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San Tranquillino Ubiarco Robles Sacerdote e martire

Festa: 5 ottobre

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Ciudad Guzman, Messico, 8 luglio 1899 - Tepatitlán, Messico, 5 ottobre 1928

Nacque a Zapotlán el Grande, Jalisco (Diocesi di Ciudad Guzmán) l'8 luglio 1899. Vicario con funzioni di parroco a Tepatitlán, Jalisco (Diocesi di San Juan de los Lagos).Fu uno degli istancabili ministri nei tempi difficili della persecuzione. Non veniva fermato da nulla. Pieno di carita, andava ad amministrare i sacramenti ed a sostenere la vita cristiana tra i fedeli impartendo l'Eucarestia nelle case. All'inizio del mese di ottobre del 1928 andò a Guadalajara a comprare quanto era necessario per il Sacrificio Eucaristico. Qualcuno gli fece notare che la sua zona pastorale era posta in una delle zone di maggior pericolo: Los Altos de Jalisco. Allora il Padre Ubiarco con molta semplicità replicò: "Ormai ritorno alla mia parrocchia, vediamo che posso fare e se mi toccherà morire per Dio, sia benedetto". Una notte si stava preparando a celebrare l'Eucarestia ed a benedire un matrimonio, quando lo fecero prigioniero e lo condannano a morire impiccato su un albero del viale, fuori città. Con fermezza cristiana benedisse la grossa fune, strumento del suo martirio, ed ad un soldato che non volle partecipare al crimine, disse, ripetendo le parole del Maestro: "Oggi verrai con me in paradiso". Era la mattina del 5 ottobre 1928. Don Tranquilino fu beatificato il 22 novembre 1992 e canonizzato il 21 maggio del 2000 da san Giovanni Paolo II, insieme a un gruppo di 24 martiri messicani, la cui memoria comune si celebra il 25 maggio.

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Presso la località Tepatitlán in Messico, san Tranquillino Ubiarco, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la Chiesa, appeso ad un albero per aver svolto incessantemente il ministero pastorale, portò a compimento il suo glorioso martirio.


