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Santa Genoveffa Vergine

3 gennaio

† Parigi, Francia, 500 circa

La vita della vergine parigina Genèvieve (in italiano Genoveffa) è narrata nella «Vita Genovefae», scritta circa venti anni dopo la sua morte. Nasce a Nanterre, nei dintorni di Parigi, intorno al 422. A 15 anni Genoveffa si consacra a Dio, entrando a far parte di un gruppo di vergini votate a Dio che, pur vestendo un abito che le distingue dalle altre donne, non vivono in convento, ma nelle loro case, dedicandosi ad opere di carità e penitenze. Nel 451 Parigi è sotto la minaccia degli Unni di Attila ed i parigini si apprestano alla fuga. Genoveffa li convince a restare in città, confidando nella protezione del cielo. Non tutti però sono d'accordo con Genoveffa, al punto che la vergine rischia di essere linciata. Passata la minaccia degli Unni, Genoveffa si trova ad affrontare la piaga della carestia. Salita su un battello, lungo la Senna si procura le granaglie presso i contadini, distribuendole poi generosamente. Entrata in amicizia con i re Childerico e Clodoveo, sfrutterà la sua posizione per ottenere la grazia per numerosi prigionieri politici. Muore intorno al 502. Sulla sua tomba viene eretto un modesto oratorio di legno, che è stato il primo nucleo di una celebre abbazia, trasformata in basilica da re Luigi XV. È patrona di Parigi.

Patronato: Parigi

Etimologia: Genoveffa = dalle bianche guance, dal celtico

Emblema: Candela, Giglio

Martirologio Romano: A Parigi, in Francia, deposizione di santa Genoveffa, vergine di Nanterre, che a quindici anni, su invito di san Germano vescovo di Auxerre, prese il velo delle vergini, confortò gli abitanti della città atterriti dalle incursioni degli Unni e soccorse i suoi concittadini in tempo di carestia.

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Un giorno dell’anno 429 gli abitanti di Nanterre, borgo presso Parigi, vedono sbarcare in riva alla Senna i vescovi san Germano di Auxerre (378 ca.-448) e san Lupo di Troyes (383 ca.-478 ca.). Su richiesta di papa Celestino I, si stanno recando in Gran Bretagna per opporsi alle dottrine di Pelagio, tese a ridurre l’importanza dell’intervento divino nella pratica delle virtù.
Visitatori così eminenti attirano l’attenzione e una folla si dirige loro incontro per riceverne la benedizione. San Germano nota una bambina di circa 7 anni: è Geneviève (420 ca.-500 ca.) di famiglia cristiana ricca e potente. La fa condurre a sé e la bacia sul capo. Poi il vescovo si rivolge ai genitori, come attesta il primo biografo anonimo della santa, affermando: «Siete molto fortunati d’essere i suoi genitori. Sappiate che alla sua nascita vi è stata una grande gioia fra gli angeli, e che quell’evento è stato celebrato con tripudio nel cielo. Ella sarà grande agli occhi del Signore. Presi da ammirazione per la sua vita e la sua condotta, molti si allontaneranno dal male e ritorneranno verso il Signore. Questi otterranno la remissione dei loro peccati e le ricompense promesse da Cristo». Poi alla bimba dice: «Vuoi tu essere consacrata a Cristo nella vita religiosa, e vuoi tu, come sposa di Cristo, custodire il tuo corpo immacolato e intatto?», la risposta di Geneviève non si fa attendere: «Padre, tu previeni i miei desideri: è questo che io bramo. Prega perché il Signore si degni di compiere i miei voti» (In: Vita Genovefae). Ella riceverà la consacrazione di religiosa all’età di 20 anni. Nel 445 o 446 il vescovo Germano di Auxerre, di ritorno dalla Gran Bretagna, si recò nella dimora della giovane, salutandola con una riverenza che impressiona tutti gli astanti. Racconta quindi come si era svolto il suo primo incontro con la fanciulla a Nanterre e come egli avesse presentito fin da allora quale sarebbe stata la santità della sua vita. Da qui ebbero inizio la stima e l’ammirazione dei parigini per Geneviève.
Nel 451 si diffuse la notizia che il re degli Unni, Attila, aveva saccheggiato Treviri, Metz, Reims, e avanzava verso sud. La popolazione ne fu atterrita e molti si apprestarono a fuggire, ma non la santa di Nanterre che esortò i parigini a non allontanarsi. Riunì perciò alcune donne per pregare nel battistero: «Che gli uomini fuggano, se vogliono e se non sono più capaci di battersi. Noi donne pregheremo Iddio così tanto che ascolterà le nostre suppliche» (ibidem). Alcuni volevano ucciderla, o lapidandola o gettandola in un burrone. Intanto il vescovo Germano era morto a Ravenna il 31 luglio 448, ma uno dei suoi arcidiaconi, di passaggio per Parigi, poté intervenire rivolgendosi ai parigini: «Cittadini, non acconsentite a un tale delitto! Abbiamo inteso il nostro vescovo Germano dire che colei, della quale voi tramate la morte, è stata eletta da Dio nel grembo della madre. E io sto portando le eulogìe [benedizioni ndr], che san Germano ha lasciato per lei» (ibidem). Parigi fu difesa dai suoi abitanti, incoraggiati dalle esortazioni e dalle preghiere di Geneviève, e Attila, scoraggiato dall’inattesa resistenza, passò oltre e si diresse verso Orléans, dove fu sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici, presso Châlons-sur-Marne, dal generale romano Ezio.
Cinque anni dopo, Meroveo, terzo re dei Franchi, mise sotto assedio Parigi, difesa ancora da una forte guarnigione di Romani, sotto il comando di Egidio e successivamente sotto quello del figlio Siagrio. Dopo la morte di Meroveo nel 457, l’assedio proseguì con il figlio Childerico I, che dopo cinque anni la conquistò. Questa volta Geneviève non si oppose, presagendo che quella dinastia avrebbe contribuito a diffondere la fede cristiana fra i barbari. L’assedio e le conseguenti distruzioni nei dintorni avevano portato una grande carestia e gli abitanti, che non avevano più pane, morivano di fame. Fu proprio lei a risolvere la catastrofe: si fece guida sulla Senna di undici battelli fino a Troyes e, passando di città in città, compiendo molteplici miracoli, ottenne in dono dai mercanti un gran carico di grano, che riportò a Parigi. La sua autorità, anche a corte, crebbe sempre più, ma di essa mai si approfittò. Anzi, si assoggettò ad una rigorosa regola di vita consacrata. Si nutriva di pane d’orzo e di fave, di cui faceva cuocere in una pentola la propria provvista per due o tre settimane. Durante la sua esistenza non fece mai uso né di vino, né di altre bevande inebrianti. A 50 però, su consiglio dei vescovi, aggiunse al suo nutrimento del pesce e del latte. Oltre che asceta era anche una mistica e una  taumaturga. Il celebre san Simeone stilita il Vecchio, che ebbe una particolare rivelazione divina su di lei, dal suo ritiro sulla cima di una colonna presso Antiochia (zona nord della Siria), incaricò alcuni mercanti di salutarla a suo nome e di raccomandarlo alle sue preghiere.
Geneviève se ne andò al Signore, che grandemente aveva servito, ad oltre 80 anni. Fu sepolta il 3 gennaio di un anno imprecisato, intorno al 500, nella basilica dei Santi Apostoli che re Clodoveo con la consorte Clotilde avevano iniziato a costruire per accogliere le sepolture della famiglia reale, basilica che poi prese il nome di Sainte-Geneviève. La fama di santità dilagò anche dopo la sua morte.
San Gregorio di Tours (539-594) segnala che sulla sua tomba si verificavano prodigi su prodigi. Nell’822 ci fu un’inondazione spaventosa a Parigi. Mentre si cercava un luogo asciutto per celebrare la Santa Messa, si scoprì che le acque non avevano toccato il letto di morte della prescelta di Dio. Una volta constatato il miracolo, l’inondazione si ritirò. Nell’857, con le invocazioni dirette alla santa, i Normanni lasciarono Parigi che avevano assediato. Associato all’invasione degli Unni questo prodigio contribuì a creare l’immagine di Geneviève quale patrona di Parigi. Durante la Rivoluzione francese i giacobini trasformarono la basilica di Sainte-Geneviève nel Pantheon, mausoleo dei francesi illustri, distruggendone parzialmente le reliquie. Ma il culto della santa di Nanterre proseguì nella vicina chiesa di Saint-Etienne-du-Mont, oggi qui invocata contro i moderni barbari, che un giorno, come i loro antenati, saranno vinti dai fidenti in Dio.

