La più antica notizia di S. Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Ancora nel sec. VIII un altro documento ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, successivo martirio di questi e loro sepoltura. Altri testi del sec. VI, raccontano che S.Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al figlio del Prefetto della città. Mentre finora la vicenda del Santo era collocata tra il 197, data della sua consacrazione episcopale, ed il 273, data del suo martirio, rendendo difficile pensare che abbia esercitato l’episcopato per oltre settant’anni, ora la data del martirio è stata fissata intorno alla metà del IV secolo. Il suo corpo fu dai discepoli sepolto a Terni, al LXIIII miglio della via Flaminia.
Patronato: Innamorati, Amanti
Etimologia: Valentino = che sta bene, sano, forte, robusto, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Palma
Martirologio Romano: A Roma sulla via Flaminia presso il ponte Milvio, san Valentino, martire.
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La Passione di sai Valentino martire, ora pubblicata in edizione critica da Edoardo D’Angelo nel volume “San Valentino e il suo culto …” edito a Spoleto nel 2012, era già stata studiata da padre Agostino Amore (Bibliotheca sanctorum, XII, Roma, 1969, col. 899) e da numerosi altri studiosi, soprattutto nel tentativo di risolvere il problema di identificazione tra i due santi omonimi venerati nello stesso giorno, il prete romano e il vescovo di Terni; le conclusioni cui oggi sono giunti gli storici parlano di un unico martire, il vescovo di Terni, mentre il prete romano sembra non essere mai esistito e la sua figura sembra essere frutto soltanto di un equivoco.
La vita
La Passione del santo di Terni ci parla di tre nobili ateniesi, Proculo, Efebo e Apollonio giunti a Roma per studiare presso il retore Cratone, maestro di lingua greca e latina; questi aveva un figlio, di nome Cheremone, affetto da una deformità fisica che lo costringeva a stare rannicchiato su se stesso, e nessun medico era riuscito a guarirlo. Un tale Fonteio, inserito qui nel racconto, dichiara a Cratone che anche un suo fratello era stato a lungo affetto dalla medesima patologia ed era stato guarito da Valentino, vescovo di Terni. Cratone, manda allora a chiamare il vescovo, gli promette addirittura la metà di tutti i suoi beni se gli avesse guarito il figlio, ma Valentino, in un lunghissimo colloquio notturno gli spiega che non saranno certo le sue ricchezze a guarire il ragazzo, quanto piuttosto la fede nell’unico Dio che appunto lo stesso vescovo adora. Cratone, ormai convinto, promette che si farà battezzare non appena suo figlio avrà riacquistato la salute. Valentino allora si ritira in una stanza dove fa distendere il ragazzo sul proprio cilicio; si immerge poi nella preghiera per tutta la notte finché una luce abbagliante avvolge il luogo e Cheremone balza in piedi completamente risanato. Di fronte al miracolo, Cratone e tutta la famiglia si fanno battezzare dal vescovo, così pure fanno i tre studenti greci, Proculo, Efebo e Apollonio, ma abbraccia il cristianesimo anche Abbondio altro studente e figlio del Praefetto di Roma, Furioso Placido, documentato in questa carica negli anni 346-347: è questa la data storica da attribuire al martirio di Valentino e non quelle che finora avevano parlato del II secolo, e di S. Feliciano di Foligno. Quanto poi a Furioso Placido egli era uno dei rappresentanti di quella classe senatoria che, almeno nella sua maggioranza, pur dopo l’Editto costantiniano del 313, continuava a seguire gli antichi culti della città; proprio su mandato del Senato, Furioso, un nome che finora era stato tradotto con «adirato», un attributo riferito a Placido, arresta Valentino e lo fa decapitare al secondo miglio della via Flaminia, ma lo fa quasi di nascosto, durante la notte, per evitare la reazione della ormai numerosa componente cristiana della città. Dopo una prima sommaria sepoltura sul luogo del martirio, Proculo, Efebo ed Apollonio portano il corpo del martire a Terni e qui lo seppelliscono poco fuori della città. Ma a Terni il consolare Lucenzio (altrove chiamato Leonzio), informato del fatto, fa catturare i tre e, ancora durante la notte, per paura che la popolazione li liberasse, li fa decapitare e si sottrae all’eventuale rabbia popolare fuggendo dalla città insieme ai funzionari del suo ufficio; la popolazione intanto, sollecitata proprio da Abbondio, seppellisce anche i nuovi martiri presso la tomba di Valentino.
