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Sant' Abdel Mooti Massabki Martire
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† Damasco, Siria, 10 luglio 1860
Cristiano maronita, viveva con la moglie e i suoi cinque figli nella medesima casa del fratello maggiore Francesco. Frequentava quotidianamente il convento di San Paolo, sia per la preghiera che per svolgere l’attività didattica nella locale scuola dei ragazzi. Pronto a versare il suo sangue per Cristo, come insegnava nelle lezioni di catechismo, non esitò ad offrire la sua vita in nome della fede. Subì il martirio con Francesco e con il fratello minore Raffaele. Papa Pio XI beatificò i tre fratelli insieme agli otto Frati Minori compagni di martirio il 10 ottobre 1926 insieme ai compagni di martirio. Papa Francesco ha proceduto alla loro canonizzazione il 20 ottobre 2024.
Martirologio Romano: A Damasco in Siria, passione dei beati martiri Emanuele Ruíz, sacerdote, e compagni, sette dell’Ordine dei Frati Minori e tre fratelli fedeli della Chiesa Maronita, che, con l’inganno consegnati ai nemici da un traditore, furono sottoposti per la fede a varie torture e conclusero il loro martirio con una morte gloriosa.
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Descritto dai testi come persona di statura media, magro e di carnagione chiara, aveva un carattere calmo e preferiva la solitudine alla socializzazione. Viveva con sua moglie, nata Sukran, e i loro cinque figli, Nehmeh, Youssef, Maryam, Wardeh e Hanneh, nella casa di suo fratello Francesco. Ebbe molta cura nell’educazione dei suoi figli. La più giovane, Hanneh, entrò nel convento delle Suore della Carità come Suor Ifrazia. Suo fratello Francesco gli aprì una bottega, ma gli affari, a causa della sua generosità, non andarono nella giusta direzione e ciò determinò la chiusura del negozio. Abdel Mooti si dedicò così all’insegnamento nella scuola francescana del convento, dove spiegava attentamente i principi del cristianesimo, invocando l’amore di Dio e la ripulsa del peccato. Il figlio Nehmeh attestò che il padre, dopo le preghiere del mattino, si recava alla chiesa francescana e assisteva a tutta la messa in ginocchio. Si comunicava ogni otto giorni e nei giorni festivi. La sera del Giovedì Santo andava in chiesa e restava in ginocchio fino al mattino del Venerdì Santo: quindi andava al convento dove restava fino alla mezzanotte, recandosi quindi nella chiesa maronita per assistere alla messa di Pasqua e fare la comunione. Uno dei suoi alunni raccontava che, durante il suo insegnamento al catechismo, ripeteva che il cristiano doveva essere sempre pronto a versare il suo sangue per amore di Cristo e che la gioia più grande dell’uomo era ricevere la grazia del martirio. Quando i persecutori si presentarono al convento dei Frati Minori, rivolse ai suoi alunni un forte incoraggiamento a perseverare nella fede, prospettando loro la salvezza eterna.
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