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San Leo (Leone) di Africo Eremita

5 maggio

XI-XII sec.

Leo fin da giovane si ritirò in una capanna, presso Africo, sulla via di Polsi, dove raffinava la resina che estraeva dai pini dell’Aspromonte. Sentendosi attirato da una vita di più intenso fervore, si diede alle pratiche dell’ascetismo proprie degli asceti greci di quel tempo: anacoretismo, penitenza, digiuni prolungati, contemplazione e lavoro manuale. La resina che lavorava veniva venduta a Messina e il ricavato distribuito ai poveri. Fondò un monastero, forse quello dell’Annunziata presso Africo, di cui divenne egumeno e che fu arricchito di donazioni da parte dei Normanni e degli Svevi. Anche oggi sulla strada tra Africo e Polsi si trova un cumulo di pietre detto «croce di san Leo», perché, secondo la tradizione, egli vi aveva innalzato una croce, presso la quale visse per tre anni. Gli storici calabresi, come il Martire ed Elia D’Amato, ne indicano la morte al 5 maggio del 500, ma essa deve essere posticipata, perché il santo visse tra l’XI e il XII secolo.

Martirologio Romano: In Calabria, san Leone, eremita, che si dedicò alla contemplazione e alle opere di bene per i poveri e morì ad Áfrico presso Reggio nel monastero da lui stesso fondato.


Nativo di Bova, o più probabilmente di Africo (Reggio Calabria), Leo (Leone, Leonzio) fin da giovane si ritirò in una capanna, presso Africo, sulla via di Polsi. In questo luogo solitario, egli si dedicava alla raffinatura della resina che estraeva dai pini dell'Aspromonte, conducendo una vita di austerità e preghiera.
Attratto da una vita di ancora più intenso fervore religioso, Leo abbracciò le pratiche ascetiche proprie degli asceti greci del tempo. Si dedicò all'anacoretismo, alla penitenza, ai digiuni prolungati, alla contemplazione e al lavoro manuale. La resina che lavorava veniva venduta a Messina e il ricavato distribuito ai poveri.
Spinto dal desiderio di condividere la sua esperienza di fede e di creare una comunità di vita consacrata, Leo fondò un monastero, forse quello dell'Annunziata presso Africo. Divenne egumeno (abate) del monastero, che prosperò grazie alle donazioni ricevute da Normanni e Svevi.
Ancora oggi, sulla strada tra Africo e Polsi, si trova un cumulo di pietre detto "croce di san Leo". La tradizione narra che il santo vi avesse innalzato una croce, presso la quale visse per tre anni.
Gli storici calabresi, come il Martire ed Elia D'Amato, indicano la morte di San Leo al 5 maggio del 500. Tuttavia, studi recenti hanno portato a posticipare la datazione della sua vita all'XI-XII secolo.
Le reliquie di San Leo furono contese tra Bova e Africo. I bovesi riuscirono a impossessarsene e le collocarono nella loro cattedrale, proclamando il santo patrono della città. La sua festa si celebra il 5 maggio con una processione durante la quale si canta una canzone in dialetto calabrese che ne celebra la vita. Una reliquia insigne è venerata anche ad Africo.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-03-26

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