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Beato Stanislaw Kostka Streich Sacerdote e martire

Festa: 27 febbraio

Bydgoszcz, Polonia, 27 agosto 1902 - Luboń, Polonia, 27 febbraio 1938

Stanisław Kostka Streich nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz, nel nord-ovest della Polonia e in diocesi di Bydgoszcz, primogenito di tre figli. Il 28 giugno 1920 chiese di essere ammesso nel Seminario teologico di Poznań; proseguì gli studi in vista del sacerdozio nel Seminario primaziale di Gniezno. Il 6 giugno 1925 fu ordinato sacerdote; svolse molti incarichi in varie parrocchie di Poznań come vicario. Il 1° luglio 1933 ebbe il primo incarico come parroco nella parrocchia di Santa Barbara a Żabikowo, dalla quale venne scorporata la nuova parrocchia di San Giovanni Bosco, nel villaggio di Luboń: don Stanisław ne divenne il primo parroco il 1° ottobre 1935. Preoccupato per i suoi fedeli, portava conforto ai poveri e istruiva nella fede bambini, giovani e adulti. Il suo impegno per le classi operaie fu osteggiato dagli aderenti all’ideologia comunista, che lo minacciarono di morte. Pur angosciato, don Stanisław continuò il suo ministero fino al 27 febbraio 1938, quando fu ucciso in chiesa, a colpi di pistola, dal comunista Wawrzyniec Nowak, mentre stava per iniziare l’omelia della Messa. Fu beatificato il 24 maggio 2025 sulla piazza dell’Arcicattedrale Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Poznań, sotto il pontificato di papa Leone XIV. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di San Giovanni Bosco a Luboń.



I primi anni
Stanisław Kostka Streich nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz, nel nord-ovest della Polonia e in diocesi di Bydgoszcz, primo dei tre figli di Franciszek Streich e Władysława Birzyńska, i quali gli diedero una profonda educazione improntata ai valori della fede e della patria polacca. Fu battezzato il 30 settembre 1902 nella chiesa parrocchiale dei Santi Martino e Nicola a Bydgoszcz. Dopo di lui nacquero Kazimierz, morto di difterite all’età di cinque anni, e Czesław.
Nel 1912, dopo aver completato tre anni di scuola elementare, Stanisław iniziò a frequentare il ginnasio. Completò la sua istruzione, nella Polonia ormai indipendente, con il diploma di scuola secondaria superiore nel Ginnasio statale di Bydgoszcz, rilasciato il 15 maggio 1920.

Vocazione e primi incarichi sacerdotali
Il 28 giugno dello stesso anno, Stanisław inviò domanda di ammissione al Seminario teologico di Poznań: la sua richiesta fu accolta. Continuò gli studi in vista del sacerdozio nel Seminario primaziale di Gniezno.
Il 6 giugno 1925 fu ordinato sacerdote. Il suo primo incarico fu di cappellano delle Suore Orsoline a Poznań e d’insegnante di religione alla Scuola di commercio; contemporaneamente, studiò filosofia classica all’Università di Poznań, fino al 1927. Durante quel periodo, scrisse al cardinal August Hlond, Primate di Polonia (Venerabile dal 2018): «Sento una passione per il lavoro pastorale e, desiderando completare gli studi, accetterei volentieri un incarico parrocchiale a Poznań».
Dal 1° ottobre dello stesso anno fino all’aprile 1928 fu vicario nella parrocchia di San Floriano a Poznań, diventando poi, fino al luglio 1929, insegnante di religione presso il seminario statale degli insegnanti a Koźmin. Dal 1° luglio 1929 al 31 dicembre 1931 fu vicario nella parrocchia del Corpus Domini a Poznań, passando, dal 1° gennaio 1932 al 30 giugno 1933, alla parrocchia di San Martino della stessa città.

