati via via dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche: una massa enorme di testi più e meno importanti, un coacervo plurisecolare di decisioni, da perderci la testa. Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima, e quindi una pronta utilità.
A lavoro finito, nel 1234, il Papa gli offre in ricompensa l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui non accetta: è frate domenicano e frate rimane. Nel 1238, però, sono appunto i suoi confratelli a volerlo generale dell’Ordine, e deve dire di sì. Dice di sì a un periodo faticosissimo di viaggi, sempre a piedi, attraverso l’Europa, da un convento all’altro, da un problema all’altro. Un’attività che lo sfianca, costringendolo infine a lasciare l’incarico.
Torna, ormai settantenne, alla sua vera vita: preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine, che si va espandendo in Europa. Un Ordine per sua natura missionario e che perciò, pensa Raimondo, si deve dotare di tutti gli strumenti culturali indispensabili per avvicinare, interessare, convincere. Occorrono testi idonei alla discussione con persone colte di altre fedi; e lui lavora per parte sua a prepararli, spingendo inoltre il confratello Tommaso d’Aquino a scrivere per questo scopo la famosa Summa contra Gentiles. Inoltre, bisogna conoscere da vicino la cultura di coloro ai quali si vuole annunciare Cristo e Raimondo istituisce una scuola di ebraico a Murcia, in Spagna, e una di arabo a Tunisi. Sembra che tante fatiche e iniziative gli allunghino la vita. Frate Raimondo muore infatti a Barcellona ormai centenario. Sarà canonizzato nel 1601 da Clemente VIII.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana

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Aggiunto/modificato il 2022-12-14

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