Tranquilino nacque a Ciudad Guzman (Messico) l’8 luglio 1899, terzo dei quattro figli di José Inés Ubiarco ed Eutimia Robles. Nonostante il suo nome, l’infanzia di Tranquilino e dei suoi fratelli fu difficile e piena di privazioni, il padre, infatti, morì quando lui era ancora piccolo, lasciando nelle mani della moglie Eutimia tutta la famiglia. La donna, con grande spirito di abnegazione, si rimboccò le maniche e andò a lavorare, cercando di dare ai suoi bambini almeno lo stretto necessario.
Nonostante le sofferenze, la povertà, le difficoltà la famiglia era profondamente credente e specialmente Tranquilino partecipava attivamente alla vita della parrocchia, tanto che il parroco lo tenne in considerazione per un possibile futuro sacerdotale e lo inserì in un gruppo di ragazzi che seguiva per capire se vi era vocazione. Vedendo buoni segni di vocazione, d’accordo con il rettore, il parroco inviò Tranquilino a studiare nel Seminario di Zapotlan, dove si distinse per le sue buone virtù.
Erano gli anni della rivoluzione carrancista e, a causa di ciò, il Seminario fu chiuso e i ragazzi rimandati in famiglia. Tranquilino, tornato a casa, poté continuare gli studi, grazie alle lezioni private che gli impartiva don Antonio Ochoa Mendoza. Nel frattempo aiutava la mamma nel lavoro, e si dedicava alla pastorale soprattutto in favore degli operai, per i quali fondò un circolo. Si dedicò anche alla promozione della stampa cattolica, importante per sostenere nella fede durante quei tempi di persecuzione.
Quando il parroco del paese fu nominato vescovo di Sinaloa, invitò Tranquilino a continuare il suo cammino si formazione nel Seminario di Culiacàn, ma dopo la sua morte, il giovane dovette nuovamente trasferirsi, finché nel 1918 fu accolto nel Seminario di Guadalajara.
Terminata, finalmente, la formazione, Tranquilino fu ordinato sacerdote a Guadalajara il 5 agosto del 1923 e inviato come vicario parrocchiale a Moyahua. Qui, come scrisse il parroco, si presentò subito con affabilità e grande desiderio di lavorare… e si comportò come un vero soldato di Cristo. Promosse gruppi di catechismo per i bambini, scuole domenicali per le ragazze, circoli cattolici per gli operai. A ogni cosa si dedicava con ardente spirito, avendo come unico obiettivo la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
A causa delle persecuzioni, nell’arco di poco tempo, fu spostato in diverse parrocchie, a Juchipila, a Lagos de Moreno, dove celebrava la messa nelle case private e nelle fattorie e ascoltava le confessioni di notte, non potendo celebrare pubblicamente.
Resasi vacante la parrocchia di Tepatitlàn, a causa della rinuncia dei sacerdoti e il rifiuto di altri di andare perché era un paese particolarmente pericoloso, i superiori chiesero a don Tranquilino di andare e il giovane subito ubbidì, rispondendo a chi gli diceva di rinunciare: Dal giorno della mia ordinazione sacerdotale ho chiesto al Signore la grazia del martirio. E diceva anche: Sbrigatevi a guadagnare il Cielo perché in questo momento è più facile, è quasi regalato.
Per poter controllare meglio la popolazione il Governo ordinò che tutti gli abitanti delle campagne e delle zone più esterne andassero a vivere in città e cominciò a bombardare le aree rurali, sparando su tutti queli che trovava fuori dalla città. In poco tempo Tepatitlàn si riempì di migliaia di persone senza lavoro e senza casa, costretti a povertà estrema. Don Tranquilino, allora, con il suo spirito intraprendente, organizzò subito delle mense pubbliche per i poveri, gruppi di assistenza caritativa, e si occupò con paterno amore dei poveri e degli ammalati, ma anche dei contadini e degli operai, donando loro la carità del pane e la carità della Grazia Divina.
Forse sentendo nel cuore di essere chiamato al martirio, negli ultimi mesi della sua vita manifestò più volte il desiderio di dare la sua vita per testimoniare Cristo. Appena tre giorni prima di morire, recatosi a Guadalajara per visitare in ospedale un confratello sacerdote, si confessò e, alla fine disse. poi, fermandosi con alcune religiose raccontò loro del martirio di un bambino di 12 anni e le salutò dicendo: Ora torno alla mia parrocchia, vedo cosa posso fare, e se mi tocca morire per Dio sia benedetto!
La sera del 4 ottobre 1928 don Tranquilino andò in casa della signora Maria de Jesus Estrada per poter celebrare, il giorno seguente, il matrimonio del fratello German. Andava lì la sera prima per evitare che, uscendo di giorno, qualcuno potesse insospettirsi, ma fu tutto vano. I preparativi per la festa furono captati da qualcuno e la stessa sera si presentarono nell’abitazione il presidente municipale Arturo Peña e il comandante Aurelio Graciano, insieme a un gruppo di soldati. Con insulti e botte condussero don Tranquilino in carcere e lo rinchiusero in una cella con altri prigionieri, che il sacerdote invitò alla preghiera del Rosario, confessò e aiutò a disporsi alla buona morte.
La mattina del 5 ottobre don Tranquilino fu condotto sul viale all’entrata di Tepatitlàn per essere giustiziato. Giunti all’altezza dell’eucalipto n. 19, gli chiesero se fosse lui il capo dei cristeros, ma egli rispose: Io sono ministro di Gesù Cristo, incaricato di guidare questa parrocchia. Gli mostrarono, quindi, la fune con la quale lo avrebbero impiccato e lui, grande serenità, la benedisse. Gli dissero i soldati: Ora morirai qui appeso, ed egli rispose: Io muoio, si, per Cristo Re, del quale sono ministro, non muore. Egli continua a vivere e voi stessi lo vedrete un giorno.
Allora chiese ai soldati chi di loro lo avrebbe ucciso, e, dopo varie insistenze, uno di loro, un giovane di nome Vargas, gli disse che avevano ordinato a lui di farlo, ma che non avrebbe obbedito. Gli altri soldati, quindi, misero la corda al collo di don Tranquilino e ordinarono a Vargas di tirarla ma egli rifiutò. Don Tranquilino, voltandosi teneramente verso di lui, gli disse: Oggi sarai con me in Paradiso. Tirarono la corda e il giovane sacerdote morì, verso l’una di notte. Il giovane soldato Vargas fu fucilato poco dopo nel Cimitero.
Il corpo di don Tranquilino rimase diverse ore ai piedi dell’eucalipto, solo nella tarda mattinata qualcuno ebbe il coraggio di chiedere di poterlo recuperare e vegliare. Fu, quindi, portato in casa Navarro, dove tanti fedeli andarono a dare l’estremo saluto al sacerdote martire, già considerato santo. Si avvicinavano a lui poggiando rosari e altri oggetti, e pregando quel giovane che aveva dato tutto se stesso per il Signore e per la sua Chiesa. A causa del gran numero di gente che andò a visitare il defunto sacerdote, le autorità ordinarono che si chiudesse tutto e si seppellisse prima dell’ora prevista. Il corpo fu sepolto nel cimitero comunale in una tomba offerta da una famiglia. Diversi anni dopo fu traslato nell’Ospedale del Sacro Cuore di Tepatitlàn e, il 5 ottobre del 1978 nella Chiesa di San Francesco, dove si custodisce ancora oggi.
Don Tranquilino fu beatificato il 22 novembre 1992 e canonizzato il 21 maggio del 2000 da san Giovanni Paolo II, insieme a un gruppo di 24 martiri messicani, la cui memoria si celebra il 25 maggio.


Fonte:
www.giovanisanti.wordpress.com

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Aggiunto/modificato il 2025-10-13

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