Parroco preoccupato per i suoi fedeli
Il 1° luglio 1933 ebbe il primo incarico come parroco nella parrocchia di Santa Barbara a Żabikowo. Appena arrivato, s’impegnò a costruire una nuova chiesa nel villaggio di Luboń, che dipendeva dalla parrocchia di Santa Barbara. La nuova parrocchia, come la chiesa, fu intitolata a san Giovanni Bosco: don Stanisław ne divenne parroco il 1° ottobre 1935.
Divenne subito noto come un pastore zelante e coscienzioso, preoccupato della salvezza dei suoi fedeli, per i quali non risparmiava tempo né sforzi. Aperto agli altri, soprattutto ai poveri, portava loro conforto, traendo forza dai Sacramenti che amministrava. Creò gruppi di catechesi e di preghiera per bambini, giovani e adulti. Si prodigò molto per sostenere gli operai, i disoccupati e le famiglie bisognose, senza curarsi della loro estrazione e politica.
Nelle sue catechesi ai bambini dava particolare attenzione al comandamento di amare Dio e il prossimo: li invitava ad avere completa fiducia in Dio e a rispettare ogni persona, indipendentemente dall’età, dall’aspetto e dal comportamento. Raccomandava poi di rimproverare chi commetteva il male, ma con coraggio e fermezza, e di pregare molto per essi: in questo modo, era possibile ottenere molti meriti presso Dio.

«Voglio essere santo per la gloria di Dio e la salvezza della mia anima»
In un’altra lezione parlò della santificazione nella vita ordinaria: «La via più semplice per raggiungere la santità è quella dei poveri e dei disabili, dir coloro che sono stati offesi dal destino e respinti dal loro ambiente. Non imprecano per questo, ma sopportano umilmente tutte le avversità del suo destino e confidando nella Misericordia di Dio. Per questo saranno i primi ad essere ricompensati con la vita eterna. Allora ci saranno bambini e persone che osserveranno i comandamenti di Dio e faranno il bene.
Tuttavia, per tutto il clero, me compreso, sarà molto difficile guadagnarsi il titolo di santo, perché facendo del bene stiamo adempiendo al nostro dovere ordinario. Si tratta quindi di un dovere ordinario, il dovere meno penalizzato, e non di un merito qualsiasi. Per noi il merito sarebbe un atto eroico. Come, ad esempio, agli albori del cristianesimo: persecuzione o morte per la fede. Al momento, tuttavia, ciò è pressoché impossibile. Rispetto a quei tempi, oggi viviamo in condizioni protette; ora la gente ci rispetta. Ecco perché mi sforzo molto per svolgere i miei doveri con coscienza e attenzione. A parte questo, prego molto affinché Dio mi permetta di compiere qualche impresa eroica, così da meritare la santità. Vi chiedo di pregare per questa mia intenzione».
Dopo quelle parole, le ragazze della classe esclamarono: «Dopotutto, sei un così bravo sacerdote; Dio ti includerà sicuramente tra i santi». Un altro ragazzo cominciò a saltare gridando: «Bravo! Avremo il nostro santo». Don Stanisław replicò: «Non voglio diventare un santo per la fama e il riconoscimento. Voglio essere santo per la gloria di Dio e la salvezza della mia anima, anche se solo nell’ultimo angolo del Regno di Dio».

Le prime minacce
Anche se il contesto in cui viveva non poteva sembrare immediatamente persecutorio, l’operato di don Stanisław era disapprovato dai comunisti: secondo loro, la Chiesa e i suoi rappresentanti opprimevano le classi sociali più umili, tenendole in posizione subordinata.
Il parroco fu oggetto di atti intimidatori: lettere anonime con toni offensivi e minacce di morte, profanazione del Tabernacolo e danni ai paramenti e alle vesti. La tensione era sempre più palpabile, ma lui portò avanti il suo ministero e redasse il suo testamento.

Un crescendo di fatti angosciosi
Il 22 febbraio 1938, una parrocchiana, Ludwika Florczak, arrivò nella chiesa di San Giovanni Bosco per la Santa Messa del mattino. Lì vide, sul lato sinistro del confessionale, un uomo dall’aria sospetta, che sembrava aspettare il proprio turno per confessarsi.
Dopo un po’, quando arrivò don Stanisław e si sedette nel confessionale, l’uomo balzò in piedi e si diresse verso il confessionale. Senza farsi il segno della croce né inginocchiarsi, si sporse verso la grata, disse qualcosa molto brevemente al sacerdote e, senza attendere l’assoluzione, andò a sedersi sul gradino del pulpito. Passando davanti al confessionale, don Stanisław lo guardò e gli diede l’assoluzione.
Il giorno dopo tenne una riunione straordinaria del Consiglio parrocchiale, per il resoconto delle attività della parrocchia. L’anno era appena iniziato, quindi i membri, stupiti di quella decisione, gliene chiesero conto: «Non chiedetemelo, perché non ve lo dirò: è una cosa che si deve fare e basta», replicò il parroco.
Il giorno dopo andò in Curia e chiese un permesso fino alla fine della settimana, per andare a trovare sua madre a Bydgoszcz da sua madre, ma si ammalò. La madre lo esortò a non tornare in parrocchia il 26 febbraio e volle chiamare un’ambulanza. Lui si oppose fermamente, dichiarando: «Ciò per cui mi sono offerto, lo devo fare». Quindi, con le lacrime agli occhi e una tenerezza maggiore del solito, salutò la donna.
Tornato in parrocchia, riferì alla governante che non voleva cenare: non si sentiva bene e sarebbe andato a letto presto. Le chiese anche di svegliarlo la mattina seguente, se per sbaglio avesse dormito troppo, perché il suo vicario, don Wiktor Koperski, non era sceso per le confessioni il sabato precedente; sicuramente qualcuno sarebbe andato ad aspettarlo.
La governante andò a svegliarlo all’ora stabilita, ma il parroco stava già uscendo di casa. Sorpresa, domandò cos’avrebbe dovuto preparare per pranzo. Lui rispose: «Fai quello che vuoi, perché tanto non mangerò questa cena».

