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San Constantin Brâncoveanu Voivoda di Valacchia, martire
Festa:
16 agosto (Chiese Orientali)
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>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Tirgoviste, Romania, 15 agosto 1654 – Costantinopoli, 15 agosto 1714
Figlio di Papa Brâncoveanu, ucciso dai mercenarî ribelli nel 1655, e di Stanca. figlia del ricco Costantino Cantacuzeno, che aveva sposato Elena, figlia del principe Radu Şerban. Occupò varie cariche sotto i principi della seconda metà del sec. XVII e godette speciali favori sotto il regno dello zio, Şerban Cantacuzeno. Morto questo, in ancora giovine età, nell'ottobre 1688, Costantino, per l'influenza dei fratelli della madre, tra i quali Costantino Cantacuzeno, che aveva fatto gli studî a Venezia e a Padova, fu imposto al paese ed eletto principe. I Turchi lo riconobbero. In quel momento la situazione del principato era critica. Gl'imperiali avevano liberato dai Turchi il regno d'Ungheria ed erano entrati, sotto il generale Veterani, nel Banato e nella Valacchia, prima che fosse concluso il trattato di garanzia dell'indipendenza valacca che Şerban aveva progettato. Consigliato dagli zii materni, il nuovo principe non volle decidersi a favore degli imperiali, che gli parevano perseguire scopi egoistici, dannosi ai diritti e alle tradizioni del paese. Non poté però impedire l'entrata di un altro generale austriaco, Heissler, che mostrava di favorire gl'intrighi della vedova di Serban, la quale cercava di contrapporre a Costantino il figliuolo Giorgio, assistita da Costantino Bălăceanu, cognato di Giorgio e colonnello degl'imperiali. Costantino chiamò in soccorso i Tartari e dovette assistete alla devastazione d'una parte del paese, fatta da tali ausiliarî. Qualche mese dopo, poté prendersi la rivincita contro gl'imperiali: entrò coi Turco-Tartari nella Transilvania, per sostenervi il pretendente ungherese Emerico Tököly e schiacciò gl'imperiali nella battaglia di Zârneşti, nella quale Bălăceanu morì e Heissler cadde prigioniero. Con prodigi d'astuzia e sacrifici di danaro, riuscì poi, fino alla pace di Carlowitz, nel 1699, a conservare la neutralità, risparmiando al paese l'obbligo di sostenere la causa del "re di Ungheria". Quando, nondimeno, i Magiari si rivoltarono contro l'amministrazione centralizzatrice e clericale degli Asburgo, B. favorì, di nascosto, i ribelli sostenendo il valoroso Francesco Rákoczy. Contro la casa d'Austria nutriva rancori anche perché, servendosi dei gesuiti, essa aveva convertito i Romeni transilvani al cattolicesimo: Costantino fu invece energico difensore dell'ortodossia perseguitata. Un'altra crisi sopravvenne quando Pietro il Grande di Russia comparve nella Moldavia e cercò di passare il Danubio; Costantino si tenne nel suo campo di Urlaţi, ma non poté impedire che il cugino Toma passasse ai Russi e mettesse in loro mano la fortezza di Brăila (1711). Non per queste relazioni, ma per aver intrattenuto rapporti amichevoli con gl'imperiali di Transilvania e specialmente per le sue immense ricchezze, fu, per ordine del sultano, arrestato nel 1714, portato a Costantinopoli e giustiziato coi figli, Costantino, Stefano, Radu e Matteo, nell'agosto dello stesso anno. Il corpo, gettato in mare, fu ripescato e sepolto sotto una pietra senza iscrizione nella chiesa di S. Giorgio a Bucarest, non nel mausoleo che si era fatto costruire nello splendido chiostro di Hurezi. Per sua iniziativa, Antimo d'Iberia si fece assiduo stampatore di libri romeni, greci, slavi, arabi, distribuiti in tutta la cristianità orientale, alla quale Costantino appariva quasi come il continuatore degl'imperatori di Bisanzio. Nel 1992 il Sinodo della Chiesa Romena, ha canonizzato il principe come santo e martire.
