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Tolkemit, Polonia, 17 giugno 1914 - Wormditt, Polonia, 2 luglio 1945
Nata il 17 giugno 1914 a Tolkemit (Tolkmicko), il 2 maggio 1938 emise la professione religiosa. Contratta la tubercolosi polmonare, fu ricoverata nel Sanatorio sull’Andreasberg a Wormditt. Dopo essere stata violentata e percossa dai soldati dell’Armata Rossa il 14 febbraio 1945, morì il 2 luglio 1945. Aveva 31 anni di età. Papa Francesco in data 14 marzo 2024 ha riconosciuto il suo martirio in odio alla fede, insieme a quello di altre quattordici consorelle anch’esse vittime dei soldati dell’Armata Rossa, per poi procedere alla beatificazione in data 31 maggio 2025 sotto il pontificato di Papa Leone XIV.
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Maria Abraham era nata il 17 giugno 1914 a Tolkemit (Tolkmicko), in Polonia. Il 2 maggio 1938 emise la professione religiosa assumendo il nome di Suor Rolanda. Contratta la tubercolosi polmonare, fu ricoverata nel Sanatorio sull’Andreasberg a Wormditt. Dopo essere stata violentata e percossa dai soldati dell’Armata Rossa il 14 febbraio 1945, morì il 2 luglio 1945. Aveva trentuno anni di età. Papa Francesco in data 14 marzo 2024 ebbe a riconoscere il suo martirio in odio alla fede, insieme a quello di altre quattordici consorelle appartenenti alla Congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, tutte morte tra il 22 gennaio e il 25 novembre 1945, durante l’invasione russa in Polonia, vittime dei soldati dell’Armata Rossa. La loro solenne beatificazione è stata celebrata il 31 maggio 2025, con una celebrazione presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Nei giorni in cui l’Armata Rossa era entrata in Polonia, il contesto si era caratterizzato dal dilagare dell’ideologia atea e comunista che avversava la Chiesa Cattolica, le sue strutture e i suoi esponenti in quanto ritenuti dannosi per gli interessi del comunismo. Riguardo al martirio materiale, alcune Suore furono uccise subito, mentre altre morirono dopo qualche tempo in seguito alle violenze subite. Circa l’elemento formale ex parte persecutoris, cioè da parte dei persecutori, l’Armata Rossa era composta da ufficiali e soldati impregnati di idee atee e contrarie alla Chiesa Cattolica e le Suore erano riconoscibili in quanto indossavano l’abito religioso. Esse furono violentate e colpite con estrema efferatezza, segno di un odio feroce nei loro confronti. Non è da escludere un’ostilità dovuta anche al fatto che fossero tutte di origine tedesca. Ma accanto a questa probabile volontà di vendetta, i sovietici si avventarono sulle Suore per il loro evidente status di religiose e l’oltraggio feroce della castità ne fu il segno più palese. Ciò sembra confermato anche dall’accanirsi degli stessi soldati sui simboli religiosi delle Suore: i veli, i rosari, le immaginette e, soprattutto, il loro abito, quasi sempre tagliato e lacerato. Anche le Suore morte di tifo nei campi di concentramento russi sono da ritenere martiri poiché si ammalarono in quanto costrette a vivere in condizioni terribili, perendo ex aerumnis carceris, cioè per via delle sofferenze patite. È chiaro il martirio formale ex parte victimarum: le Suore rimasero fedeli alla propria vocazione accettando il rischio, pur di rimanere accanto agli ammalati, ai bambini e agli orfani. Pur avendo avuto la possibilità di fuggire, come fecero altre religiose anche della stessa Congregazione, rimasero al proprio posto prodigandosi per il bene del prossimo. La fama di martirio rimase costante nel tempo, soprattutto nei luoghi in cui si verificarono i fatti e all’interno della Congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire cui appartenevano in virtù della loro consacrazione.
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