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Beata Gherardesca Vedova, monaca camaldolese

Festa: 29 maggio

Pisa, 1200 circa - 1270 circa

Nacque a Pisa intorno al 1200 e si sposò assai giovane. Fervente cristiana e modello di sposa, non avendo figli in seguito a visioni celesti persuase il marito a farsi monaco presso il monastero Camaldolese di San Savino in Pisa, per poi ritirarsi anch’essa quale oblata reclusa in una celletta del medesimo monastero. Qui, lodando e conversando con il Signore, raggiunse i più alti gradi della contemplazione. Gherardesca infine morì presso Pisa verso l’anno 1270 circa. Nella "Histoire dell'antichissima città di Pisa" non manca un dovuto riferimento alla Beata Gherardesca Pisana delle Conti Gherardesca monaca camaldolese. Il Martyrologium Romanum la commemora quale “beata” al 29 maggio, mentre secondo il Menologio Camaldolese è considerata “santa” con festa posta al 9 giugno.

Etimologia: Gherardesca = lancia ardita, dal germanico

Martirologio Romano: A Pisa, beata Gherardesca, vedova, che trascorse la vita in una cella accanto al monastero Camaldolese di San Savino, dedita alle lodi di Dio e all’intimità con il Signore.


Gherardesca nacque a Pisa intorno al 1200, in seno ad una nobile famiglia cittadina. Fin da giovane, si distinse per la sua fervente fede e per il suo spirito contemplativo. Convolata a nozze in giovane età, Gherardesca fu una moglie esemplare, dedita al benessere del coniuge e all'educazione della famiglia. Tuttavia, il suo cuore era attratto da una chiamata più alta, da un desiderio di comunione esclusiva con il divino.
La vita di Gherardesca ebbe una svolta decisiva quando, attraverso una serie di visioni celesti, ricevette la chiara indicazione di abbandonare la vita mondana per abbracciare la via della consacrazione religiosa. Mossa da questa grazia divina, Gherardesca discusse con il marito la possibilità di intraprendere un percorso spirituale comune. Entrambi, spinti da un reciproco amore per Dio, decisero di separarsi consensualmente e di dedicarsi interamente alla vita monastica.
Gherardesca si ritirò presso il monastero camaldolese di San Savino a Pisa, mentre il marito si unì alla comunità monastica del medesimo monastero. Gherardesca, non potendo assumere l'abito monastico per via del suo status di vedova, divenne oblata reclusa, dimorando in una celletta adiacente al monastero. Qui, condusse una vita di preghiera intensa, dedicandosi alla contemplazione mistica e alla lode incessante di Dio. La sua cella divenne un luogo di profonda spiritualità, dove Gherardesca raggiunse i più alti gradi di unione con il Signore.
La fama di santità di Gherardesca si diffuse rapidamente in tutta Pisa e oltre. Si narra che ella fosse dotata di doni mistici straordinari, tra cui la capacità di leggere nel pensiero, di vedere a distanza e di compiere pellegrinaggi in spirito. Inoltre, era frequente per lei ricevere apparizioni di Cristo, degli angeli e dei santi, in particolare degli apostoli Giovanni e Giacomo. La sua fama di taumaturga si diffuse in tutto il territorio, attirando a lei numerosi fedeli che cercavano conforto e guarigione.
Gherardesca trascorse il resto della sua vita nella sua celletta, immersa nella preghiera e nella contemplazione. Si spense serenamente a Pisa verso l'anno 1270, circondata dalla stima e dalla venerazione di tutti. Il suo corpo fu sepolto nella chiesa del monastero di San Savino, dove divenne meta di pellegrinaggio per numerosi devoti.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-05-06

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