Il martirio
Il 27 febbraio 1938, alle 10.00, don Stanisław iniziò la celebrazione della Messa. Quando si recò sul pulpito per leggere il Vangelo e predicare, improvvisamente un uomo dalla folla gli sparò due volte, mirando al volto. La sua prima reazione fu proteggere i bambini che si trovavano in chiesa, allontanandoli dal pulpito: subito scapparono, urlando, verso l’uscita.
Il primo colpo lo raggiunse subito, mentre il secondo proiettile colpì l’Evangeliario, che aveva sollevato dopo la proclamazione del Vangelo. Il sacerdote cadde immediatamente all’indietro sul fianco destro e non si mosse più. Dopo pochi secondi, l’uomo armato fece un passo avanti e gli sparò altri due colpi alla schiena.
Mentre cercava di fuggire, sparò di nuovo, ferendo altre persone: un ragazzo di dodici anni, Ignacy Pacyński, il sacrestano Franciszek Krawczyński, il sacrestano, e Katarzyna Ciesielska. La folla catturò subito l’omicida: era Wawrzyniec Nowak, comunista. Secondo alcune ricostruzioni, era la stessa persona che, pochi giorni prima, aveva parlato al parroco. La governante, intanto, aveva pensato di preparare il piatto preferito del parroco: udendo grida in strada, capì subito che gli era successo qualcosa.
Il 2 marzo, il suo corpo fu portato alla Casa Municipale di Luboń per la camera ardente. A rendergli l’ultimo omaggio furono anche sua madre e il cardinale Hlond. Il 3 marzo fu celebrato il funerale, alla presenza di circa ventimila persone.
Durante il processo penale, Wawrzyniec Nowak ribadì la sua intenzione di aver voluto colpire la Chiesa e inveì contro di essa e i suoi ministri, intendendo quindi l’omicidio come un monito anche per gli altri membri del clero; fu condannato alla pena capitale.

La fama di martirio e l’avvio dell’inchiesta diocesana
Don Stanisław fu subito considerato un martire, ma le circostanze collegate al regime comunista obbligarono a tenere riservato il suo ricordo. Alla fama di martirio si accompagnò anche la fama di segni attribuiti alla sua intercessione, anche tramite visite alla sua tomba, collocata all’esterno della chiesa di San Giovanni Bosco a Luboń.
L’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di martirio fu celebrata nella diocesi di Poznań dal 28 ottobre 2017 al 13 aprile 2019. La validità degli atti processuali fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 20 giugno 2020.

La fase romana e il decreto sul martirio
La “Positio super martyrio”, consegnata nel 2021, fu presentata alla riunione dei Consultori Storici del Dicastero delle Cause dei Santi il 22 febbraio 2022, quindi al Congresso Peculiare dei Consultori Teologi del 21 novembre 2023; entrambi diedero esito positivo. I Cardinali e i Vescovi membri dello stesso Dicastero, nella loro Sessione Ordinaria del 23 maggio 2024, definirono che don Stanisław era morto a causa della sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.
Il 23 maggio 2024, nel corso dell’udienza al cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui il martirio di don Stanisław veniva ufficialmente riconosciuto.

La beatificazione
La Messa col Rito di Beatificazione fu celebrata il 24 maggio 2025 sulla piazza dell’Arcicattedrale Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Poznań, presieduta dal cardinal Marcello Semeraro come delegato del Santo Padre Leone XIV.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2025-05-24

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