Autore: Cristina Siccardi

 


 

Patrona della Francia e di Parigi, Santa Genoveffa (in francese Geneviève), nasce nel 420 circa a Nanterre (Francia). È ancora bambina quando incontra il vescovo Germano di Auxerre (futuro santo) che, colpito dalla luce emanata dal suo volto, vuole conoscerla. Il vescovo predice alla piccola che da grande sarà consacrata al Signore. Così avviene nel 435. Genoveffa non veste l’abito monacale ma, anche se non vive in convento, prega con tanto fervore da impensierire la madre che, per dissuaderla, la schiaffeggia. Per ricordarle che i figli appartengono a Dio, la madre viene punita con la cecità da cui guarisce lavandosi con l’acqua che la figlia benedice. Morti i genitori, Genoveffa va a vivere a Parigi dalla sua madrina. Come prova di fede dedica tutta se stessa all’astinenza: mangia pochissimo e pratica il silenzio isolandosi per giorni da tutti. Per il suo tenore di vita qualcuno comincia a dubitare del suo senno. San Germano, invece, recatosi a visitarla, l’addita come esempio da imitare. Nel 451 gli Unni di Attila invadono la Gallia. I parigini terrorizzati pensano alla fuga. Genoveffa esorta il popolo a restare a Parigi; esercita il suo potere spirituale soprattutto sulle donne, invitandole a pregare digiunando. C’è tra gli uomini chi diffida e minaccia di lapidarla. La santa si affida a Dio e continua a pregare. Intanto attua una straordinaria impresa guidando, attraverso il fiume Senna, una flotta di imbarcazioni, rifornendo di viveri il popolo assediato. Attila viene sconfitto dal generale romano Ezio. Parigi è salva e il popolo attribuisce la vittoria alle preghiere di Genoveffa. La santa diventa famosa e così stimata da essere accolta da re e potenti, ai quali chiede aiuti per assistere i poveri e curare i malati. Si prodiga anche nei miracoli: con un segno della croce guarisce gli indemoniati. A Laon avvicina una povera ragazza paralitica: pregando la scalda con le sue mani e la giovane guarisce. Alla sua morte (3 gennaio 502) il re dei Franchi Clodoveo costruisce una basilica per custodire le sue spoglie. Tuttavia durante la Rivoluzione francese i rivoltosi bruciano i suoi resti che vengono dispersi nella Senna. Santa Genoveffa protegge contro i reumatismi, la guerra, la siccità o troppa pioggia, le calamità naturali, le inondazioni e le alluvioni, le infezioni e le malattie degli occhi. È anche patrona dei pastori.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2022-12-14

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