Il culto
I tre sono i primi cristiani sepolti presso la tomba del vescovo a Terni, seguiti poi da molti altri fino al secolo IX, periodo in cui vengono datate le tombe più recenti scoperte nella necropoli; ma molti altri cristiani, come una ternana di nome Veneriosa (359), per diversi secoli, scelgono di essere sepolti presso la tomba primitiva sulla via Flaminia. Qui a pochi anni dal martirio, papa Giulio I (337-352) aveva fatto costruire una basilica, abbellita in seguito da papa Teodoro (642-649), e venerata per molti secoli.
Anche a Terni era sorta una «memoria» sul luogo della tomba definitiva del martire, circondata dalle sepolture di numerosi altri cristiani. Abbiamo invece poche notizie storiche su questa seconda chiesa: la più conosciuta si riferisce al 742 quando proprio qui avvenne un incontro tra papa Zaccaria ed il re longobardo Liutprando. Ma quale patrono della città venne a lungo venerato sant’Anastasio. Solo dopo il 1605, data in cui vennero ritrovate le reliquie del vescovo martire, assistiamo ad un vero rilancio del culto di san Valentino, nominato ben presto unico patrono della città, ed in suo onore venne edificata la nuova chiesa, affidata alla cura dei padri Carmelitani scalzi, che la officiano ancora oggi.
Patrono degli Innamorati
Il patronato poi di san Valentino sui fidanzati si fonda su un antico scritto dell’inglese Geoffrey Chaucer, il quale racconta soltanto come nel giorno di san Valentino gli uccellini iniziassero le loro danze d’amore: ma nulla di più! Anzi, forse lo scrittore ha addirittura fatto confusione tra la festa del martire ternano e quella dell’omonimo santo vescovo di Genova. Poi, pochi decenni fa, è intervenuta la commercializzazione consumistica della ricorrenza e la Chiesa, come già nei primi secoli aveva inglobato alcune festività paganeggianti, ha cercato di «santificare» anche queste manifestazioni moderne, promuovendo tra i fidanzati una maggiore consapevolezza verso il Sacramento del matrimonio.
Restano le leggende, alcune anche banali, ma dobbiamo sapere che sono tali e soltanto tali.
Autore: Emilio Lucci
Valentino nasce a Terni (Umbria) nel 176 da una ricca e nobile famiglia. Diventa vescovo della città quando ha solo ventun anni. È un ragazzo dal carattere dolce e mite. Valentino ama i fiori, soprattutto le rose, ed ha un giardino che cura con le proprie mani. Vedere i bambini giocare allegri e spensierati nel suo giardino, per il giovane vescovo è una grande felicità. Quando la sera volge al tramonto Valentino regala ad ogni bambino un fiore da portare alla propria mamma. Così il vescovo è sicuro che i fanciulli non tardano a rientrare a casa ed è anche un modo per insegnare ai giovani il rispetto e l’amore verso i genitori.
Si narra anche che il vescovo facesse fare pace alle coppie. Un giorno due fidanzati stanno litigando per strada. Valentino li incontra e mette nelle loro mani una rosa, raccomandando loro di non pungersi. Recita, poi, una preghiera. I due smettono di litigare e, trascorso poco tempo, tornano gioiosi dal vescovo per annunciare il loro matrimonio.
Un’altra leggenda racconta che un legionario pagano si sia innamorato di una giovane cristiana. Il matrimonio è contrastato dalla famiglia di lei. Il legionario si rivolge a Valentino chiedendo il suo intervento. Il vescovo battezza il pagano e unisce in matrimonio i due innamorati.
Ormai anziano, Valentino si reca a Roma durante il periodo delle terribili persecuzioni perpetrate contro i cristiani. Qui compie alcune guarigioni miracolose e converte al Cristianesimo intere famiglie. Valentino diventa famoso e i devoti che si rivolgono a lui si moltiplicano. Purtroppo l’imperatore Aureliano lo fa catturare e ne ordina l’uccisione.
Valentino ha 97 anni quando il 14 febbraio 273 viene ucciso fuori Roma, sulla Via Flaminia, per evitare la rivolta dei fedeli. Il corpo del vescovo attualmente si trova nella Basilica di Terni e la sua tomba è, ancora oggi, meta di pellegrinaggio da parte di migliaia di fedeli desiderosi di protezione: per un buon matrimonio allietato dalla nascita dei figli e per la costruzione, su solide basi, di una famiglia serena e unita. San Valentino è protettore di giovani e fidanzati. Viene invocato contro gli svenimenti e i dolori al ventre.
Autore: Mariella Lentini
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