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Venerabile Ante (Josip) Tomičić Religioso cappuccino

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Razbojine, Croazia, 23 marzo 1901 - Rijega, Croazia, 25 novembre 1981

Laico professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; in tanti ricordano l’intensità della sua preghiera, specialmente nel sostare in adorazione davanti all’Eucaristia. Dopo l’avvento del comunismo, portare segni religiosi in pubblico provocava spesso irrisione e ostilità, ma egli non tolse mai il suo saio, subendo pubblicamente ingiurie. Affrontò le difficoltà quotidiane con fortezza e fiducia nel Signore, mosso da una incrollabile speranza che Egli porta a compimento ogni Sua opera, perché tutto è nelle Sue mani. Papa Francesco l'ha dichiarato Venerabile in data 14 marzo 2024.



Il Venerabile Servo di Dio Ante Tomičić (al secolo: Josip) nacque il 23 marzo 1901 nel villaggio di Razbojine, (Croazia), nono di undici figli. Dopo il battesimo fu cresciuto dal padrino e dalla madrina che non avevano figli. Da loro apprese i rudimenti della fede e ricevette la sua prima istruzione. All’età di dieci anni, tornò presso la sua famiglia, iniziando la vita di pastore di greggi. Nel gennaio del 1917 il fratello soldato gli fece leggere un libretto manoscritto, “I sogni di Maria”, diffuso tra i militari al fronte durante la I guerra mondiale. L’immagine di Gesù, ivi presentata nell’ottica della misericordia, suscitò in lui un profondo cambiamento interiore, muovendolo ad una maggiore attenzione verso il prossimo, inducendolo ad una preghiera più intensa e costante e facendogli maturare la vocazione religiosa. Il 26 giugno 1919 fu accolto nel convento dei cappuccini di Varaždin dove vestì il saio, cominciando il periodo di noviziato col nome di fra Antonio. Dopo aver abbandonato il noviziato con l’intenzione di vivere una vita più austera ed eremitica, nel novembre del 1920, su consiglio del confessore, riprese il noviziato e pronunciò, un anno dopo, i primi voti religiosi. Fu inviato per un breve periodo nel convento di Karlobag come cuoco e, nell’ottobre del 1922, tornò a Varaždin come questuante, divenendo successivamente sagrestano nel santuario di Nostra Signora di Pojišan a Split. Qui, l’11 febbraio del 1925, emise i voti perpetui, restandovi per un anno, fin quando fu trasferito a Dubrovnik, dove rimase dieci anni con la mansione di questuante per i bisogni del convento. Questo incarico lo portò a compiere numerosi viaggi in Patria e nelle vicine regioni, consapevole dell’importanza di reperire fondi per le necessità dei confratelli e per la ricostruzione di conventi. Ritornato a Varaždin come portinaio, assistette alle perquisizioni e alle vessazioni operate dall’instaurato regime comunista. L’ultima, lunga, parte della sua vita si svolse nel convento di Rijeka, dove fu portinaio e sagrestano, divenendo, in tale veste, un riferimento per la comunità religiosa e i locali che a lui si rivolgevano alla ricerca di consigli spirituali. Qui unì alla costante preghiera lo zelo e la perseveranza nello svolgimento della sua umile mansione.
Dal marzo 1979 al novembre 1981 visse la sua personale Via Crucis con frequenti ricoveri in ospedale a causa del tumore che lo aveva colpito, accettando con serenità la dolorosa situazione e confortato dalle premure rivolte da molti nei suoi confronti.
Morì il 25 novembre 1981.
Già in vita i confratelli apprezzavano la sua mitezza umana e spirituale. In tanti ricordano l’intensità della sua preghiera, specialmente nel sostare in adorazione davanti all’Eucaristia. Dopo l’avvento del comunismo, portare segni religiosi in pubblico provocava spesso irrisione e ostilità, ma egli non tolse mai il suo saio, subendo pubblicamente ingiurie. Affrontò le difficoltà quotidiane con fortezza e fiducia nel Signore, mosso da una incrollabile speranza che Egli porta a compimento ogni Sua opera, perché tutto è nelle Sue mani.
Fu costante nell’obbedienza alla volontà divina in tutte le circostanze della vita e si mantenne sempre docile all’Autorità Ecclesiastica e ai Superiori, accettando di svolgere lavori umili e faticosi senza mai lamentarsi. Visse con fedeltà e impegno lo spirito di povertà di San Francesco e fu sempre instancabile nel soccorrere i poveri, accogliendo tutti con pazienza e spirito di fraterna carità. Quando sopraggiunse la malattia accettò con serenità la propria condizione, abbandonandosi ancora di più alla volontà di Dio. Al suo funerale fu detto che Fra Ante era il miracolo della città di Rijeka. Numerose testimonianze e documenti attestano la fama di santità del Servo di Dio, in vita e post mortem, che è giunta fino a noi oggi.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2024-03-16

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