Martirologio Romano: A Uzès nella Gallia narbonense, nell’odierna Francia, san Ferréolo, vescovo, che scrisse una regola per i monaci e, mandato in esilio per invidia, fu dopo tre anni riconosciuto come vero uomo di Dio e restituito con gioia al suo popolo.
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Gregorio di Tours, suo contemporaneo, ce lo presenta in questi termini: «Eo tempore [anno 581], Ferreolus Ucecensis episcopus, magnae vir sanctitatis, obiit, plenus sapientia et intellectu; qui libros aliquos epistolarum... composuit». Queste lettere non ci sono note, mentre gli è attribuita con ogni verosimi glianza una regola monastica, redatta verso il 570, e destinata al monastero di Ferreolac, fondato in onore di s. Ferreolo, il martire di Vienne, nel Delfinato.
Una Vita di Ferreolo di data incerta, ma nettamente posteriore e considerata priva di valore storico, ne fa il figlio di una principessa merovingica e il nipote di s. Firmino (m. verso il 553), suo predecessore a Uzès. Sua madre sarebbe anche ava di Carlomagno.
La regola monastica di Ferreolo esalta specialmente l'obbedienza, fondamento delle virtù, e la carità loro madre; favorisce fortemente la vita contemplativa nello spirito del « cor unum et anima una» degli Atti degli Apostoli (IV, 32); tende a portare al combattimento spirituale contro il dominio della carne e dell'orgoglio, e manifesta una caratteristica moderazione. Il suo fine è di rendere i religiosi desiderosi di Dio, sforzandosi di cercare e trovare colui che ha detto: «Diligam eos qui diligunt me». Le prescrizioni sono fondate per lo più sulla Sacra Scrittura.
Ferreolo, morto nel 581, è iscritto nel Martirologio Romano. La sua festa si celebra a Nimes il 4 gennaio, giorno della morte; un supplemento del Martirologio di Usuardo lo menziona in questa data.
Autore: Paul Viard
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