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San Carlo Eugenio de Mazenod Vescovo e fondatore

Festa: 21 maggio

Aix in Provenza, Francia, 1 agosto 1782 - Marsiglia, Francia, 21 maggio 1861

Nato ad Aix in Provenza il 1° agosto 1782 figlio di una nobile famiglia, Carlo Giuseppe Eugenio Mazenod trascorre la sua gioventù in Italia, esule della rivoluzione francese. Torna in patria nel 1802, sei anni più tardi, entra nel Seminario di San Sulpizio a Parigi e viene ordinato sacerdote ad Amiens nel 1811. Torna ad Aix e qui, nel 1816, fonda la Società dei missionari di Provenza che più tardi si chiameranno Oblati di Maria Immacolata. Nominato vicario della diocesi di Marsiglia e poi, nel 1837, vescovo " per ben 37 anni" , attua pienamente il suo motto: «Mi ha mandato per evangelizzare i poveri». Muore il 21 maggio 1861, lasciando in testamento agli Oblati che lo circondava queste parole: «Praticate tra voi la carità, la carità, la carità" e a al di fuori lo zelo per la salvezza delle anime». E' stato beatificato il 19 ottobre 1975 da Paolo VI e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1995.

Etimologia: Carlo = forte, virile, oppure uomo libero, dal tedesco arcaico

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, san Carlo Eugenio de Mazenod, vescovo, che, per portare il Vangelo tra i poveri, istituì i Missionari Oblati di Maria Immacolata e per circa venticinque anni diede lustro alla sua Chiesa con le virtù, le opere, la predicazione e gli scritti.


Suo padre era presidente della Corte dei conti della Provenza e aveva visto con trepidazione il 5 maggio 1789 radunarsi gli stati generali a Parigi, sotto l’influsso delle idee rivoluzionarie e massoniche. Nel 1790 l’illustre magistrato, Monsieur de Mazenod, da Aix-en-Provence, si rifugiò con la famiglia a Nizza, allora appartenente alla repubblica di Genova, per il momento ancora libera dai rivoluzionari di Francia.

Un ragazzo esule

Portava con sé un bambino di otto anni, nato il 2 agosto 1782, a Aix, intelligente, di singolare bontà, di nome Eugenio. Dai suoi genitori, il piccolo aveva imparato a conoscere e amare Gesù e la sua Chiesa, a pregare come si parla al più grande Amico e unico Signore. Quando le armate rivoluzionarie dilagheranno anche a Genova, nel regno di Piemonte e in Italia, per diffondervi, tramite violenze di ogni genere, la negazione di Gesù Cristo e della sua Chiesa, Eugenio e la sua famiglia si rifugiarono prima a Torino, poi a Venezia e a Napoli, infine a Palermo.
A Venezia, Eugenio frequentò le lezioni tenute dai fratelli Zinelli, santi preti, dai quali ebbe scuola e formazione spirituale così salda che né le difficoltà dell’esilio, né le idee sovversive del tempo, né gli ambienti in cui si trovò, poterono intaccare la sua fede.
Anzi, proprio in quel tempo in cui aveva sentito di migliaia di martiri caduti per amore a Gesù sotto la ghigliottina o per la persecuzione dei rivoluzionari, era sbocciato in lui il desiderio di consacrare la vita al suo Signore e Maestro: «Sarò sacerdote per Lui. Io vivrò per Lui».

In prima linea

Nel 1802 a 20 anni, poté rientrare in Francia e a Parigi chiese di essere accolto nel Seminario di Saint Sulpice. Il dibattito era caldissimo sui diritti del Papa Pio VII, conculcati, e sulle offese atroci fattegli da Napoleone, giunto al potere. Eugenio de Mazenod, nella difesa del Papa, diventò uno dei più stretti collaboratori di Mons. Emery, che lo nominò suo agente di collegamento con i Cardinali romani, esuli a Parigi.
Finalmente il 21 dicembre 1811, poté essere ordinato sacerdote da Mons. Demandolx, Vescovo di Amiens. Nel 1812, rientrò a Aix-en-Proven­ce, la sua città natale, dove iniziò il suo apostolato predicando la Quaresima in provenzale nella chiesa della Maddalena «per i suoi rispettabili fratelli, i poveri». Fu un successo per le confessioni e le conversioni ottenute.
Subito fondò un’opera per la formazione cristiana della gioventù e accettò di dedicarsi all’apostolato nelle carceri. Nel 1815, si impegnò ancora di più nelle missioni parrocchiali iniziando nell’antico Carmelo di Aix la Società dei Missionari di Provenza, per l’apostolato della gente più povera delle campagne. Era nato il primo nucleo degli Oblati di Maria Immacolata.