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Una delle più belle figure della storia cristiana di Romania, morto
martire per mano dei turchi, insieme ai quattro figli maschi Costantin,
Stefan, Radu, Matei e al dignitario di corte Ianachi Vacaresco. Nato
il 15 agosto 1654 a Tirgoviste, allora capitale della Valacchia,
Costantino Brancoveanu fu un voivoda (principe danubiano) patriota nel
senso più ampio del termine, nei suoi quasi 26 anni di regno, si
preoccupò della libertà della sua patria, dell’uguaglianza e benessere
del suo popolo, della libertà e difesa della religione cristiana dei
romeni di Transilvania, Moldavia, Valacchia. Ancora prima di essere
eletto principe (voivoda) di Valacchia nel 1688, fu impegnato nella
difesa dei diritti e della libertà religiosa dei romeni di Transilvania,
allora aggregata all’Impero Asburgico, affinché fosse riconosciuta loro
la possibilità di conservare e praticare la propria fede ortodossa. Diventato
principe governante di Valacchia (Principato autonomo agli inizi del
secolo XIV, fu dominio dei Turchi dal 1526, occupata dall’Austria nel
1723, tornò alla Turchia nel 1739; dal 1861 fu unita alla Moldavia
gettando le basi per l’unità della Romania), nel 1769 ricevé il titolo
di “Nobile di Transilvania” e di “Conte di Ungheria”. Animato da
princìpi cristiani, Costantino mise in atto la politica della
negoziazione diplomatica, instaurando relazioni personali con i capi di
Stato di allora; fu uomo di profonda formazione umanistica, politica e
religiosa, divenne famoso come “principe cristiano e difensore della
pace e della religione cristiana”. Riuscì a far liberare il
metropolita ortodosso Sava Brancovici, incarcerato per ordine imperiale;
iniziò la costruzione del monastero di Hurezi. Nel 1695 si meritò il
titolo di “Principe del Santo Impero” e di “Illustrissimus”. Dotato di
spirito ecumenico, con abilità cercò la concordia con gli Stati
confinanti, per la difesa delle Chiese e tradizioni cristiane, di fronte
alla minaccia per tutti dei turchi; grazie alla sua onestà e diplomazia
aveva discrete relazioni con l’Impero Ottomano dominante. Nel 1700
instaurò buone relazioni con lo zar di Russia Pietro il Grande,
riuscendo così a perorare la causa della liberazione dei popoli
balcanici, occupati dai turchi. In campo religioso, Costantino
Brancoveanu, pregava tre volte al giorno con tutti i familiari; la su
famiglia era stata allietata dalla nascita di quattro figli maschi,
Costantin, Stefan, Radu, Matei e di una figlia e in essa regnava
l’armonia, il rispetto e un sentimento profondamente cristiano; il
principe passava lunghi periodi in preghiera e meditazione, sia in
chiesa sia nella cappella privata. Come già accennato, il principe
Costantino Brancoveanu era soggetto all’Impero Ottomano, dal quale la
Valacchia era dominata e tributaria e nel 1703 ormai malato e non più in
grado di pagare la sempre più elevata somma di danaro in oro, richiesta
periodicamente dai Turchi, fu convocato ad Adrianopoli in Turchia, alla
“Sublime Porta” (governo del sultano ottomano). In sua assenza però
il comandante dell’esercito Toma Cantacuzeno, tradì il principe passando
apertamente dalla parte dei russi, sempre in conflitto con i turchi,
accusandolo di tradimento davanti allo zar Pietro il Grande (1672-1725). Il
principe Costantino venne così a trovarsi in balia dei turchi che
l’accusarono di intrattenere relazioni segrete con le potenze europee di
allora, inoltre di aver accumulato per sé e la sua famiglia una gran
