Il Venerabile Servo di Dio Joseph Panjikaran nacque il 10 settembre 1888 a Uzhuva, in Kerala, non lontano dalla città di Cherthala. I genitori, fedeli cattolici, ebbero in tutto 6 figli. La sua era una famiglia di antica fede cattolica, che aveva già dato alla Chiesa molti sacerdoti. Nel 1896, quando egli aveva 8 anni, un’epidemia di colera si portò via sua madre. Frequentò le scuole superiori alla Saint Joseph’s High School Tiruchirappalli, in Tamilnadu, retta dai Gesuiti. E era a casa quando, nel 1911, morì suo padre. Da una profonda relazione con Dio avvertì la vocazione a diventare missionario e per questo, all’età di 25 anni, immediatamente dopo il M. A. degree, entrò nel seminario di Kandy, in Sri Lanka. Fu ordinato sacerdote il 21 dicembre 1918 e celebrò la sua Prima Messa nello stesso seminario il giorno seguente. Tornò quindi in Kerala e per cinque mesi rimase nel Monastero Vincenziano di Thottakam, dove imparò il siriaco e la liturgia. Per 3 anni fu insegnante alla Saint Mary’s High School in Alwaye. Nell’ottobre 1921 il nuovo Vicario Apostolico aprì ufficialmente un’organizzazione per la diffusione della fede nel Vicariato e di questa lo nominò direttore: fu un sogno che si realizzava e che portò avanti da quel 1922 fino alla morte. Visitava le baracche delle famiglie povere e vedeva con i suoi stessi occhi le sofferenze, le privazioni e i problemi. Fece progetti per migliorare le loro condizioni e contemporaneamente predicava loro il Vangelo di Gesù, recando grande conforto spirituale. Come direttore dell’opera di evangelizzazione scelse 42 catechisti e ne curò un periodo di formazione con ritiri periodici. Aprì quindi nelle parrocchie delle unità di evangelizzazione, cui vennero mandati i catechisti. Nella società del Kerala a quel tempo era particolarmente in voga il sistema delle caste, così che i membri delle caste più elevate tenevano a distanza i cosiddetti Dalits. Mostrava grande attenzione e compassione per gli emarginati e i discriminati dalla società, con aperto disappunto dei suoi stessi famigliari. Nel 1924 venne a Roma e vi rimase fino a tutto il 1926. Il 15 dicembre 1924 poté incontrare Papa Pio XI. In quegli anni, facendo uso del proprio tempo libero, conseguì 3 dottorati: in filosofia, in teologia e in diritto canonico. Scrisse anche un libro sulla storia dei cristiani di San Tommaso. Tornato a casa, riprese in mano la sua attività e missione, cercando di mettere a frutto l’esperienza che si era fatta in Europa. Il suo apostolato non si limitò solo entro i confini dell’Arcieparchia di Ernakulam, ma si estese anche alle Chiese vicine. Applicò metodi innovativi per un’evangelizzazione più efficace. Fra questi il Satyadeepam (letteralmente “luce della verità”), settimanale dell’Arcieparchia, inaugurato nel 1927. Nello stesso anno aprì anche, nella sua parrocchia a Uzhuva, un Satyavedashram (letteralmente “ashram della vera fede”), un luogo in cui ciascuno potesse andare e parlare di questioni legate al credere. Girando per la zona toccò con mano la mancanza di un sistema sanitario, in grado di curare i più poveri. In tutto il Kerala non c’erano al tempo ospedali cattolici. Proprio per questo nel marzo 1930 l’Arcieparca di Ernakulam pose la prima pietra della costruzione di un ospedale, che si sarebbe chiamato Dharmagiri (letteralmente “monte della carità”) Hospital. Panjikaran si interessò personalmente di ottenere i finanziamenti necessari. La costruzione dell’ospedale fu completata a metà del 1934 ed inaugurazione ufficiale avvenne il 6 dicembre di quell’anno. Primo prete dell’Arcieparchia ad avere un dottorato in diritto canonico, fu nominato difensore del vincolo e promotore di giustizia del Tribunale Ecclesiastico. Nel 1936 ricevette il titolo di Monsignore. Collaborò anche con la Congregazione per le Chiese Orientali, in particolare per la redazione delle fonti del diritto canonico della Chiesa Siro-Malabarese, opera che peraltro non fu mai pubblicata. Per il servizio agli ammalati nell’ospedale chiese