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Omayra Sanchez Adolescente

Festa: Testimoni

Armero, Colombia, 28 agosto 1972 – 16 novembre 1985


La storia di Omayra Sanchez potrebbe sembrare datata perché risale a più di trenta anni fa, ma, invero, il suo insegnamento è universale, è eterno: è la testimonianza della forza del coraggio che supera anche la morte. 
Il 13 novembre 1985, il vulcano Nevado del Ruiz in Colombia ha una violenta eruzione, considerata poi la seconda più disastrosa al mondo del ventesimo secolo per il numero di caduti.
Tra le vittime del disastro c’è anche Omayra, una tredicenne che resta intrappolata nel fango.
La notte dell’eruzione la ragazzina tenta di mettersi in salvo con i suoi famigliari, ma durante la fuga, la nonna di Omayra cade in un acquedotto. Omayra è l'unica abbastanza da piccola da calarsi per cercare di salvare la nonna, ma, mentre sono in atto le operazioni di salvataggio, arriva un'ondata di fango che travolge entrambe, trascinandole via, finché Omayra si trova con le gambe incastrate in una massa di acqua e detriti. La sua condizione è critica, ma non pare drammatica: ha tutto il corpo sommerso, mentre la testa rimane fuori dall’acqua evitando, in apparenza per fortuna, l’annegamento.
Quando arrivano i soccorsi tuttavia, ci si rende conto di come sia impossibile intervenire per salvarla poiché i detriti che le bloccano il corpo sono impossibili da spostare.
Si profila presto l'unica tragica soluzione: amputare le gambe.
La mancanza di medici e chirurghi rende però presto impossibile anche quest'ultima disperata soluzione.
Ciononostante i volontari, pur senza gli strumenti adeguati per estrarla, non si danno per vinti e cercano in ogni modo una soluzione.
Secondo una giornalista presente, Cristina Echandia, Omayra canta, prega e parla normalmente di se stessa, dei suoi amici, della scuola, della nonna. Ha anche parole di conforto verso chi si inquieta per la sua sorte ineluttabile, che sa essere segnata.
Passano i giorni e arriva la terza notte di agonia.
La piccola ha la febbre altissima ed inizia ad avere delle allucinazioni, dicendo di non volere arrivare in ritardo per la scuola. Dopo 60 ore immersa nel fango, il cuore della Omayra cede alla cancrena e all’ipotermia.
Appena prima della morte della giovane, il fotoreporter Frank Fournier immortala per sempre gli occhi profondi di questa ragazzina così straordinaria, stupendo il mondo con il coraggio e la dignità di Omayra.
Ora è allo studio la possibilità di apertura della sua causa di beatificazione.

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Aggiunto/modificato il 2025-11-27

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