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Santi Abda e Ebedieso Martiri

16 maggio

375/6

Martirologio Romano: In Persia, santi martiri Abda e Ebediéso, vescovi, che furono uccisi sotto il regno di Sabor II insieme a trentotto compagni.


La persecuzione di Sapore II (310-379) è stata senza dubbio quella che ha maggiormente riempito di nomi il martirologio della Chiesa persiana. Il re sassanide era mosso anche da motivi politici, in quanto intendeva fare del mazdeismo la religione di stato e giudicava, quindi, i cristiani i naturali alleati dell'Impero Romano. Così nel 339-340 egli iniziò quella feroce persecuzione, con la complicità di magi e di giudei, facendo impiccare il vescovo di Seleucia e Ctesifonte, Simeone Bar Sabbã e insieme con cento suoi chierici, precisamente sotto l'accusa di essere amici dell'imperatore cristiano.
Sozomeno, dopo aver riferito di alcuni dei più celebri di tali martiri, parla di una stragrande moltitudine di vescovi, sacerdoti, diaconi, monaci, vergini ed altri ministri della Chiesa, i quali tutti in quei lunghi anni diedero la vita per Cristo. In particolare, per i vescovi dice di aver avuto notizia del martirio di ventidue di essi: tra i nomi che lo storico riporta (PG, LXVII, col. 968) possiamo trovare anche quelli di Abdas e di Abdjesus (sir. Abdyesü, il « Servo di Gesù »), rispettivamente al 15° e 16° posto.
Come si vede, le notizie sono assai scarne, seppur degne del massimo rispetto, in quanto Sozomeno scriveva a meno di un secolo di distanza dagli avvenimenti. Maggiori particolari racconta, invece, un documento posteriore, gli Acta SS. Quadraginta Martyrum, pubblicato in siriaco dall'Assemani (in Acta SS. Martyrum Orientalium, I, 144-160) e dal Bedjan (Acta Martyrum et Sanctorum, II, Parigi 1891). Questi quaranta martiri sono Abdas, vescovo della città di Kaskar, Abdjesus, vescovo di Bethkaskar, ed inoltre sedici preti, nove diaconi, sei monaci e sette vergini, tutti della regione di Kaskar. Nel trentaseiesimo anno della persecuzione (375-376), Abdjesus fu tradito da un familiare e consegnato con alcuni altri cristiani al re Sapore. Poco dopo la stessa sorte toccò ad Abdas e a ventotto suoi compagni di fede, preti, diaconi e vergini. Il re, dopo un primo sommario interrogatorio, incaricò del processo il fratello maggiore Ardasir (Arseth, Artaserse), viceré dell'Adiabene: costui tentò ogni mezzo per indurre i confessori di Cristo ad adorare il sole, ma né lui, né il capo dei magi riuscirono a superare l'ispirata eloquenza dei due vescovi. Tutti i martiri furono allora legati e stretti tra due legni fino ad essere quasi stritolati; questo supplizio fu ripetuto per sette volte durante la giornata: poi furono gettati in carcere senza che si desse loro nutrimento alcuno. Una pia donna, però, attraverso una finestra del carcere passò loro regolarmente pane ed acqua, ed essi ne ringraziarono il Signore. Infine furono giustiziati.
Fu prima la volta di Abdas e dei suoi ventotto compagni, brutalmente percossi, feriti con sassi alla bocca o al viso e, quindi, decapitati. Otto giorni dopo la stessa sorte toccò ad Abdjesus.
In verità l'autore di questa passio si mostra troppo ignorante di cose persiane perché il suo racconto possa meritare qualche fiducia. Egli non si è reso conto che la regione del Kaskar (all'estremo nord del regno) è troppo lontana dall'Adiabene (all'estremo sud) : per questo non è credibile un passaggio di processi tra le autorità delle due zone. Allo stesso modo egli non ha tenuto conto del fatto che la città di Kaskar fu fondata da Bahram-Gor V (420-428), sicché non si può credere che Abdas fosse vescovo di questa città. Inoltre, egli insiste sul fatto che i due gruppi di martiri furono uccisi di venerdì, non pensando che il 15° e 22° giorno della luna di iyãr non capitarono di venerdì se non negli anni 368 (29 aprile e 6 maggio) e 372 (3 e 10 maggio), ma nessuno di questi due anni fu il trentaseiesimo della persecuzione di Sapore. Probabilmente questo particolare dei venerdì dipende dal racconto di Sozomeno, il quale narra appunto, che tanto Simeone, che i suoi cento soci di martirio furono uccisi in un venerdì (il Venerdì Santo) e che ancora in un venerdì (Venerdì Santo) nell'anno seguente fu proclamato l'editto di persecuzione. L'unica singolarità che ci sembra degna di studio è il fatto che, mentre in Sozomeno i due vescovi appaiono nell'ordine Abdas e Abdjesus, qui il vero protagonista di tutta l'azione appare piuttosto Abdjesus, ed è necessario ricorrere ad una anteriore data del martirio per riportare Abdas al primo posto.
La memoria dei due santi vescovi e dei loro soci ritorna anche nel Sinassario di Costantinopoli (coll. 685 e 687-690), nei giorni 15 e 16 maggio (che è il numero d'ordine che essi hanno nella lista di Sozomeno, 15 e 16), ma con la variante che i due gruppi furono uccisi ad un giorno di distanza l'uno dall'altro, e coll'inesattezza di calcolare a sessantanove il gruppo totale dei martiri e cioè i quaranta del gruppo di Abdjesus e in più Abdas con i suoi ventotto compagni. Dai sinassari bizantini la celebrazione è passata anche nel Martirologio Romano, ma con l'aggiunta di altre inesattezze: Abdas diventa Auda, i suoi soci sono ridotti a ventitré ed il re persecutore non è più Sapore, ma Iezdegerd I, colui, cioè, che farà martirizzare nel 420 (almeno secondo una tradizione) un santo vescovo omonimo (v. ABDAS, vescovo di Ergol).


Autore:
Giovanni Lucchesi


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2011-07-20

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