Padre dei suoi sacerdoti

Nel frattempo era stata ripristinata la diocesi di Marsiglia, da affidarsi al Canonico Fortunato De Mazenod, come Arcivescovo, e a suo nipote Mons. Eugenio, come vicario generale. Correva l’anno 1823 e Mons. Fortunato aveva 73 anni, suo nipote e vicario ne aveva 41: entrambi, con perfetto accordo, intendevano rivitalizzare la diocesi che troppo aveva patito durante la rivoluzione e l’impero. Nessuna difficoltà riuscì a fermarli nel progetto di «preparare un Clero all’altezza dei tempi».
Per 14 anni, Mons. Eugenio De Mazenod sarà vicario generale, poi toccherà a lui raccogliere nelle sue mani il governo episcopale di Marsiglia, fino a essere considerato il 2º fondatore della medesima diocesi.
La città portuale stava enormemente sviluppandosi e crescendo; aumentavano i traffici e i commerci, portando nuovi problemi economici e sociali. L’Arcivescovo pensò subito di rendere i metodi di apostolato più adeguati alla crescita della diocesi per rispondere con il Vangelo di Gesù, sempre valido e attuale, ai nuovi problemi.
In breve, 22 nuove parrocchie. Oltre a far erigere il grande Santuario di Nostra Signora della Guardia e la nuova cattedrale, progettò un grande numero di chiese nuove e molte altre fece restaurare. Chiamò in diocesi ben 25 Ordini religiosi a collaborare con i suoi preti diocesani per un apostolato che doveva arrivare a tutti, anche ai più lontani.
Ai suoi preti, già come vicario generale, poi come Arcivescovo, si rivolge con la premura di un padre e un vero maestro di santità, affinché, «a immagine di Cristo», con le dimensioni del suo Cuore divino che «abbraccia Dio e il mondo nella carità teologale e non ha pace finché c’è un’anima da salvare».
A ognuno di loro, chiede regolarità di vita, dedizione a Cristo e al ministero del confessionale, della predicazione, del catechismo, con l’intento di portare tutti a Gesù Eucaristico e da Lui al Cielo.
Centro della sua Azione è l’Eucaristia: «Lì – spiega con frequenza – Gesù è in stato di vittima come sulla croce. È non solo la vittima, ma anche il Sacerdote che si offre e si immola per noi, per attirare su di noi tutte le grazie meritate con il Suo Sacrificio, per allontanare i castighi della giustizia divina che le nostre infedeltà ci attirano».

L’impulso missionario

Soprattutto la povera gente del popolo, in primo luogo le note «pescivendole» di Marsiglia, si affezionano a lui, aristocratico anche nell’aspetto, ma così fedele alla sua vocazione di Vescovo, di Padre e Maestro della fede. Marsiglia intera lo venera, già in vita, come un santo.
Ai suoi Oblati, di Maria Immacolata, perfezionando la loro fondazione, dà come motto l’affermazione di Gesù: “Dio mi ha mandato a evangelizzare i poveri». L’ora di Dio giunge per loro quando nel 1841, vengono chiamati in Canada: 4 suoi missionari e 2 coadiutori laici si imbarcano per quel Paese lontano, subito seguiti da altri. Per la loro opera, sostenuta dal santo Arcivescovo, il messaggio di Gesù si propaga in condizioni eroiche dal Fiume Rosso all’Oceano Glaciale, dal Pacifico alla baia di Hudson.
In 20 anni, gli Oblati crescono da 60 a 415, davvero benedetti da Dio con l’affluenza di numerose vocazioni.
Altre missioni seguiranno negli Stati Uniti, nel Messico, a Ceylon, in Sud-Africa. Vedere espandersi il Regno di Gesù nella sua diocesi di Marsiglia e in terra di missione, è la gioia più grande di questo pastore dal cuore ardente come Gesù. Come grazia ultima, chiede di poter morire in piena lucidità. Offre a Dio il suo estremo sacrificio, mentre intorno a lui i suoi «figli», cantano dolcemente la «Salve Regina». È il 21 maggio 1861.
Papa Paolo VI lo beatificò il 19 ottobre 1975 e Giovanni Paolo II, il 3 dicembre 1995, lo iscrisse tra i santi: Sant’Eugenio de Mazenod.

