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Beati Evangelista e Pellegrino Agostiniani

27 luglio

XIII sec.


Beati EVANGELISTA e PELLEGRINO di Verona

La più antica biografia di questi due beati, quella di F. Pona, posteriore però di ben quattro secoli ai fatti che narra, e alla quale attinsero quanti in seguito parlarono dell’argomento, li fa nascere da nobili famiglie veronesi, mentre la città era tiranneggiata da Ezzelino da Romano, tra il 1226 e il 1259. Portati per indole naturale fin dai primi anni alla pietà e al raccoglimento, appena si conobbero, strinsero profonda amicizia. Frequentavano con grande profitto lo stesso maestro e con grande devozione la stessa chiesa, quella agostiniana di santa Maria di Montorio, a circa sette chilometri dalla città. Una notte, in sogno, la Vergine presentò loro la caratteristica cintura degli Agostiniani, invitandoli ad abbracciare quell’Ordine. Vi furono accolti senza difficoltà.
Con dure penitenze superarono le tremende tentazioni del diavolo e gli allettamenti del mondo. Preferivano pregare all’aperto, in ginocchio, anche d’inverno: al priore, che ne chiedeva il motivo, dovettero confessare che ve li attirava la frequente visione della Vergine, la stessa che avevano visto altra volta, in sogno. Queste grazie d’orazione erano accompagnate dal dono dei miracoli, che attiravano, attorno ai due monaci, folle di bisognosi. Eppure, benché avessero ricevuto il sacerdozio, volevano per sé i più umili servizi del monastero, quelli di solito lasciati ai frati laici.
Evangelista, avvertito da un angelo che presto sarebbe morto, soffrì solo di dover lasciare l’amico. Colto da morte improvvisa, in coro, durante le divine officiature, non molto tempo dopo comparve a Pellegrino per annunziargli che presto anch’egli avrebbe finito il suo pellegrinaggio terreno.
Non sappiamo quanto ci sia di vero in queste notizie. I Bollandoti le respingono in blocco. Probabilmente il Pona ha colorito con la fantasia e le reminiscenze classiche le vaghe tradizioni che correvano in città sui due beati o quanto aveva scritto nel 1576 R. Bagata. Anzi, quest’ultimo, fondandosi sulla Tabula Sanctorum Ecclesiae Veronensis del 1518 e su F. Coma (che nel 1477 aveva pubblicato un’opera sulle antichità veronesi) invece che Evangelista, dà per compagno a Pellegrino un Alberto, da non confondersi col beato Albertino di Verona, pure agostiniano. I Bollandisti pertanto identificano Evangelista con Alberto. L’iscrizione, però, che il Bagata stesso aveva letto sull’altare dei due beati a Sant'Eufemia, parlava di Evangelista e Pellegrino: forse quell’iscrizione era posteriore al Catalogo dei Santi e Beati dell'Ordine Agostiniano annesso alle Costituzioni dello stesso Ordine promulgate dal cardinale Gerolamo Seripando nel 1543, ove si parla dei beati Evangelista e Pellegrino di Verona. Questo catalogo sarebbe quindi la più antica testimonianza della dicitura Evangelista anziché Alberto. Comunque, da allora Evangelista e Pellegrino sono i nomi dei due beati agostiniani, i cui corpi riposano a sant'Eufemia di Verona. Vi furono trasportati nel 1262, quando gli Agostiniani di santa Maria di Montorio secondo il Pona, di sant'Agostino di Batiorco presso Montorio secondo il Biancolini, vennero a stabilirsi in città nella chiesa di sant'Eufemia. Collocati da prima sotto l’altare di sant'Anna, quei resti, dopo la ricognizione del 1637, passarono a quello di sant'Agostino. Vi restarono fino al 1796, quando la chiesa fu requisita dai francesi e trasformata in ospedale militare. Vi tornarono nel 1807 e furono deposti nella cappella degli Angeli, per passare il 20 marzo 1836 sotto la mensa dell’altare maggiore, ove tuttora riposano.
Il 17 novembre 1837 il papa Gregorio XVI riconobbe loro il titolo di beati; in quell'occasione furono proclamati protettori della nobiltà veronese. Sono ora commemorati dalla Chiesa veronese il 27 luglio, ma prima della riforma del Proprio diocesano erano festeggiati il 20 marzo, con rito doppio e proprie lezioni.
 


Autore:
Ireneo Daniele


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2018-02-01

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