l’aiuto del governo. Poiché questi si manifestò refrattario, egli prese a cercare fra varie congregazioni religiose femminili in India e all’estero: scrisse molte lettere a Superiore Generali in cerca di aiuto ma chi manifestava un interesse poi si tirava indietro. Decise allora di organizzare lui stesso un gruppo di ragazze, interessate ad un servizio di tipo medicale agli ammalati, e fondare così una nuova congregazione per quella missione. L’inizio ufficiale della congregazione fu il 10 dicembre 1944. Le religiose presero il nome di Medical Mission Sisters of Saint Joseph. Le prime 8 postulanti ricevettero l’abito religioso il 21 dicembre dello stesso anno. In 5 anni il numero delle suore salì a 27. Dal punto di vista della salute, ebbe sempre problemi di asma, di diabete e soffrì di pressione alta. Il 14 ottobre 1949 una lettera dell’Arcieparca gli chiedeva informazioni dettagliate sulla congregazione religiosa e su ognuna delle religiose; prospettava inoltre che la loro famiglia religiosa venisse assorbita dalle Sister of the Destitute. Egli, già di condizioni fisiche precarie, rispose all’Ordinario, mettendo in luce le differenze fra le Sisters of the Destitute e le Medical Sisters of Saint Joseph, e spiegando le ragioni per cui non smantellare la congregazione da lui fondata. Alcuni testi riferiscono a queste preoccupazioni e dispiaceri l’ennesimo attacco cardiaco che ebbe il 3 novembre 1949. Il giorno successivo Mons. Panjikaran tenne l’incontro mensile con le sue suore, parlando loro della devozione al Sacro Cuore. Al pomeriggio si intrattenne poi con loro per circa mezz’ora sul tema della morte, esortandole a essere sempre pronte a morire con una coscienza pura. Quella stessa sera alle ore 21, recitando di continuo la giaculatoria «Gesù, Maria, Giuseppe» in piena coscienza. La cerimonia funebre si ebbe il 5 novembre nella chiesa parrocchiale di Kothamangalam. Vi parteciparono migliaia di persone. Il suo corpo fu sepolto a Dharmagiri, secondo il desiderio espresso dallo egli stesso. Il Venerabile Servo di Dio visse la sua missione sacerdotale tra i poveri e gli emarginati in una società, rigidamente segnata dalla divisione in caste e dalla presenza di diverse religioni. Pur essendo cresciuto in un ambiente benestante, fu mosso da grande spirito di carità verso il prossimo, ponendosi al servizio dei fratelli bisognosi di aiuto e cure mediche adeguate. Esercitò in grado eroico anche la carità verso Dio espressa nella preghiera costante, nell’adorazione eucaristica e nella pratica assidua della confessione e comunione sacramentale. Il diario da lui tenuto negli anni giovanili è una fonte preziosa che testimonia la scrupolosa preoccupazione di crescere nella vita di fede, speranza e carità. Le difficoltà affrontate nella fondazione della Congregazione evidenziano il grado eroico della sua fortezza. Mostrò molta prudenza nella ricerca scrupolosa di coloro che potessero adeguatamente occuparsi degli ammalati. Mosso da una ardente devozione per San Giuseppe, volle dedicargli l’Istituto da lui fondato, indicando nel Santo Patrono il più alto esempio di umiltà, pazienza e sottomissione alla volontà di Dio. La sua devozione era rivolta anche al Sacro Cuore di Gesù e alla Beata Vergine Maria, ed esortava tutti a recitare quotidianamente il Rosario. Particolarmente intenso fu il suo desiderio di evangelizzazione, che lo rese aperto e attento verso tutto ciò che poteva rendere più incisivo ed efficace l’annuncio della Parola di Dio. Generosamente impiegò le sostanze a lui destinate dalla famiglia per il suo lavoro missionario e per l’ospedale, vivendo in maniera semplice, condividendo tutto con i bisognosi. Fu obbediente nei confronti dei suoi Superiori sin dagli anni del Seminario, impegnandosi a discernere nelle loro disposizioni la volontà di Dio. Fu apprezzato dai contemporanei per la sua condotta virtuosa ed esemplare, tanto che già nel corso della vita godette fama di santità.
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