quantità di oro, invece di pagare il tributo all’Impero Ottomano; il suo
segretario, il fiorentino Del Chiaro raccontò i particolari del seguito
della vicenda. In realtà Costantino aveva in quegli anni usato molta
diplomazia sia con i Turchi dominanti, sia con i Russi interessati a
cacciarli dai Balcani, così pure con i polacchi ed i veneziani, ma alla
fine si inimicò sia gli uni che gli altri, anche se non per colpa sua;
cosicché si aspettava una vendetta ottomana contro di lui. Così il 17
marzo 1714 martedì della Settimana Santa, si presentò a lui, il
dignitario turco Mustafa Aga con 12 ufficiali armati, dicendo di essere
di passaggio per raggiungere la Moldavia. Costantino lo ricevette con
cortesia nella sala del trono, alla presenza dei boiari (nobili
cortigiani latifondisti); ma qui Mustafa Aga lesse il decreto della
‘Porta’, che lo deponeva dal governo del Principato di Valacchia e
l’ordine di condurlo con tutta la famiglia a Costantinopoli; due giorni
dopo, ignorando l’opposizione dei boiari, i turchi designarono principe
di Valacchia Stefano Cantacuzeno, cugino del deposto Costantino. Il
27 marzo 1714, sotto lo sguardo in lacrime degli abitanti di Bucarest la
nuova capitale, la famiglia del principe, si avviò sotto scorta verso
Costantinopoli, giungendovi tre settimane dopo, qui furono rinchiusi nei
sotterranei di Fornetta e torturati, affinché rivelassero il supposto
nascondiglio dell’oro. Per quattro mesi, i detenuti romeni subirono
ogni sorta di maltrattamenti, incitati fra l’atro a passare alla
religione islamica in cambio dell’amnistia. Ma il principe
Costantino, i suoi familiari e il dignitario di corte Ianachi Vacaresco,
rifiutarono con convinzione, rimanendo saldi nella fede cristiana. A
questo punto la famiglia Brancoveanu fu condannata a morte e la data
dell’esecuzione fu fissata per il 15 agosto 1714, giorno del 60°
compleanno del principe. Venuto il giorno, con addosso solo una
camicia e scalzi, Costantino, i quattro figli e il dignitario Vacaresco,
furono portati per le strade di Costantinopoli affollate di gente. Erano
presenti all’esecuzione il sultano Ahmed III (1703-1730), il Gran Visir
Gin Alì e gli ambasciatori delle grandi Potenze europee (forse a titolo
di ammonimento da parte dei turchi); giunti sul luogo dell’esecuzione,
fu concesso loro di dire una preghiera; il segretario Del Chiaro ci
riporta le parole del principe Costantino: “Figli miei, siate forti,
abbiamo perso tutto quello che avevamo in questo mondo, salviamo
perlomeno le nostre anime e purifichiamoci dai nostri peccati col nostro
sangue”. Furono decapitati e i loro corpi senza le teste furono
gettati nelle acque del Bosforo; le teste dopo essere state esposte per
le strade di Costantinopoli appese a dei lunghi pali, fecero poi la
stessa fine. La moglie di Costantino, donna Maria, insieme alla
nuora, al genero e il nipote, incarcerati anche loro a Fornetta, si
salvarono miracolosamente e ritornarono in Valacchia nel 1716. I
corpi dei martiri romeni furono recuperati dalle onde dai cristiani di
Costantinopoli e seppelliti a cura del Patriarcato Ecumenico, nella
chiesa del Monastero della Madre di Dio, nell’isola di Halki; monastero a
suo tempo sostenuto economicamente dal principe Costantino. La
principessa Maria, nel 1720 fece trasportare segretamente le reliquie
dei familiari a Bucarest e tumulate nella chiesa di S. Giorgio Nuovo. Nel 1992 il Sinodo della Chiesa Romena, ha canonizzato il principe come santo e martire.
Autore: Antonio Borrelli
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