Autore: Paolo Risso

 


 

In casa sua ci sono dodici domestici, e lui da piccolo ogni tanto li fa stare immobili e schierati ad ascoltare i suoi discorsi, che imitano quelli dei predicatori. Ha tre nomi (Carlo, Giuseppe, Eugenio), secondo l’uso della famiglia, che è nobile per parte di padre e ricca per la dote proveniente dalla madre. Scoppiata nel 1789 la Rivoluzione francese, i Mazenod fuggono in Italia (Torino, Venezia, Napoli, Palermo), ma già nel 1795 la madre torna in patria, e chiede il divorzio dal marito per salvare il patrimonio dalle confische.
Eugenio ricompare ad Aix-en-Provence solo nel 1802, a vent’anni. Potrebbe avviarsi alla carriera amministrativa, come suo padre; ma durante il soggiorno veneziano (1794-97), il sacerdote Bartolo Zinelli lo ha già avviato alla vita di fede. E lui, nel 1808, entra nel seminario di San Sulpizio a Parigi, ricevendo poi l’ordinazione sacerdotale ad Amiens nel 1811.
Tornato ad Aix, si dedica unicamente alla predicazione, con alcuni altri sacerdoti votati alla missione popolare nelle campagne scristianizzate dalla Rivoluzione (e dai pessimi esempi di prima). Con essi, nel 1816, egli fonda la Società dei Missionari di Provenza, che più tardi si chiameranno Oblati di Maria Immacolata, con tutti i riconoscimenti pontifici, ma sempre scarsi di numero: nel 1841 saranno appena 59. Intanto Eugenio de Mazenod diventa vicario generale della diocesi di Marsiglia (che è guidata da un suo vecchio zio). Più tardi ne sarà vescovo e, in 37 anni di ministero nella grande città portuale, si scriverà: "egli ricostruì l’opera di quindici secoli". Il tutto, in mezzo a frequenti scontri con i Governi di Parigi – monarchici o repubblicani che fossero – e a penosi dissensi con sacerdoti che non accettavano la regola della vita in comune da lui imposta.
Ma gli volevano bene i semplici fedeli; "e in particolare le famose e tremende pescivendole si affezionarono a quel prelato aristocratico tanto fedele alla sua vocazione: l’evangelizzazione del povero" (N. Del Re). Oltre a guidare la diocesi, Eugenio continua a governare i suoi Oblati, che negli anni Quaranta del secolo “esplodono”: i 59 del 1841 saranno 415 vent’anni dopo, e continueranno a crescere, andando a predicare in Canada, Stati Uniti, Messico e poi in Africa e in Asia.
Da giovane prete aveva preso il tifo in mezzo ai prigionieri di guerra austriaci, sostituendo il loro cappellano che di tifo era morto. E pure la morte sua è ancora predicazione. Egli ha sempre chiesto al Signore la grazia di morire in piena lucidità, e così avviene: Eugenio de Mazenod si spegne al canto del Salve Regina, in mezzo agli Oblati, che sulla sua spinta andranno "fino all’estremo limite delle terre abitate", come dice Paolo VI beatificandolo nel 1975. Nel 1995, Giovanni Paolo II lo proclama santo.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana

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Aggiunto/modificato il 2016-12-15

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