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Beato Carmelo De Palma Sacerdote

Festa: 24 agosto

Bari, 27 gennaio 1876 - 24 agosto 1961

Carmine De Palma nacque a Bari, più precisamente a Bari Vecchia, il 27 gennaio 1876, da una famiglia modesta nei mezzi e fiduciosa nella Provvidenza. A dieci anni entrò nel Seminario della basilica di San Nicola di Bari, quindi affrontò gli studi teologici a Napoli. Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1898. Dopo l’ordinazione, a causa di frequenti problemi di salute, soggiornò nell’abbazia di Montecassino, dove scoprì la spiritualità benedettina. Rivestì numerosi incarichi di responsabilità sempre più crescente nel Capitolo della basilica di San Nicola, fino alla soppressione dello stesso; rimase però sempre legato alla basilica e al Santo patrono di Bari, ma anche, come Oblato, all’Ordine Benedettino. Si meritò la fiducia dei vari arcivescovi di Bari e di tanti fedeli, di ogni genere e stato di vita, che ricorrevano a lui per la confessione e la direzione spirituale. Con l’avanzare dell’età fu colpito da varie malattie; negli ultimi tempi perse anche la vista. Nonostante questo, continuò a celebrare la Messa e a confessare fino all’ultimo respiro, che esalò nella sua casa di Bari il 24 agosto 1961, a ottantacinque anni e sette mesi. Fu beatificato il 15 novembre 2025 nella cattedrale di San Sabino a Bari, sotto il pontificato di papa Leone XIV. I suoi resti mortali sono venerati nel monastero benedettino di Santa Scolastica a Bari, in largo Santa Scolastica 1.



I primi anni in famiglia
Carmine De Palma nacque a Bari, più precisamente a Bari Vecchia, il 27 gennaio 1876, in un’abitazione non lontana dalla basilica di San Nicola. 
La sua era una famiglia modesta nei mezzi e fiduciosa nella Provvidenza e si manteneva grazie al lavoro di costruttore del padre, Vito De Palma: lui e sua moglie Filomena Catacchio ebbero cinque figli, dei quali Carmine fu il terzo. Aveva appena cinque anni, quando perse entrambi i genitori.

Verso il sacerdozio 
il 3 ottobre 1886, a dieci anni, Carmine entrò nel Seminario della basilica di San Nicola, al tempo dotata di un clero e di un capitolo autonomo. Prima di lui era entrato suo fratello maggiore Francesco Saverio, il quale però morì ancora prima di ricevere gli Ordini Minori. Come studente, Carmine si fece notare per la brillantezza dei suoi ragionamenti.
Per ottenere la licenza liceale, sostenne gli esami nel Regio Liceo “Cirillo” di Bari, mentre per gli studi teologici fu allievo del Collegio Santa Maria di Napoli. Il 5 dicembre 1897 fu ordinato suddiacono e, il 17 dicembre 1898, sacerdote, per meno del cardinal Giuseppe Antonio Ermenegildo Prisco, arcivescovo di Napoli. L’indomani celebrò la Prima Messa nella basilica della Madonna del Rosario a Pompei.

La scoperta della spiritualità benedettina e gli studi a Roma
Don Carmine non era mai stato di salute robusta, ma peggiorò a causa delle fatiche degli studi; in particolare, aveva iniziato a soffrire per frequenti mal di testa. Così, poco dopo l’ordinazione sacerdotale, fu ospitato per qualche tempo all’abbazia di Montecassino. Lì non solo si riprese piuttosto bene, ma soprattutto si avvicinò alla spiritualità benedettina.
Un anno dopo essere diventato prete, conseguì la laurea in Sacra Teologia al Collegio Leoniano di Roma; sostenuto da un sussidio della Regia Delegazione, ossia l’ente che amministrava le Reali Basiliche Palatine Pugliesi di Bari, completò gli studi nel 1902.

All’ombra di san Nicola
Rientrato a Bari, rivestì molti incarichi nel governo della basilica di San Nicola, sempre più importanti: Cappellano il 17 giugno 1900, Canonico il 5 ottobre 1902; dal 1903 al 1915 fu segretario di monsignor Oderisio Piscicelli-Taggi, benedettino, Gran Priore della basilica. 
Per sei anni ebbe il compito di Cancelliere e, dal 1912 al 1915, quello di custode della cripta che custodisce ancora oggi le reliquie di san Nicola. Fu poi Primicerio del Capitolo, dal 9 febbraio 1921, Cantore, dal 19 novembre 1922.
Nel corso del suo servizio, don Carmine affrontò le delicate questioni che portarono a drastici cambiamenti nell’officiatura della basilica, in particolare da quando fu eletto Vicario capitolare, nel 1945, fino al 1951, quando fu soppresso il Capitolo e la basilica fu affidata ai padri Domenicani.
Rimase però sempre legato a san Nicola e alla sua basilica: ne è la dimostrazione il testo «Mese consacrato a San Nicola», nel quale, appoggiandosi alle leggende sul Santo patrono di Bari, traeva insegnamenti per renderne l’esempio valido anche per i suoi contemporanei. Inoltre, durante un soggiorno all’abbazia basiliana di Grottaferrata, scrisse un saggio di innografia greca di nuovo dedicato a san Nicola, che fu poi dato alle stampe.

