Leopold Figl fu il primo cancelliere austriaco eletto nel dopoguerra e fu lui nel 1955 a portare a conclusione le trattative con le potenze alleate vincitrici (in particolare con l’Urss, la più ostica) per restituire all’Austria la piena sovranità, dopo dieci anni di occupazione. In Italia il suo nome non dice molto, ma in Austria è il personaggio storico più popolare dopo Mozart e, nel suo ruolo di cancelliere, è considerato secondo soltanto a Bruno Kreisky. Non deve stupire, quindi, che molte città abbiano intitolato al suo nome vie e piazze, che vi siano monumenti che lo ricordano e che nel suo paese natale, Rust im Tullnerfeld, nella Bassa Austria, vi sia addirittura un museo a lui dedicato. Agli onori della politica ora si potrebbero aggiungere anche quelli degli altari, perché Lepold Figl potrebbe diventare in un futuro non lontano “Sankt Leopold”. Il vescovo della Bassa Austria, Alois Schwarz, infatti, ne ha proposto la beatificazione. Dopo l’Anschluss, Figl fu perseguitato dal nazismo e trascorse cinque anni, dal 1938 al 1943, nel campo di concentramento di Dachau. Liberato e poi nuovamente incarcerato a Vienna, sarebbe finito impiccato, se non fossero arrivati in tempo i russi a liberarlo. Le sofferenze della detenzione avrebbero danneggiato irrimediabilmente la sua salute, tanto da portarlo alla morte. Sulle sofferenze non vi sono dubbi. I nazisti non riservarono alcun trattamento di favore a Figl. Ma la sua condizione fu condivisa da milioni di altri uomini e donne, che morirono nei lager o vi uscirono portando nel fisico e nell’animo le cicatrici di quella loro indicibile esperienza. Quanto a Figl, morì nel 1965, venti anni dopo la capitolazione del Reich. Certamente la sua salute ne aveva risentito, ma non in maniera così grave come era capitato ad altri suoi connazionali. Basti pensare agli ebrei, che non fecero più ritorno a casa, o agli austriaci morti di fame nei primi anni dopo la fine della guerra, quando mancavano i generi di prima necessità (dei nati nel giugno 1945, il 42% non superò il primo anno di vita e nell’inverno tra il 1946 e il 1947 morì il 16% dei neonati). Leopold Figl era terzogenito di dieci figli di una famiglia di contadini profondamente cattolica e lui stesso ogni anno partecipava a tre pellegrinaggi. In quanto cattolico, il suo impegno politico lo aveva visto impegnato nel Partito cristiano-sociale. I meriti politici di Figl nel dopoguerra sono indiscutibili. Fu lui a guidare l’Austria in quegli anni tremendi, in cui si moriva di fame e di freddo.
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