Oblato benedettino
La familiarità con i Benedettini, alimentata da altre visite a Montecassino e dall’amicizia con membri di spicco di quell’Ordine, come monsignor Piscicelli-Taggi, l’abate Ildefonso Rea e il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano (beatificato nel 1996), lo portò a meditare se diventare o meno un membro religioso. 
Capì però che il suo posto era accanto a san Nicola, non altrove: nella risposta che Schuster gl’inviò dopo aver saputo della sua decisione, ossia «Ti farai santo lo stesso», lesse il volere di Dio per lui. Rimase comunque affiliato, anzi, Oblato dell’Ordine di San Benedetto.

Confessore e direttore spirituale
Rimasto quindi a Bari, si meritò la fiducia dei vari arcivescovi, ma anche di quanti ricorrevano a lui per la confessione e la direzione spirituale. Consigliava paternamente le monache benedettine del monastero di Santa Scolastica a Bari, i seminaristi diocesani (specie negli anni che seguirono la prima guerra mondiale), ma anche le aderenti alla Gioventù Femminile di Azione Cattolica, delle quali fu assistente dal 1926 (passò poi a diventare assistente della sezione Donne), i sacerdoti novelli e i quelli con più anni di esperienza, ma anche i laici impegnati come il professor Giovanni Modugno (per il quale è in corso la causa di beatificazione) e come quelli che avevano aderito agli Oblati di San Benedetto.
Per il suo cammino formativo fu fondamentale anche l’adesione all’Unione Apostolica del Clero, che aveva conosciuto durante gli studi a Roma. Fu fedele agli impegni previsti per gli associati, nei quali vedeva un costante stimolo per la sua vita interiore.

Monsignor De Palma e la Beata Elia di San Clemente
Avviò molte donne alla vita consacrata contemplativa, sia dalle Benedettine di Santa Scolastica, sia al Carmelo di San Giuseppe: fu questo il caso di Teodora Fracasso, che un giorno si presentò da lui insieme all’amica Chiara Bellomo per ricorrere alla sua direzione, dato che il precedente direttore spirituale di entrambe, il gesuita padre Sergio Di Gioia, aveva lasciato Bari. 
Teodora era già stata orientata da quel sacerdote a entrare tra le Carmelitane Scalze. Monsignor Di Palma intuì di avere a che fare con un’anima speciale, aiutandola fino all’ingresso in monastero, quando divenne suor Elia di San Clemente, e testimoniando nel processo ordinario diocesano della sua causa di beatificazione (fu beatificata nel 2006).

Con Maria sulla via della salvezza
Chi andava a trovarlo lo trovava immerso nella preghiera o nella lettura di testi spirituali. Anche la sua devozione mariana non aveva nulla d’improvvisato o di sentimentale: la trasfuse soprattutto nel testo «I misteri della salvezza», dove accompagnava le meditazioni su ciascun mistero del Rosario con l’espressione «Con te» rivolta alla Madonna, accompagnata da appellativi come «felice porta del cielo», «Vergine fedele», «prima e perfetta adoratrice di Gesù».

Fino all’ultimo respiro
In età ormai avanzata, i suoi problemi di salute si riacutizzarono: a una colite cronica che lo accompagnava dalla gioventù si aggiunse un'arteriosclerosi del miocardio. Dovette inoltre rinunciare alla lettura, che amava particolarmente, perché perse progressivamente la vista. Per questa ragione fu dispensato dalla recita del Breviario, che gli fu concesso di sostituire con la preghiera quotidiana del Rosario completo. Per la celebrazione eucaristica, invece, andava a memoria, variando la Messa del giorno con quella della Beata Vergine Maria.
Nonostante questo, continuava ad andare a Santa Scolastica per le confessioni. Un giorno, mentre parlava con la badessa, arrivarono bambine della vicina parrocchia del Sacro Cuore, per confessarsi. 
Una signorina, giunta di lì a poco per la stessa intenzione, avendo saputo che era stato malato, suggerì alle bambine di tornare in parrocchia e di cercare un altro confessore.
Monsignor De Palma lo venne a sapere e si dispiacque molto. Mentre la signorina affermava di aver allontanato le bambine perché lui era ancora molto debole, rispose: «Tu lo sai che la mia vita l’ho offerta al Signore fino all’ultimo respiro».

La morte
Il Giovedì Santo del  1960 volle vestire gli abiti prelatizi, forse presentendo che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe vissuto il giorno che ricorda l’istituzione dell’Eucaristia.
Nel febbraio 1961 celebrò per l'ultima volta la Messa in pubblico, a Santa Scolastica; il 9 dello stesso mese lasciò il confessionale. Finché fu in grado, continuò a confessare quanti venivano a trovarlo in casa.
Morì il 24 agosto 1961, per un’insufficienza cardiaca; aveva ottantacinque anni e sette mesi. 
Dopo le esequie, celebrate nella basilica di San Nicola da monsignor Michele Mincuzzi,  vicario generale della diocesi di Bari, le sue spoglie furono   deposte nella cappella del Capitolo di San Nicola, nel cimitero di Bari. Volle che sulla lapide fosse scritto solo: “Carmelus De Palma, sacerdos Christi” (“Carmine De Palma, sacerdote di Cristo”).
Il 10 febbraio 2003 i suoi resti mortali vennero traslati nella chiesa del monastero di Santa Scolastica a Bari, in largo Santa Scolastica 1, nel quartiere di Poggiofranco.

La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche
Monsignor De Palma era considerato un santo già in vita, ma tale considerazione di lui si accrebbe dopo la morte. Per tale ragione, fu avviata l’Inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità nella diocesi di Bari-Bitonto, celebrata dal 15 giugno 2001 al 24 maggio 2002. Fu richiesta un’Inchiesta suppletiva, durata  dal 16 maggio 2016 al 7 febbraio 2017. La Congregazione delle Cause dei Santi emanò il decreto sulla validità giuridica di entrambe le Inchieste il 29 ottobre 2010. 
Il 5 giugno 2018 fu conclusa la Positio, presentata quindi alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il 17 dicembre 2019 i Consultori Teologi, nel loro Congresso Peculiare, la discussero con esito favorevole. Il 25 aprile 2020, invece, i Cardinali e i Vescovi membri della stessa Congregazione riconobbero che monsignor De Palma aveva esercitato le virtù in grado eroico.
Il 5 maggio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui monsignor De Palma veniva dichiarato Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Il caso preso in esame per la beatificazione riguardava una monaca benedettina del monastero di Santa Scolastica di Bari, la quale, nel dicembre 2001, fu colpita da febbre: inizialmente sembrava di natura influenzale, ma successivamente sviluppò una grave stenosi del forame magno con compressione bulbo-midollare, a causa della quale la religiosa divenne progressivamente paralizzata.
Fu prospettato un intervento neurochirurgico ad alto rischio, ma le monache rifiutarono: fecero invece ricorso all’intercessione di monsignor De Palma, i cui resti erano stati traslati nel monastero poco tempo prima.
Nella notte tra il 1° e il 2 giugno 2003 la monaca malata si sentì improvvisamente meglio: la mattina successiva, alzatasi, riprese a camminare normalmente. I successivi esami, ripetuti fino al 2010, confermarono la persistenza della compressione midollare ma senza alcun effetto patologico residuo.

Il decreto sul miracolo e la beatificazione
Il 28 marzo 2025, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto, con cui la guarigione della monaca era ritenuta completa, duratura, impossibile da spiegare alla luce delle conoscenze mediche e attribuita all’intercessione di monsignor Carmine De Palma.
La Messa con il Rito della Beatificazione fu celebrata il 15 novembre 2025 nella cattedrale di San Sabino a Bari, presieduta dal cardinal Semeraro come delegato di papa Leone XIV.

Preghiera 
Beato Carmine De Palma,
pastore buono e innamorato del Signore,
ministro paziente della misericordia,
che hai saputo accogliere chi cercava speranza,
volgi il tuo sguardo sulla nostra Chiesa
in cammino nella storia.
Tu che contempli la gloria di Dio,
intercedi per noi:
rendi i cuori docili all’azione dello Spirito,
perché siano attenti a discernere
e a compiere la volontà del Padre.
Esempio di vita evangelica,
apri i nostri occhi ai bisogni dei più poveri,
dona ai pastori la perseveranza
di custodire il ministero loro affidato
e a tutti lo stupore di sentirsi amati e perdonati.
Veglia sulla di Chiesa di Bari-Bitonto,
perché le comunità siano segno
di riconciliazione, di comunione fraterna,
profezie di speranza.
A te affidiamo la vita e le nostre necessità.
(esprimere in silenzio la propria invocazione).
Per tutti imploriamo misericordia e pace.
Amen.
 
+ Giuseppe Satriano
Arcivescovo di Bari-Bitonto


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2025-11-17

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